“L’acqua è vita”. Lo ha ribadito June Kunugi, rappresentante Unicef per la Palestina, durante l’inaugurazione del primo impianto di desalinizzazione dell’acqua marina a Gaza. Proprio mentre Israele decideva di tagliare le forniture di acqua verso i territori della Cisgiordania, lasciando decine di migliaia di palestinesi senz’acqua durante il mese del Ramadan, sacro per la religione musulmana…
…Secondo le Nazioni Unite la quantità minima d’acqua per persona al giorno deve essere di 7,5 litri. Gli israeliani, compresi i coloni, consumano 350 litri per persona al giorno mentre i palestinesi, in media, ne consumano 60. Senza prendere in considerazione la qualità dell’acqua consumata: secondo Johannes Hahn, commissario europeo per l’Allargamento e la Politica di vicinato, presente anche lui all’inaugurazione dell’impianto di desalinizzazione, il95 per cento dell’acqua utilizzata dai palestinesi sarebbe “inadatta per l’uso umano”.
Come fonte usano Al Jazeera e una ONG palestinese, forse non proprio due realtà considerabili super partes, ma capisco che sia sempre difficile avere notizie corrette da quelle aree. Certo, andrebbe evidenziata la possibile parzialità dei servizi, ma chi riporta la notizia è apertamente schierato coi palestinesi, e quindi ovviamente non è interessato a spiegare che si tratta della versione palestinese. Quello che ritengo interessante è andare a vedere la versione che compare su Al Jazeera, che mi sembra un filo differente da quella raccontata da LifeGate:
“Israele vuole impedire ai palestinesi di condurre una vita dignitosa e usa il suo controllo sulle nostre risorse idriche a tal fine; mentre gli insediamenti illegali israeliani godono di servizio idrico senza interruzioni, i palestinesi sono costretti a spendere grandi somme di denaro per comprare l’acqua che è loro, in primo luogo “, ha detto Hamdallah nella dichiarazione.
Mekorot, il principale fornitore di acqua per le città e le città palestinesi, è accusato di manipolare l’approvvigionamento idrico al comune di Jenin, diversi villaggi Nablus e la città di Salfit e i villaggi circostanti, lasciando decine di migliaia di palestinesi senza accesso ad acqua potabile sicura durante il mese sacro islamico del Ramadan.
Fin qui tutto ok, la versione raccontata è decisamente simile a quella riportata da Lifegate, Al Jazeera però dopo aver riportato la versione palestinese ci offre anche quella che dovrebbe esser la versione israeliana dei fatti:
La società idrica nazionale di Israele ha negato il taglio delle forniture di acqua, in gran parte dei territori della Cisgiordania occupata, durante il mese sacro del Ramadan, spiegando che si è trattato solo di un’ampia riduzione della fornitura di acqua al territorio palestinese.
“Come risultato della carenza di approvvigionamento di acqua in Cisgiordania … abbiamo ridotto la fornitura a tutti i residenti nella zona”, ha detto la società di servizi Mekorot Al Jazeera mercoledì sera.
“Tutte le strutture sono operative ma la capacità di offerta è inferiore al tasso di consumo. L’autorità in merito ha recentemente approvato un piano generale per il settore idrico e di conseguenza verranno costruiti sistemi che siano in grado di soddisfare i consumi necessari della West Bank”, la società aggiunto.
Un coordinatore militare israeliano nella Cisgiordania occupata ha detto ad Al Jazeera che un tubo che fornisce acqua a vari villaggi era scoppiato, provocando carenza di acqua.“Le squadre dell’amministrazione civile israeliana hanno trascorso ore a ripararlo. È stato aggiustato, il flusso dell’acqua è stato da allora regolato ed è attualmente installato e funzionante”, ha detto il coordinatore ad Al Jazeera.