Il vino fa bene ai bias

Su Il Tempo è uscito un articolo che ha destato l’attenzione di tanti, il tema è quello caldo di queste ultime settimane: il vino fa bene o male?



Titolo dell’articolo:

Il vino rosso fa bene al cuore

Autore dello stesso un cardiologo, il dottor Carlo Gaudio, che per supportare la tesi presentata nel titolo riporta frasi con questi toni:



Esculapio diceva che “è la dose che fa il veleno”: è consigliata, infatti, l’assunzione moderata del nettare di Bacco

Che dimostrano fin da subito il forte bias che permea il testo che stiamo per commentare. Poco dopo leggiamo:



Ai nostri tempi, negli ultimi cinquant’anni, migliaia di articoli scientifici sono stati pubblicati sulla nobile bevanda, giunta dopo il secondo dopoguerra sulla tavola di tutti i ceti sociali. Questi studi quando indirizzati a correlare il consumo di vino (in particolare il rosso) con i dati di morbilità e mortalità, hanno ripetutamente dimostrato un vantaggio significativo della sua assunzione moderata in relazione alla mortalità per malattie cardiovascolari o per tutte le cause.

Nobile bevanda, nettare di Bacco, il bias scorre potente su Il Tempo. Usare questo tipo di definizioni per parlare di quella che è una bevanda alcolica dimostra che non si è affatto imparziali. Come invece si dovrebbe essere visto che le “Linee guida per una sana alimentazione”, redatte proprio dal CREA – di cui Gaudio è, dal 28 dicembre 2020, presidente – riportano:

Se si è astemi è bene continuare a non assumere bevande alcoliche, perché non esiste un consumo di alcol esente da rischi per la salute; se invece sei consumatore di alcol e decidi di continuare a bere, è opportuno rispettare le condizioni che seguono per minimizzare i rischi per la salute:

La quantità di consumo di alcol compatibile con un “basso rischio” si riassume in un 2-1-0:

• fino a 2 unità alcoliche al giorno se sei un uomo adulto;
• fino a 1 unità alcolica al giorno se sei una donna o una persona con più di 65 anni;
• 0 alcol sotto i 18 anni.

Le quantità sopra riportate sono compatibili con un consumo a basso rischio solo se:
– sei sano
– segui un’alimentazione completa ed equilibrata
– il tuo peso è normale
– bevi solo durante i pasti e, comunque, mai a digiuno, scegliendo bevande a bassa gradazione
– non sei in gravidanza o allattamento
– non assumi farmaci
– non devi guidare o manovrare subito dopo macchinari pericolosi per te o per gli altri
– non hai o non hai avuto problemi di dipendenza

I grassetti sono nostri, l’avete notato? Si parla sempre di basso rischio, non di zero rischio, perché i cinquant’anni di ricerca scientifica hanno ampiamente dimostrato che gli scarsi effetti benefici che esistono per specifiche patologie sono sempre e comunque inferiori a quelli che sono gli effetti dannosi per la nostra salute, soprattutto visto che per assumere quantità di sostanze “benefiche” che ci portino un vantaggio per la salute dovremmo bere notevoli quantità di vino, ben lontane da quelle identificate come “a basso rischio”. Tra l’altro, le stesse sostanze si trovano in altri alimenti, senza bisogno di doverle assumere da una bevanda alcolica.

L’articolo pubblicato su Il Tempo è solo l’ennesimo articolo a favore della lobby dei produttori vinicoli italiani – e nemmeno tutti. Che lo faccia Coldiretti è comprensibile: difendono i loro associati. Che lo facciano dei medici secondo noi è inaccettabile.

Questo articolo, velocissimo, che avete appena letto avevo cominciato a scriverlo ieri, con calma, poi mi sono accorto di quanti amici “razionali” avevano visto lo screenshot de Il Tempo e l’avevano commentato subito sui social. Ritengo che vadano riportati anche le loro considerazioni per un’informazione il più possibile completa, pertanto vi invito a leggere il post di Elio Truzzolillo su Facebook, e quello di Gerardo D’Amico, giornalista e divulgatore scientifico, che sempre su Facebook ha scritto:

Io non ho niente contro il vino, due dita di rosso accompagnano i miei pasti. Lo faccio sapendo che è piacevole ma fa male: un po’ meno se saltuario, parecchio di più se le dita diventano spanne.

Faccio tante altre cose, sapendo che fanno male: sto col motorino fermo nel traffico, mangio troppo, faccio poca attività fisica. Faccio delle scelte, sapendo che fanno male.

Quello che mi indigna profondamente, nella gazzarra che si è scatenata attorno al vino, è l’ipocrisia che sfocia nella manipolazione che degenera nelle fake news. In nome di un enorme interesse commerciale, legittimo, invece di spiegare che bere una piccola quantità di alcol fa meno male ma comunque fa male- questa l’evidenza scientifica- e quindi a voi la scelta, nutrizionisti e perfino medici affermano il contrario di quello che la medicina basata sulle evidenze ha dimostrato chiaramente: e questa è ignoranza, o disonestà.

Gravissimo, se sei un medico che hai giurato sul “primum non nocere”. Nessuno vuole vietare niente a nessuno. Qui però è  entrata in ballo la credibilità scientifica di chi ancora cita studi osservazionali ampiamente dimostrati inaffidabili, come fa il Presidente del CREA, che sarebbe il vecchio Istituto Nazionale di Nutrizione, che pure è un cardiologo.

Il fatto che il CREA sia controllato dal Ministero dell’Agricoltura, che legittimamente difende i produttori di vino, non può rendere tollerabile uno sviamento tanto eclatante dalle chiare posizioni dell’OMS e delle Società Scientifiche nazionali ed internazionali.

In conclusione del suo post D’Amico inserisce un link dell’Associazione mondiale dei cardiologi, link che espone lo stato dell’arte sul tema alcol e salute cardiovascolare, ve ne riporto una citazione:

The evidence is clear: any level of alcohol consumption can lead to loss of healthy life. Studies have shown that even small amounts of alcohol can increase a person’s risk of cardiovascular disease, including coronary disease, stroke, heart failure, hypertensive heart disease, cardiomyopathy, atrial fibrillation, and aneurysm. Studies that claim alcohol can offer protection against cardiovascular disease are largely based on purely observational research, which fails to account for other factors, such as pre-existing conditions and a history of alcoholism in those considered to be “abstinent”. To date, no reliable correlation has been found between moderate alcohol consumption and a lower risk of heart disease.

Che tradotto:

L’evidenza è chiara: qualsiasi livello di consumo di alcol può portare alla perdita di vita sana [intesa come anni, durata: un’unità di misura che indica gli anni da vivere in salute, prima che l’invecchiamento o l’insorgenza di patologie croniche conducano a una perdita di autonomia, alla dipendenza da terapie e in definitiva a un calo nella qualità di vita; viene usato al posto delle misurazioni sulla “durata della vita”, che appunto non prendono in considerazione la qualità di tali anni di vita, mentre negli ultimi tempi, con l’aumento delle malattie croniche e l’invecchiamento della popolazione, questo parametro è diventato molto importante per la statistiche in ambito sanitario ndNoemi]. Gli studi hanno dimostrato che anche piccole quantità di alcol possono aumentare il rischio di malattie cardiovascolari di una persona, tra cui malattie coronariche, ictus, insufficienza cardiaca, cardiopatia ipertensiva, cardiomiopatia, fibrillazione atriale e aneurisma. Gli studi che affermano che l’alcol può offrire protezione contro le malattie cardiovascolari si basano in gran parte su una ricerca puramente osservazionale, che non tiene conto di altri fattori, come condizioni preesistenti e una storia di alcolismo in quelli considerati “astinenti”. Ad oggi, non è stata trovata alcuna correlazione affidabile tra un consumo moderato di alcol e un minor rischio di malattie cardiache.

L’ultima frase smentisce in maniera completa tutto l’articolo pubblicato su Il Tempo, chissà se la redazione sarà così brava da pubblicare una smentita di quanto vanno diffondendo.

La cosa che riteniamo più ridicola è che il CREA, su Twitter abbia fatto questo post:

Smentito dal documento stesso del CREA che abbiamo linkato a inizio articolo, e dalle parole dell’associazione mondiale dei cardiologi. Un Paese dove chi ha incarichi istituzionali è più interessato alla difesa del fatturato che alla salute dei cittadini è un Paese che ha un grossissimo problema.

maicolengel at butac punto it

Se ti è piaciuto l’articolo, sostienici su Patreon o su PayPal! Può bastare anche il costo di un caffè!
Un altro modo per sostenerci è acquistare uno dei libri consigliati sulla nostra pagina Amazon, la trovi qui.