Mussolini, l’ambasciatore saudita e la moschea di Roma

maicolengel butac 8 Feb 2018
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Quando l’Italia era capace di dire No all’Islam !!

Così comincia un meme che sta circolando viralmente in rete, non è la prima volta che gira, ritengo che aggiungere anche questa sbufalata all’archivio serva a futura memoria della bufala che viene diffusa.

Facciamo insieme l’analisi del testo:

Negli anni trenta, l’ambasciatore dell’Arabia Saudita, chiese udienza al Capo del Governo S.E. BENITO MUSSOLINI,

Un generico “anni Trenta” lanciato a caso, condividere un fatto dettagliato senza citare l’anno in cui è accaduto è già sintomo di disinformazione, ma una rondine non fa primavera. Nome dell’ambasciatore? Non pervenuto, ed ecco che i sintomi sono due. In meno di una riga due evidenze del fatto che ci troviamo di fronte a una notizia di cui non dovremmo fidarci. Procediamo…

… per chiedere l’autorizzazione a costruire a Roma una Moschea. “Non c’è assolutamente nessuna difficoltà”, rispose il Duce, aggiungendo subito dopo: “ basta che mi facciate costruire una chiesa a Riyad (ndr.capitale Arabia Saudita) “. “Assolutamente no. MAI !!” rispose l’ambasciatore arabo. Allora mi spiace, ma Voi non costruirete nessuna moschea in Italia, disse Mussolini congedando l’ambasciatore arabo.”

L’uso del virgolettato in campo giornalistico sta a significare ipse dixit, ovvero così ha detto, dovrebbero essere testuali parole; eppure, a parte collegate a questo meme, delle stesse non si trova traccia in rete. Come non si trova traccia dell’episodio da alcuna parte. O meglio una ricerca di quel testo la si trova, pubblicata dai colleghi di bufale.net, in un articolo che spiega appunto che siamo di fronte a una bufala.

Il principio di reciprocità

Ma andiamo sino in fondo:

Esiste un importantissimo pincipio del diritto internazionale, la reciprocità, che regola non soltanto gli scambi commerciali, ma anche i rapporti culturali. .
Se l’Arabia Saudita promuove la costruzione a Roma di una moschea, occorrerebbe chiederle di consentire alla costruzione di una chiesa cattolica nella sua capitale. Sappiamo come andarono le cose nel dopoguerra….

È chiaro a tutti che non il principio di reciprocità non ha nulla a che vedere con quanto oggetto delle presunte dichiarazioni di Mussolini, vero? Wiki ci spiega i tre campi in cui si applica il principio:

  • La reciprocità diplomatica, detta anche convenzionale, deriva da trattati o convenzioni internazionali che regolino i rapporti tra i due Paesi e attribuiscano dei diritti ai rispettivi cittadini; tali trattati o convenzioni possono a loro volta prevedere una condizione di reciprocità per l’attribuzione di taluni diritti, ma se, come avviene nella maggior parte dei casi, non sia prevista alcuna condizione di reciprocità in essi, il trattato si applicherà direttamente, senza più implicare alcun controllo e verifica della reciprocità.

  • La reciprocità legislativa viene verificata mediante un confronto tra le legislazioni di due o più Stati, onde rilevare la non discriminazione dei cittadini del proprio Stato nell’altro Stato, rispetto al godimento dei diritti attribuiti da quest’ultimo ai suoi cittadini.

  • La reciprocità di fatto implica non solo un confronto teorico tra le diverse legislazioni agli stessi fini di quanto ora detto, ma anche e soprattutto della prassi, mediante l’esame della concreta circostanza che non sussista effettiva discriminazione nei confronti dei cittadini del proprio Stato nell’altro Stato, nell’applicazione delle norme e delle prassi di quest’ultimo.

Ma in effetti…

Quindi ricapitolando: non esiste traccia dell’accaduto, il diritto di reciprocità non significa quello che si vuole dare a intendere, ma sul finire, ciliegina sulla torta, come ci raccontava Il Giornale:

…c’è stato un tempo in cui l’Italia poteva vantarsi, pur tra luci ed ombre, di avere stretto intensi rapporti con il mondo di Maometto. Un grande «feeling» che venne propiziato dall’affettuosa amicizia che il futuro duce intrattenne, quando era ancora direttore dell’Avanti!, con la giornalista Leda Rafanelli di fede musulmana. E che, poi, culminò con il matrimonio di Tripoli del 20 marzo 1937, testimone di nozze Italo Balbo, quando un impettito Mussolini, in sella a un magnifico puledro, sguainò la famosa spada dell’Islam ricevuta in dono dai berberi.


Non credo sia necessario aggiungere altro.
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