Zuckerberg e l’Olocausto


Titola Repubblica:

Zuckerberg, gaffe sull’Olocausto: “Facebook non censura chi sbaglia, anche se nega lo sterminio”

Non è ben chiaro quale sia la gaffe del titolone. Le parole di Zuckerberg hanno un loro senso se le si ascolta e riporta nella loro totalità. Non ci vedo una gaffe, piuttosto una policy che – se la si comprende appieno – è in buona parte ragionevole.

Queste sono le parole usate da Zuckerberg:

I personally find Holocaust denial deeply offensive, and I absolutely didn’t intend to defend the intent of people who deny that. Our goal with fake news is not to prevent anyone from saying something untrue — but to stop fake news and misinformation spreading across our services. If something is spreading and is rated false by fact checkers, it would lose the vast majority of its distribution in News Feed. And of course if a post crossed line into advocating for violence or hate against a particular group, it would be removed. These issues are very challenging but I believe that often the best way to fight offensive bad speech is with good speech.”

Ovvero, Mark ha subito anticipato che trova il negazionismo sull’Olocausto profondamente offensivo. Nessuna difesa di quei soggetti. Ma Facebook non vuole prevenire che la gente dica cose non vere, bensì vuole fare sì che le fake news e la disinformazione non dilaghino sul social. E per fare questo il sistema non è la censura, ma un controllo che eviti la distribuzione virale degli stessi contenuti falsi. Zuckerberg spiega che i contenuti che incitano alla violenza e all’odio verranno rimossi, ma la frase finale è la chiave di tutto:

Questi problemi sono molto impegnativi, ma credo che spesso il modo migliore per combattere discorsi negativi e offensivi sia con discorsi positivi.

L’abbiamo già spiegato su BUTAC: la censura crea martiri, e sono molto peggio i martiri che le fake news stesse. Un soggetto a cui un social network censuri dei contenuti troverà modo di veicolarli alla stessa maniera, ma potrà dire che i poteri forti non vogliono che si esprima, e questo contribuirà a convincere i suoi lettori del complotto della ka$ta! Allo stesso tempo come censuro il negazionista dell’Olocausto devo censurare anche l’israeliano che crede a qualsiasi cosa, basta che attacchi i palestinesi (perché sappiamo bene che da quelle zone ogni notizia va presa con le pinze e la fabbrica delle bufale, sia da un lato che dall’altro, opera a pieno ritmo). Dove metto l’asticella per decidere chi ha diritto di dire una bufala e chi no? Come posso calcolare quale sia più grave e pericolosa? Tutti elementi a cui bisogna sempre pensare quando si decide di rivalutare policy sulla pubblicazione.

Ritengo che non sia compito di Facebook intervenire su quei contenuti, la libertà d’espressione è anche questo. Può non piacerci, ma i risvolti che potrebbero venire dalla scelta di tappare la bocca ad alcuni e non ad altri sono davvero tanti. Bisogna starci attenti.

Sicuramente il discorso di Zuckerberg – fatto a persone che di comunicazione e libertà d’espressione (e diritto di critica) sono a digiuno – può dare da pensare, ma si tratta di una semplificazione di un concetto che è alla base di una rete libera. Certo che Zuckerberg essendo il proprietario di facebook potrebbe scegliere di fare come gli pare, ma le conseguenze anche verso l’esterno di una possibile censura web sarebbero molteplici.

maicolengel at butac punto it
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