Xylella, insetticida e giornalismo

xylella

Ammetto che sto iniziando a pensare seriamente che alla fine ci sia sotto qualcosa per cui non si vuole minimamente intervenire contro la Xylella. Ci deve essere qualcuno a cui tutte queste polemiche fanno comodo. Non comprendo però chi siano.

Anni fa il buon Neil vi spiegò la situazione, e lo fece pur attaccato da alcuni dei vip che si erano schierati coi tanti disinformatori che sostenevano che la Xylella fosse un problema da poco. Ammetto che ci sono rimasto male quando in seguito nessuno di quei soggetti, di fronte all’evidenza che la Xylella fosse pericolosa, abbia fatto il benché minimo mea culpa. Come sono rimasto male a vedere che altri soggetti non sono stati allontanati dalla pubblica amministrazione dopo che hanno più volte sbagliato nell’affrontare l’argomento.

Ma tant’è, siamo giunti all’ennesimo episodio di questa lunga saga. Episodio che oggi vede il decreto Martina spiegare cosa di debba fare per cercare di contenere il problema. E anche qui vediamo soggetti intervenire a gamba tesa, trovando purtroppo spazio su giornali che se ne infischiano dello spirito critico, e pubblicano, senza alcuna verifica.

Quei pesticidi che salvano gli ulivi e uccidono le api

Così titolava il Giornale il 6 maggio 2018. Con un articolo che non fa altro che il riportare pareri senza alcun approfondimento tecnico.

“I trattamenti previsti dal decreto Martina segneranno la fine dell’apicoltura nel Salento e nella Valle d’Itria” ha dichiarato al quotidiano regionale “La Gazzetta del Mezzogiorno” l’apicoltore Roberto Polo.

Ma non basta, lo stesso giornalista ci mette del suo:

Con il decreto emesso lo scorso 13 febbraio, si impone, (secondo quanto si legge su http://nuovamessapia.altervista.org) entro il 30 aprile l’intervento diserbante e quattro interventi insetticidi chimici, due nei mesi di maggio e giugno e due nei mesi di settembre e dicembre. Si tratta di sostanze chimiche contenenti principi attivi letali per gli insetti ma anche altamente rischiosi per la salute ambientale e umana. Nella nuova legge ad hoc si consiglierebbe l’utilizzo di “Acetamiprid” che pare sia letale per le api. Secondo Greanpeace Italia tutti gli insetticidi sono pericolosi e se ne suggerisce l’abolizione.

Nell’articolo si parla di Acetamiprid, ma poi si passa a parlare di altri prodotti:

Chiara è anche la posizione dell’Unione Europea che si schiera a favore della tutela delle api, considerate uno dei ‘termometri della salute dell’ecosistema’. In una nota stampa, infatti, sottolinea come gli Stati membri abbiano approvato una proposta della Commissione per vietare l’uso all’aperto di tre pesticidi neonicotinoidi ritenuti pericolosi per i piccoli insetti, limitandone l’utilizzo alle sole serre. Il bando votato a fine aprile estende quello parziale già in essere dal 2013 per i tre neonicotinoidi – l’imidacloprid e il clothianidin della Bayer e il tiamethoxam della Syngenta

Si sta facendo chiara disinformazione. Allarmismo a mio avviso, e tanta voglia di scandalizzare, magari istillando nel lettore il dubbio che ci sia qualcosa che non va. Vediamo di capirci, è vero che nella tabella che accompagna il decreto compaiono due neonicotinoidi, e che uno dei due è stato dimostrato tossico per le api. Ma non si tratta di suggerimenti d’uso. A oggi l’Imidacloprid è legale, e ha senso inserirlo in tabella, specie quando la premessa spiega:

Per quanto attiene i principi attivi utilizzabili per la lotta al Philaenus spumarius, si riportano nella seguente tabella le sostanze attive che sono state oggetto di un lavoro di prova di efficacia su questo insetto condotto dal CRSFA “Basile Caramia” e dal CNR – IPSP di Bari, per un periodo temporale di un anno.

Quindi si tratta di una tabella che mostra solamente quali hanno avuto successo nel trattamento e come l’hanno avuto. Basta leggerla insieme per accorgersi che l’Acetamiprid è identico in efficacia all’Imidacloprid ed è stato testato direttamente sugli ulivi in questione. Quindi direi non ci siano dubbi su quale dei due usare. Ci volevano cinque minuti, a quel punto, per cercare gli studi sul Acetamiprid. Minuti che però sarebbero stati ben spesi ai fini della corretta informazione.

Bastava cercare su qualche rivista scientifica, non ci voleva molto. Qui le conclusioni di un abstract pubblicato su Elsevier:

When honey bees were placed in cages in forced contact with alfalfa treated with acetamiprid and the synergist, triflumizole, in combination at their maximum recommended application rates, no mortality was detected above that of the control.

Che tradotto:

Quando le api sono state poste in gabbie in contatto forzato con erba medica trattata con Acetamiprid e il sinergizzante, triflumizolo, in combinazione ai massimi tassi di applicazione raccomandati, non è stata rilevata alcuna mortalità superiore a quella del controllo.

Ovvero, l’Acetamiprid non ha alti livelli di rischi come sostenuto su Il Giornale, l’allarmismo è decisamente esagerato. Il dubbio però che ci sia qualcuno che ha interesse a “difendere” la Xylella, o meglio a permettere che si diffonda ancor di più, c’è. Perché non è possibile che in questi anni siano così tanti i giornalisti che in maniera sbagliata hanno trattato il problema. E non ne ho visti molti fare sana autocritica a posteriori. Davvero è sensato? Davvero lasciamo che l’opinione pubblica si formi in questa maniera?

Sono tante le trame che si sono incrociate in questi anni di guerra alla Xylella. Purtroppo sono  poche quelle trattate dai giornalisti main stream, sarebbe il caso chiedersi il perché. Non sono un esperto e non posso approfondire quanto vorrei, ma spero di avervi dato sufficienti spunti di discussione.

maicolengel at butac punto it
Se ti è piaciuto l’articolo, sostienici su Patreon o su PayPal! Può bastare anche il costo di un  caffè!