BigFood e l’olio di palma?

PREMESSA:

Quanto segue non è un articolo in difesa dell’olio di palma, come qualche analfabeta funzionale continua a non capire, ma solo un tentativo di spiegarvi come esista una lobby protezionistica che se ne infischia di informarvi per bene per la vostra salute, ma stia facendo lotta alla palma (senza proporre nessuna valida alternativa) solo ed unicamente per propri interessi personali.


OLIODIPALMA-3BIS

Qui stiamo davvero perdendo la testa!

Il Manifesto, sull’onda della lotta all’olio di palma ha pubblicato il 15 maggio un lungo articolo.

Peccato che i toni usati non siano quelli della divulgazione, ma solo della lotta senza quartiere (e senza logica).

Il pezzo si apre così:

Big Food sapeva da 12 anni che l’olio di palma usato negli alimenti porta con sé contaminanti tossici e cancerogeni. Dai documenti delle autorità e delle multinazionali del cibo emerge chiaramente che i rischi correlati al consumo dello scadente grasso vegetale erano noti. Che se ne è parlato a lungo in quegli ambienti, ma senza porre rimedio.

Sembra di sentire parlare un integralista uTonto, di quelli incapaci di fare ricerche da soli. Qualcuno che non ha minimamente avuto voglia di aprire un libro, no a lui le cose gliele hanno raccontate altri, altri di cui evidentemente si fida. E se gli hanno detto che c’è BigFood dietro all’olio di palma lui ci crede.

A diffondere le slide del Palma-Leaks è GIFT Great Italian Food Trade, un portale web in 8 lingue, che promuove nel mondo il cibo made in Italy di qualità, sostenibile e accessibile.

I Palma-Leaks? Dai siete seri? Avete davvero usato Palma Leaks e Big Food in un articolo? Vi rileggete mai? Non vi rendete conto che i toni sono quelli del più becero dei complottisti? Ma anche volendo, GIFT ha diffuso i Palma Leaks? No, ragazzi, chi ha diffuso qualcosa è l’EFSA, che non ci ha raccontato nulla di nuovo, come cercavamo di spiegarvi qui, e come dimostra il nostro articolo di un anno fa che riporta esattamente le stesse cose. Ma evidentemente al Manifesto non ci leggono. Sono molto più interessati al comunicato stampa che hanno ricevuto da GIFT.

Non serve scomodare Julian Assange, basta una breve ricerca sul web per scoprire che Big Food sapeva dei rischi correlati al consumo di olio di palma. Tuttavia, all’insegna del maggior profitto, ne ha incrementato l’utilizzo, raddoppiandolo in pochi anni”, dice il fondatore del portale, Dario Dongo, avvocato esperto di sicurezza alimentare, autore della petizione per bandire ol’olio di palma dagli alimenti, lanciata assieme al Fatto alimentare e sostenuta da 176mila firme.

Scusate un secondo, prima mi dite che è la GIFT ad avere diffuso lo scandalo Palma Leaks, e poi mi raccontate che bastava un BREVE ricerca sul web? No, evidentemente non solo siamo complottisti, ma nemmeno sappiamo bene l’inglese. Se parlo di leaks significa che si tratta di cose tenute celate che vengono raccontate di straforo. Esattamente come i famosi wikileaks. Dario Dongo che ha lanciato la petizione sul web (che come sempre ricordo non hanno alcun valore se non quello di sensibilizzare l’opinione pubblica) credo sappia bene che la descrizione della loro petizione è da sola la dimostrazione che nessuno ha capito “l’allarme dell’EFSA”:

Il Fatto Alimentare dice “no” all’olio di palma per motivi etici, ambientali e di salute e invita le aziende a sostituirlo con altri oli vegetali non idrogenati o burro.

Avete letto con attenzione? Si parla di oli vegetali NON idrogenati o burro, ma il comunicato dell’EFSA che, a detta loro, attacca e condanna l’olio di palma cosa ci diceva?

Il titolo dello studio direi sia molto chiaro:

Process contaminants in vegetable oils and foods

Non viene messo in evidenza l’olio di palma, ma in generale gli oli vegetali, gli stessi che GIFT e Fatto Alimentare sostengono siano da preferire alla palma, senza neppure spiegarci quali vorrebbero come sostituti. Quindi chi ha firmato la petizione chiede che all’olio di palma vengano preferiti altri oli che l’EFSA giudica comunque NON salutari.

Subito sotto a quel titolone l’EFSA spiega un po’ di più:

Glycerol-based process contaminants found in palm oil, but also in other vegetable oils, margarines and some processed foods, raise potential health concerns for average consumers of these foods in all young age groups, and for high consumers in all age groups.

Non sto a ripetervi quanto detto qui, non ha senso. Ma mi piacerebbe studiaste con attenzione la cosa, per capire che stanno tentando di fregarvi, senza avere a cuore la vostra salute in alcuna maniera.

3-MPCD

Proseguiamo con l’analisi del testo del Manifesto:

Le prove raccolte da GIFT parlano chiaro. La prima traccia sulla tossicità del palma risale al 2004, quando l’Università di Praga descrive la presenza di contaminanti tossici (3-mpcd) negli alimenti trasformati. Dopo tre anni il Centro per la sicurezza alimentare di Stoccarda (CVUA), analizza 400 alimenti e scopre livelli significativi di contaminanti tossici nei prodotti contenenti olio di palma (prodotti per l’infanzia, cracker e barrette).

Aspetta un attimo, 3-MPCD? Ma lo scandalo più grosso che c’è stato su questo contaminante non è legato alla palma, ma molto di più alla salsa di soia, come mai non c’è una petizione per eliminare questa dalle nostre tavole? Si conoscono i rischi da ben prima del 2004. È verissimo che si siano riscontrati alti livelli di 3-MPCD anche nell’olio di palma ma sostituire un olio vegetale (oggi iper controllato visto che sono anni che viene messo sul banco degli imputati da soggetti come Fatto Alimentare e GIFT) con un altro olio vegetale senza sapere quale e di che qualità non è fare grandi passi avanti per la nostra salute, forse farne fare a qualche azienda che così potrà spammare margarina di dubbio gusto dentro alle merendine dei nostri bimbi.

Tutti sapevano. Ma hanno continuato a impiegare dosi sempre maggiori del pericoloso grasso tropicale, senza risolverne le criticità.A farle emergere è stata l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (Efsa), che meno di due settimane fa, il 3 maggio 2016, ha pubblicato un corposo dossier in cui avverte che i contaminanti presenti nell’olio di palma sono cancerogeni e genotossici (i danni al Dna si trasmettono alla eventuale prole). Per uno di questi (3-mcpd) l’Efsa ha fissato una soglia di tollerabilità di 0,38 microgrammi per chilo di peso corporeo: una dose oggi ampiamente superata dalla popolazione, in particolare da bambini, adolescenti e persino lattanti.

Allarmismo, fatto bene, perché nulla di quanto riportato è falso, peccato che si eviti di spiegare che:

The highest levels of 3-MCPD found in a non- soy sauce product, crackers, was 134 µg per kg. The highest level of 3-MCPD found in soy sauce was 93,000 µg per kg, 700 times higher. The legal limit for 3-MCPD coming in next year will be 20 µg per kg, but the safety guideline on daily intake is 120 µg for a 60 kg person per day.

Il più alto livello di 3-MCPD trovati in un prodotto non a base di salsa di soia, cracker, è stato di 134 µg per kg. Il livello più alto di 3-MCPD trovato nella salsa di soia è stato 93.000 µg per kg, 700 volte superiore. Il limite legale per il 3-MCPD in arrivo il prossimo anno sarà di 20 µg per kg, ma le linee guida di sicurezza sulla dose giornaliera è di 120 µg per una persona di 60 kg al giorno.

Quindi lo scandalo più grosso non erano i cracker all’olio di palma ma i prodotti che contenevano salsa di soya, con concentrazioni 700 volte superiori a quelle che erano le indicazioni degli organi di controllo. Perché tutto questo il GIFT, il Fatto Alimentare e il Manifesto non ce lo raccontano? Sul Manifesto direi che abbiamo capito, non hanno fatto una ricerca, si sono affidati totalmente alle parole del GIFT e del Fatto, studiare seriamente per conto proprio forse era uno sforzo troppo grande.

Non ci arrivo a fondo articolo, perdonatemi, tutto è una immensa marchetta per GIFT e Fatto Alimentare, due realtà che ho già avuto modo di trattare senza trovarmi soddisfatto. E vorrei che vi rendeste conto di una cosa: GIFT rappresenta il BigFood italiano, quindi è a sua volta stata parte del “complotto dell’olio di palma” per anni, visto che i prodotti che lo contengono erano anche a marchio italiano (e anche molto noti).

CONCLUSIONI

L’olio di palma come tutti  i grassi saturi e gli altri oli vegetali fa male, se non assunti con moderazione, per le aziende usarli però è economicamente conveniente, quindi alla palma non sostituiscono prodotti di alta qualità che non presentino rischi per la nostra salute e quella dei nostri bimbi, ma prodotti equivalenti che presentano rischi simili a quelli già visti. Finché gli articoli che attaccano la palma non spiegano meglio questo noi continueremo a fare lotta alla disinformazione.

Purtroppo sappiamo bene che se la pensate come loro e non siete in grado di farvi un’idea da soli non cambierete la vostra opinione per merito delle mie parole.

maicolengel at butac.it

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