Il cane che rischia la vita per il glifosato?

Gli studi dicono che il contatto non porta a gravi conseguenze per l'animale, quindi forse la causa di tale rischio per la vita dell'animale andrebbe ricercato altrove

GLIFOSATO CANE

Ancora sulla demonizzazione del glifosato. Il 30 ottobre 2022 su Il Messaggero è apparso un articolo dal titolo:

Proceno, cane da allerta medica rischia la vita per il glifosato: “Un fatto gravissimo”

La denuncia arriva dalla padrona del cane che qui potete ascoltare in un convegno del 2010, padrona che a Il Messaggero ha fatto questo racconto:

Il mio cane da allerta medica ha rischiato la vita per colpa del glifosato. È stato intossicato da un giardiniere che, per ‘curare’ l’erba del vicino di casa, ha deciso di spruzzare il glifosato. Ovviamente lo ha fatto senza avvertire, senza segnalare alcunché e vedendo che passeggiavo con i cani a pochi metri dall’area trattata. Risultato: vomito, diarrea…  e ora ci aspetta un lungo periodo di cura perché per la molecola usata in quel diserbante non c’è antagonista.

Il racconto funzionerebbe alla stessa maniera eliminando il termine “glifosato”: qualsiasi animale domestico che si ritrovi a leccare o aspirare qualsivoglia erbicida o pesticida ha delle reazioni, spesso vomito e diarrea. Non importa quale prodotto sia stato usato, se non ai soliti fini della demonizzazione del prodotto stesso. Quello che però al racconto de Il Messaggero manca completamente è la parte tecnico-scientifica, perché sarebbe bastata una veloce ricerca sulle riviste specializzate per scoprire che esistono già studi sugli effetti collaterali da contatto tra animali domestici e glifosato, vi riporto le conclusioni dell’abstract dello studio durato più a lungo:

I sintomi sono stati più frequentemente descritti come vomito, ipersalivazione e diarrea; la prostrazione e la paresi non erano comuni. Il trattamento sintomatico ha portato a una rapida guarigione senza conseguenze successive.

Quindi è normale che l’animale abbia reagito con vomito e diarrea, mentre non è vero che il periodo di cura sarà lungo, almeno non a causa dell’erbicida: gli studi parlano di rapida guarigione senza conseguenze. Sostenere diversamente in mancanza di prove è disinformare. Se a farlo sia la fonte del quotidiano o l’autore dell’articolo, o una somma dei due, non sta a noi deciderlo, quello che è sicuro è che – anche visti i commenti che fioccano sui social non appena si tocca l’argomento – la demonizzazione del glifosato va alla grande.

State tranquilli che manca poco a leggere, come per l’olio di palma a suo tempo, che le aziende inizieranno a chiedere ai produttori a usare altri erbicidi, magari meno efficienti e sicuri, e i consumatori cominceranno a pensare che qualsiasi cosa è meglio del glifosato, non rendendosi conto del grave errore di valutazione che stanno facendo. La cosa che mi fa sorridere è che la fonte della notizia de Il Messaggero è una persona che ha passato gli ultimi vent’anni a fare conferenze sulla manipolazione (cliccate sul link per vedere in compagnia di chi) e controllo delle masse, guarda caso la demonizzazione del glifosato rientra proprio nella manipolazione dell’opinione pubblica.

maicolengel at butac punto it

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