Le botte a Dudog László, Ilaria Salis e il cherry picking

Forniamo qualche trascurabile dettaglio sul "noto musicista ungherese" picchiato in un "infame pestaggio"

AGGIORNAMENTO

Come riportato dall’amico e collega David Puente a quanto scritto sotto c’è da aggiungere che il video condiviso da Francesca Totolo non mostra l’aggressione a Dudog László.


Ci avete segnalato un tweet di Francesca Totolo pubblicato il 30 gennaio 2024, tweet che riporta:

Questo è il volto di Dudog László, uno dei due uomini picchiati da un commando #antifascista a Budapest nel febbraio del 2023 (foto pubblicata da un amico di Dudog László). Ovviamente non so che ruolo abbia avuto #IlariaSalis in questo infame pestaggio: non compete a me e a nessun altro emettere sentenze. Certamente le catene mentre entrava nell’aula del tribunale sono stata una forzatura priva di senso.

Questa vicenda sta circolando molto in determinati siti web italiani e ungheresi, quasi tutti vicini all’estremismo di destra. Molti descrivono László come un “noto cantante ungherese”, altri riportano che sarebbe stato picchiato solo perché indossava una giacca militare americana M65.

Noi non eravamo presenti ai fatti, come non lo era Totolo, ma riteniamo sia importante chiarire alcune cose sulla narrazione che ne viene fatta. Perché senza alcuni particolari siamo di fronte a un classico caso di malinformazione.

Quanto segue non vuole in alcun modo giustificare un pestaggio come quello nel video mostrato da Totolo. Poco conta chi si ha di fronte, in nessun caso un pestaggio è un modo per risolvere le controversie: chi scade nella forza bruta passa automaticamente dalla parte del torto sempre e comunque. La violenza andrebbe lasciata agli animali.

Il pestaggio risale a febbraio del 2023, nella capitale ungherese in quel periodo si tiene la celebrazione del Giorno dell’Onore, un evento annuale che attira neonazisti e simpatizzanti di estrema destra da tutta Europa. Questi gruppi si riuniscono per commemorare i soldati tedeschi e ungheresi che hanno combattuto contro l’Unione Sovietica. Questo evento è spesso fonte di polemiche e critica, in quanto è visto come un tentativo di glorificare l’ideologia nazista e di riscrivere la storia della Seconda Guerra Mondiale.

Si tratta di una celebrazione che non è ufficialmente supportata dal governo ungherese e viene spesso condannata da organizzazioni antifasciste di tutta Europa.

Salis era a Budapest in quanto attivista antifascista. László stava dall’altra parte.

Sì, perché tra quelli che condividono i vari post che riportano le immagini della faccia di László dopo l’attacco, sono pochissimi quelli che spiegano chi sia il soggetto. Al massimo raccontano che era appunto “un noto musicista ungherese”.

In realtà entrando su Reddit nella sezione ungherese si scoprono un po’ di informazioni in più, che forse possono essere utili per contestualizzare.

  • Il musicista si chiama Dudog László, noto anche come Csöpi o Lacika, e alcuni sostengono che sia membro di una band chiamata Divízió 88, che ha testi razzisti e antisemiti.
  • Alcuni ungheresi criticano il musicista e le sue band per la loro ideologia e la loro qualità musicale.
  • Altri discutono sul significato e l’origine di alcuni simboli e slogan usati dal musicista e dalla sua band, come il “Blood Donour Hungary” e il Divízió 88, riferimenti nemmeno troppo nascosti a simbologie antisemite.

L’88 contenuto nel nome del presunto gruppo di László, infatti, è un numero che richiama notoriamente le simpatie per il nazismo, tant’è vero che solo pochi mesi fa è stato vietato sulle magliette dei calciatori italiani all’interno di un progetto di lotta all’antisemitismo voluto dal ministro dell’Interno.

Non possiamo confermare l’appartenenza di László ai Divizìo 88 in quanto i membri della band non si fanno mai vedere in pubblico, e non si mostrano sul web visti i contenuti delle loro canzoni – qui ad esempio il testo di uno dei loro pezzi tradotto in italiano:

Le caldaie bruciano, i camini fumano,
cadono ebrei, donne e bambini.
Filo spinato e campo minato, da qui non puoi scappare,
l’unica via per la libertà è attraverso il camino.
Il mucchio di cadaveri arriva fino al cielo, non si vede più un ebreo vivo.
Il cumulo dei cadaveri raggiunge il cielo, la fabbrica della morte è in funzione.
Il mucchio di cadaveri raggiunge il cielo, non esiste più lo Stato ebraico.
Lascia che tutti i tuoi resti periscano, lascia che arrivi il ciclone.
Bambini carbonizzati e puttane ebree torturate,
La vista è bella, il mio cuore è pieno di calore.
Non importa quanto piangi, bastardo ebreo, morirai comunque,
il crematorio consumerà il tuo corpo immondo.
Il mucchio di cadaveri arriva fino al cielo, non si vede più un ebreo vivo.
Il cumulo dei cadaveri raggiunge il cielo, la fabbrica della morte è in funzione.
Il mucchio di cadaveri raggiunge il cielo, non esiste più lo Stato ebraico.
Butta via tutti i tuoi avanzi, entra nello zyklon-b

Ma possiamo confermare che questo sia László, con indosso una maglietta del genere che indossa durante i suoi concerti:

Sulla maglietta si legge: “Rudolf Hesse – Martire per la pace”

Rudolf Hess fu un importante funzionario del Partito nazista, noto per essere stato il vice di Adolf Hitler. La frase sulla maglietta può essere interpretata come un’espressione di simpatia o di supporto verso Hess e le sue azioni, una posizione che è solitamente associata con gruppi neonazisti o di estrema destra.

Qui vediamo László con indosso la maglietta di Blood & Honour sezione Hungaria, a cui sui forum ci si riferisce a volte con “Blood Donour” (donatore di sangue) per aggirare i filtri contro lo hate speech:

Come riporta Wikipedia:

Blood & Honor è una rete di promozione musicale neonazista e un gruppo politico estremista di destra fondato nel Regno Unito da Ian Stuart Donaldson e Nicky Crane nel 1987.

Ripeto, le aggressioni sono sempre da condannare, che siano fatte da estremisti di destra o di sinistra, la violenza non è mai una risposta giusta. Ma dare a intendere che il signor László fosse solo un semplice musicista è pura malinformazione. Se l’attivista italiana ha preso parte a questo genere di aggressioni deve essere la magistratura a verificarlo, dopo quasi un anno di carcere però le responsabilità dovrebbero essere state individuate. Ci teniamo a precisare che anche dall’altra parte ci sono stati arresti, come riportato in questo editoriale di un cronista radiofonico ungherese. Cui prodest non spiegare che la vicenda di Ilaria Salis e Dudog László si inserisce in un contesto più ampio, trattando il palese antisemitismo come dettaglio trascurabile?

maicolengel at butac punto it

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