X FACTOR original: Complottismo ’90 Style Episode 3

meninblack1

Ecco a voi, cone enorme ritardo, il terzo episodio.
Negli anni 90 X Factor non era un talent musicale, ma era l’appuntamento fisso in edicola  per chi, come me, era affascinato dai misteri. Attenzione, non sono un complottista pentito, ma uno scettico estremamente curioso, affascinato dai misteri, alieni, UFO (molti alieni e UFO) e scienza di confine. Da grande appassionato di The X-Files, X FACTOR era il complemento ideale: è il padre di Mistero, anche se molto meno sciocco e “ignorante” del programma di Italia 1. Ogni settimana prenderò un articolo e ve lo proporrò per il vostro diletto e divertimento scegliendo tra i più simpatici, i più matti o i più comici. Alla fine di ogni fascicolo ci sono anche le lettere dei lettori che regalano emozioni.
Lo scopo? Farsi due risate e mostrarvi come le stesse vaccate sciocchezze viaggino da decenni e ciclicamente tornino a galla e vedere come i complotti e le fantasie si siano modificate ed evolute nel tempo. Oggi andiamo alla scoperta degli “uomini in nero”.
Mie aggiunte solo alcuni commenti tra parentesi e i grassetti per dare risalto alle parti importanti

UOMINI IN NERO

X FACTOR FASCICOLO 8 – Istituto Geografico De Agostini 1997

MIB

Il sole era appena spuntato su Ilkley Moor, nello Yorkshire quando un ex poliziotto, che chiameremo Philip Spencer, stava inquadrando con la sua macchina fotografica il villaggio di Men­ston; proprio in quel momento si accorse che di fronte a lui, a una certa distanza, c’e­rano «strani esseri di colore verde». Era il 30 novembre 1987. Tutto ciò che ricorda di quel che avvenne in seguito è che, quando tornò a Menston, era disorientato e in stato confusionale. Quella mattina stessa fece svi­luppare là pellicola, e quando, un paio d’o­re più tardi, ritirò le stampe, scoprì di aver fotografato quegli esseri. Allarmato per questo insolito incontro, Spencer andò in biblioteca per procurarsi l’indirizzo della famosa esperta di UFO Jenny Randles e le scrisse. Lei lo mise in contatto con un altro ricercatore, Peter Hough, il qua­le consigliò a Spencer di sottoporsi a un esa­me e di fare analizzare accuratamente la foto. Circa sei settimane dopo, Spencer rice­vette una visita da due uomini, che si qualifi­carono come Jefferson e Davis, ufficiali dei servizi segreti della RAF, l’Aeronautica mili­tare inglese. La loro missione consisteva nel recuperare la fotografia scattata a Ilkley Moor. Ma Spencer le aveva consegnate a Hough e i due, contrariati, se ne andarono a mani vuote. Spencer era perplesso: come potevano sa­pere di quella foto? Soltanto sua moglie, Pe­ter Hough, Jenny Randles e Arthur Tomlin­son, un altro ricercatore impegnato in quel caso, ne erano a conoscenza. Hough interpellò i servizi segreti della RAF per controllare l’ identità dei due tizi che si era­no presentati a Spencer: gli fu risposto che non esistevano ufficiali con quei nomi, e che nessuno della loro organizzazione era mai andato da Spencer.

spencer
foto degna di Mistero

Allora Hough capì che Spencer doveva essere incappato in uno dei più strani feno­meni legati alle apparizioni degli UFO: le visite degli “uomini in nero”. E sarebbe an­che stato tentato di liquidare il racconto di Spencer come il frutto di una esuberante im­maginazione, ma c’era il referto di Jim Sin­gleton, uno psicologo che dopo aver sotto­posto Spencer a una serie di test, dichiarò che questo «diceva in coscienza la verità». Inoltre, l’esperienza di Spencer non era l’unica di questo genere. I dossier degli ufologi di tutto il mondo erano pieni di racconti su inquietanti uomini in nero che si rivolgevano alle loro vittime terrorizzandole per ridurle al silenzio

AGENTI SEGRETI?

I racconti, pur variando nei dettagli, presentano comunque elementi simili che fanno pensare a uno schema comune. General­mente, gli uomini in nero fanno la loro com­parsa poco dopo l’avvistamento di un UFO o l’incontro con un extraterrestre: si recano dalla persona che ha assistito a questi feno­meni o dal ricercatore che li sta esaminando; a volte si fanno vivi per telefono. Di solito si presentano in coppia, o anche in gruppi di tre: sono vestiti di nero o in divisa militare. Spesso arrivano su auto nere di modello an­tiquato, che sembrano appena uscite dalla fabbrica. Alcuni esibiscono tessere di identi­ficazione, che invariabilmente risultano false. La cosa più strana è che dimostrano di es­sere in possesso di informazioni sulla vittima e sulla sua esperienza. Dal momento che la visita avviene a poche ore dall’avvistamento dell’UFO o degli extraterrestri, come è pos­sibile che ne siano al corrente così presto?
Le sole persone in grado di avere accesso a questo tipo di informazioni sono gli agenti segreti governativi. Perciò alcuni ricercatori sono convinti che questi misteriosi personag­gi siano parte attiva di un’azione di disinfor­mazione volta a nascondere i veri scopi di o­perazioni volute dai vari governi. Ciò che vo­gliono tenere nascosto non è chiaro, ma la cosa più probabile è che si tratti di program­mi militari. Questo spiega perché l’identità degli uomini in nero sia falsa e perché le isti­tuzioni neghino sempre di essere in qualche modo coinvolte. Molti ufologi ritengono che i governi vo­gliano impedire che la verità sugli UFO di­venti di dominio pubblico. Gli uomini in ne­ro farebbero dunque parte di una vera e pro­pria congiura a livello governativo, condotta dai servizi segreti per costringere al silenzio testimoni e ricercatori.
Il principale punto debole delle teorie della congiura, o dell’insabbia­mento che dir si vo­glia, è questo: se gli uo­mini in nero sono a­genti segreti, perché le loro minacce non han­no un seguito? È strano che tutti quelli che hanno disobbedito a­gli ordini non siano mai stati puniti. (bravi cominciamo a farci delle domande sensate)
testimone

COMPORTAMENTI BIZZARRI

A infittire il mistero c’è poi l’assurdità di al­cune visite di uomini in nero. Un caso dav­vero straordinario capitò dopo il rapimento da parte di extraterrestri di due uomini nel­l’ottobre 1975, un periodo in cui ci fu un ve­ro “boom” di manifestazioni di UFO nello stato americano del Maine. L’11 settembre 1976, lo psichiatra Herbert Hopkins, che si era occupato del caso, era solo nel suo appartamento quando ricevette u­na telefonata da un tale che si definì un ufo­logo e gli chiese se poteva andarlo a trovare. Nemmeno un minuto dopo era già alla por­ta di servizio: «Non ho visto nessuna macchi­na — osservò poi Hopkins — e anche ammesso che l’avesse avuta, non sarebbe stato in grado di arrivare a casa mia così presto partendo da un qualunque telefono a gettone, anche dal più vicino».
Senza perdere tempo, lo sconosciuto in­timò a Hopkins di distruggere tutte le prove che aveva sul rapimento. Ma quando il di­scorso cadde sugli UFO, Hopkins si accorse che quello cominciava a balbettare. Treman­do, l’uomo si alzò e, dirigendosi con passo incerto verso la porta, si scusò dicendo: «Sto perdendo le forze… devo andare». (o_O)
Soltanto dopo che lo sconosciuto se ne fu andato, Hopkins realizzò quanto fosse stra­no il suo aspetto. Indossava un vestito nero di foggia antiquata, che però sembrava ap­pena uscito dal negozio. Era completamente calvo, senza ciglia né sopracciglia. Ma la cosa ancora più curiosa era che aveva il rossetto sulle labbra.
mah

FENOMENO PARANORMALE?

Quello di Herbert Hopkins è uno dei reso­conti più affidabili e dettagliati di una visita da parte di un uomo in nero. Questa storia presenta dei particolari al limite dell’assurdo ma anche degli aspetti in cui il mistero si co­lora di bizzarria estrema. Alcuni ricercatori hanno osservato che il comportamento e l’aspetto della maggioran­za degli uomini in nero sembrano avere la caratteristica surreale tipica della sequenza di un sogno. Questo fa pensare che gli uo­mini in nero siano un fenomeno non com­pletamente fisico: una visione in qualche modo giustificata da soggetti convinti che gli uomini in nero siano extraterrestri. Altri hanno provato a spiegare il fenomeno in chiave psicologica. L’ufologo americano Alvin Lawson fa notare che tutte le figure aliene osservate negli avvistamenti di UFO – e la maggio­ranza dei racconti, specialmente negli Stati Uniti, descrive gli uomini in nero come per­sone «di aspetto diverso dal nostro» – sem­brano corrispondere agli archetipi che, se­condo lo psicanalista svizzero Carl Gustav Jung, sono sepolti nell’immaginario di cia­scuno di noi. E allora potrebbe darsi che quelle che si presentano siano persone in carne e ossa, il cui sinistro aspetto fa scattare l’immaginazione della vittima, che adatta a­gli sconosciuti le sembianze che affiorano dal suo inconscio: il risultato è una bizzarra successione di eventi, in tutto simile a quella di un sogno. Ma il vero enigma, per Lawson, non è ciò che il soggetto vede, quanto ciò che scatta in lui in presenza dell’immagine archetipica

MANCANZA DI PROVE

Il fenomeno degli uomini in nero è entrato a far parte della mitologia degli UFO solo per sentito dire, ma nessuno è stato in gra­do di fornire prove inconfutabili. (incredibilmente aggiungerei)

A infittire il mistero, alcune istituzioni go­vernative, tra cui il Ministero della Difesa britannico, hanno dichiarato di voler pren­dere in esame casi di avvistamenti di UFO ­per esempio i “triangoli neri” visti in tutta Europa – pur continuando a negare di aver mai avuto parte nel fenomeno degli uomini in nero

 
____________________________________________________________________________
Lettere dai lettori
Una eccezionale combo di storia fantasiosa e foto inutile

xfactorpage
Bellissima storia e bellissima foto

 
Notizie dal mondo
2014-07-27 10.28.52
 
Che mistero misterioso! Alla prossima. Un abbraccio.
 
 
photo_2.480x480-75
 
Ricordatevi di amare col cuore, ma per tutto il resto di usare la testa.
neilperri @ butac.it
Se ti è piaciuto l’articolo, sostienici su Patreon o su PayPal! Può bastare anche il costo di un caffè!