False balance e cambiamenti climatici, Vol. 2

Gusto qualche giorno fa parlavamo di cambiamenti climatici e false balance dopo la pubblicazione su Adnkronos della notizia della “sfida” di alcuni studiosi italiani che chiedevano un pubblico confronto suli cambiamenti climatici. Il 20 agosto è il turno di MeteoWeb, che pubblica un articolo a firma Monia Sangermano, iscritta all’Ordine dei Giornalisti in Piemonte dal 21 febbraio 2012. Articolo che titola:



Clima, Guy K. Mitchell: “il riscaldamento globale è la più grande frode scientifica della storia”

Sangermano ha praticamente copiato e tradotto – senza evidenziarlo, pur citando il sito evitando attentamente qualsivoglia link – un articolo apparso su American Thinker il 19 agosto 2022.

American Thinker

Si tratta di un sito americano lanciato nel 2003 da un avvocato (ora stock trader) conservatore americano. Il sito ha raggiunto una sua popolarità nel 2008 quando, durante la campagna presidenziale americana, ha mosso ripetuti attacchi a chi è poi diventato presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. Negli ultimi anni ha dato pieno sostegno a Donald Trump, arrivando anche a cavalcare la disinformazione che sosteneva ci fossero state frodi elettorali a sfavore del presidente americano uscente. Subito dopo, in seguito alla causa intentata contro di loro dai produttori del Dominion Voting System, hanno ritrattato tutto, ammettendo che avevano pubblicato falsità.



Nel 2015 sempre su American Thinker si sosteneva che i Doritos arcobaleno (popolari snack americani) servissero a indottrinare i giovani americani a diventare gay. Ma ancora peggio, nel 2020 citarono uno studio dell’Università dello York, sostenendo che dimostrava come il livello dell’acqua fosse cresciuto velocemente in epoca pre-industriale in aree dove l’uomo non aveva messo piede. Peccato che gli stessi autori dello studio citato intervennero per spiegare che le loro conclusioni erano state travisate e manipolate dagli autori su American Thinker. Ripeto, non mi pare una buona testata da usare come base da cui copiare e tradurre articoli.

Guy K. Mitchell Jr

Quindi la testata da cui MeteoWeb ha ripreso la notizia non è propriamente affidabile, ma Mitchell sarà sicuramente un esperto nel campo. No. Mitchell è un uomo d’affari, con (si presuppone) una laurea in ingegneria meccanica, non uno studioso di cambiamenti climatici. Su quelli si professa esperto perché ha scritto un libro, che potete acquistare su Amazon, dal titolo:



Global Warming: The Great Deception 

The triumph of dollar and politics over science and why you should care

Ma Mitchell non ha alcun titolo per parlare di clima. Esattamente come gli altri 1100 soggetti firmatari della petizione che nega la causa antropica dei cambiamenti climatici. L’articolo su American Thinker non riporta alcun nuovo dato su cui basare le proprie affermazioni, si tratta di affermazioni senza evidenze scientifiche a supporto. Ma è interessante osservare l’approccio narrativo, ripreso alla stessa identica maniera da Sangermano su MeteoWeb.

Prima di parlare di clima si fa un introduzione per screditare la scienza, e l’introduzione ci racconta di qualcosa che nulla ha a che fare con i cambiamenti climatici.

L’uomo di Piltdown

Le prime righe dell’articolo di Mitchell – e della sua traduzione su MeteoWeb – riportano:

Nel 1912, l’archeologo dilettante Charles Dawson affermò di aver scoperto “l’anello mancante” tra la scimmia e l’uomo, noto come “The Piltdown Man“. Aveva trovato parte di un teschio simile a un umano nei letti di ghiaia del Pleistocene vicino al villaggio di Piltdown nel Sussex, in Inghilterra. Dawson ha presentato la scoperta ad Arthur Smith Woodward, custode della geologia al Museo di storia naturale.

Smith Woodward ha eseguito una ricostruzione di frammenti di cranio e gli archeologi hanno ipotizzato che il ritrovamento indicasse la prova di un antenato umano vissuto 500.000 anni fa. Annunciarono la loro scoperta a una riunione della Geological Society nel 1912. Per la maggior parte, la loro storia fu accettata come un fatto. Tuttavia, i successivi test chimici hanno mostrato che i frammenti del cranio e della mascella provenivano in realtà da due specie diverse, un essere umano e una scimmia.

La conclusione fu che l’uomo di Piltdown fosse un audace falso e sofisticato frode scientifico. Trascorsero quarantuno anni tra la scoperta dell’”Uomo di Piltdown” e la determinazione che si trattava di una frode.

Quindi, seguendo questa logica, è automatico pensare che anche quella del cambiamento climatico possa essere una frode, giusto? No, il paragone tra i due casi è assolutamente sbagliato. Sì, è vero che per dimostrare che “l’anello mancante” fosse un errore grossolano ci sono voluti 41 anni, ma fu così perché nel 1912 non esistevano test che potessero dimostrare con assoluta certezza la provenienza di quelle ossa. Questo però non significa che la comunità scientifica internazionale avesse accettato quella scoperta per buona. C’era Dawson che la spingeva, ma fin da subito gli scienziati del Royal College of Surgeon sostennero che si trattava probabilmente di un errore, mostrando come con gli stessi frammenti di Dawson sarebbe stato possibile ricostruire modelli completamenti diversi. Nel 1913, un anno dopo che il teschio era stato presentato in pompa magna su Nature (sì, esisteva già Nature) fu pubblicato uno studio di David Waterston del King’s College di Londra che spiegava chiaramente come quel teschio fosse un falso, formato da una parte superiore di teschio umano e dalla mascella di una scimmia. E così via, erano tanti gli scettici nella comunità scientifica, ma appunto ci sono voluti 41 anni per poter dimostrare senza ombra di dubbio quel falso. Non sono episodi paragonabili.

Concludendo

Oggi la comunità scientifica internazionale è unita nel sostenere che siano in corso cambiamenti climatici pericolosi per il nostro futuro, cambiamenti che vengono previsti da tempo senza che si sia riusciti a porre un freno ai comportamenti scorretti che abbiamo continuato a tenere per decenni. Chi nega tutto questo è una minuscola minoranza di studiosi (e non) che, come spiegato nel precedente articolo e come ormai consolidato, non andrebbero citati finché non portino prove raccolte usando il metodo scientifico. Fino a quel momento dare loro spazio significa contribuire al false balance. Vederlo fare da un sito che si chiama MeteoWeb lo riteniamo particolarmente grave, visto che dovrebbero essere i primi ad accorgersi dei cambiamenti in corso.

Ma in realtà non siamo sorpresi dal modus operandi della testata, che abbiamo già incontrato in passato svariate volte e da cui abbiamo ricevute precise minacce legali e richieste di risarcimento danni, che ancora conserviamo a futura memoria.

maicolengel at butac punto it

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