Una generazione tollerante che non conosceva l’omofobia

"SIETE VOI CHE AVETE INIZIATO A METTERE I PALETTI" "Ok boomer"

Ho una certa età, mancano poche settimane ai cinquant’anni e nell’ultimo periodo mi è capitato di vedere su bacheche Facebook, anche di amici, questo post che vi riporto:

SIETE VOI CHE AVETE INIZIATO A METTERE I PALETTI :

La nostra generazione era tollerante.

E non lo sapeva.
Vi siete inventati il fluid gender e di conseguenza, l’omofobia.
Io vengo dalla generazione che ascoltava e amava David Bowie e Lou Reed, e non si è mai posta il problema di che preferenze sessuali avessero.
Fregava niente, anzi, contenti loro e in qualche caso beati loro.
Elton John, Freddie Mercury, George Michael.
Siamo anche la generazione che amava i Led Zeppelin, i Deep Purple, Neil Young, gli Eagles…
Senza porsi il problema dei testi che oggi sarebbero giudicati sessisti.
Quando arrivò Boy George non ci chiedemmo se gli piacesse il maschio, la femmina o tutti e due.
Ci godemmo semplicemente la sua musica e quando Jimmy Somerville ci raccontò la sua storia di ragazzo di una piccola città, ci commuovemmo e cantammo insieme a lui. Non c’erano leggi a costringerci a essere solidali o quantomeno partecipi.
Non c’erano minacciose commissioni o attenti guardiani a censurarci se ci usciva una battuta.
C’era Alyson Moyet, allora decisamente oversize, ma bellissima e bravissima, e nessuno pensava valesse meno di una Claudia Schiffer…Anzi.
Vorrei capire che è successo nel frattempo, perché tutti questi censori hanno l’unico effetto di creare quello che censurano.
Secondo me eravamo tanto più avanti senza imposizioni, perché le imposizioni si sa, spesso generano l’effetto contrario.”
Gisella Ambrogetti

Non conosco Gisella e non m’interessa chi sia, ma mi fa specie che i primi luoghi dove il post è stato diffuso siano canali legati al mondo no vax e sovranista, tra cui il canale YouTube del playboy dalle Canarie Silver Nervuti. Gisella è probabilmente una semi coetanea che non si ricorda minimamente gli anni di cui parliamo. O peggio è qualcuno che sa benissimo di disinformare, ma sa anche che la memoria del pubblico è corta e che sono in tanti a volersi sentire migliori di quanto in realtà non fossimo in quegli anni – e se già che ci siamo riusciamo anche a sminuire le battaglie per l’inclusività e quello che viene chiamato “politically correct”, che negli ultimi anni ci hanno ricordato che certe volte dobbiamo prenderci la responsabilità di quello che diciamo e scriviamo, tanto meglio.

Per le ricerche che ho fatto ho usato l’archivio storico del Corriere della Sera che permette di leggere tutti gli articoli scritti dall’anno di fondazione dello storico quotidiano. Purtroppo è un archivio accessibile solo agli abbonati, e sarei passabile di violazione dei diritti del Corriere se pubblicassi screenshot tratti da lì, ma al momento il Corriere è in offerta a 12 euro per un anno e ho ritenuto valesse la pena spenderli per poter completare l’elenco che state per leggere.

Elton John

Nel 1973 Serena Zoli titolava: Arriva Elton John a passo di “zatterone” in un articolo dove, a parte citare i numeri delle vendite degli album del cantante britannico, ci si concentrava quasi unicamente sul suo abbigliamento. Nella recensione del suo concerto al Vigorelli, sempre nel 1973, per la prima metà dell’articolo ci si concentrava sul colore delle sue meches, e di nuovo sul suo abbigliamento. Della sua sessualità sul Corriere non si parla mai negli anni Settanta, quindi potremmo dire che siamo di fronte all’eccezione che conferma la regola. Ma è strano, perché John in questa lista è uno dei pochi a non avere fatto segreto, già in quegli anni, del suo orientamento sessuale (anche se, come altri prima di lui, ha sostenuto inizialmente di essere bisessuale, e solo a fine anni Ottanta ha dichiarato di essere gay).

David Bowie

Fino all’inizio degli anni Ottanta, se a parlare di Bowie era Arbore nella sua rubrica musicale, venivano dette solo belle cose, ma appena si usciva da questo selciato gli argomenti preferiti erano quanto era incipriato e la sua bisessualità. Altro che “non ce ne fregava niente”: gli articoli su Bowie erano resoconti particolareggiati sugli scontri tra “omosessuali, molti italiani, e bodyguard” della star. Il titolo di uno degli articoli:

Bowie incipriato scatena i fans

O ancora il titolo della recensione su L’uomo che cadde sulla terra:

L’idolo bisex

Guarda caso lo stesso Bowie negli anni ritrattò più volte le sue dichiarazioni sulla propria sessualità, anche per paura del giudizio del pubblico: lo riportano le sue biografie, ma anche gli stessi articoli di giornale.

Freddie Mercury

Sempre per paura del giudizio del pubblico negò di essere positivo all’HIV dal 1987, quando lo scoprì, al giorno prima della sua morte, nel 1991. Non era un nascondersi quello? Sì certo, si accettava la sua personalità “flamboyant” e si narrava della sua bisessualità come lo si faceva con Bowie. Ma lungi dal sentirsi sufficientemente accettato come persona da poter rivelare di aver contratto quella che era considerata una malattia degli omosessuali.

George Michael

Fece coming out nel 1998, ma negli anni Ottanta era diventato famoso con canzoni in cui mai veniva rappresentato il suo essere queer, anzi, nel video di Last Christmas lo vediamo far parte di una delle due coppie etero che vanno in vacanza sulla neve, e sia il video di I want your sex che di Faith sono decisamente “etero”… Davvero ce li siamo scordati? Se davvero non gliene fregava nulla a nessuno come mai ci ha messo così tanto, dai tempi del suo successo, a uscire allo scoperto? Suvvia…

Boy George

Nel 1986 sul Corriere veniva descritto come “quel cantante che ama i travestimenti femminili”. Guarda caso Malcolm McLaren disse di lui che i ragazzini inglesi erano più interessati a come vestiva che alla sua voce. Al suo esordio nelle classifiche italiane veniva definito (nei titoli del Corriere) un incrocio tra Mick Jagger e Brooke Shields. Per tutti gli anni Ottanta ha giocato sull’ambiguità sostenendo di essere bisex, e solo nella sua autobiografia nel 1995 ha ammesso di esser stato sempre e solo omosessuale, ma anche lui aveva paura del giudizio del pubblico (essere bisessuale, come Bowie, era considerato un’altra cosa).

Jimmy Sommerville

Forse uno dei pochi in quest’elenco a non aver mai fatto segreto della sua omosessualità, dichiarata fin da subito: ma quanti che non facessero parte della comunità LGBT avevano capito che Smalltwon boy raccontava le disavventure di un giovane gay in un piccolo paesino britannico? Detto ciò io adoravo quel pezzo, e quando lo canticchiavo mi sono regolarmente sentito dare del “frocio” dai compagnucci di classi più omofobi.

E veniamo all’unica donna dell’elenco.

Alison Moyet

Ci viene detto che a nessuno importava del suo essere oversize e che la vedevamo solo perché aveva una fantastica voce. Curioso che, nella seconda fase della sua carriera, dopo avere perso tantissimi chili, abbia affermato di avere messo per un periodo in pausa il lavoro per colpa della depressione, causata proprio dallo scherno di cui era fatta oggetto perché in sovrappeso. A causa di questo la cantante fece una dieta fin troppo efficace, che la portò ad avere problemi di segno contrario.

Concludendo

Quanto sopra non è un classico fact-checking, e purtroppo la fonte non è consultabile da chiunque senza aver prima superato un paywall. Da cinquantenne che ha vissuto quel periodo ritengo che aggiungere qualche elemento a quel post fosse importante. Sia chiaro, anche noi su BUTAC riteniamo che la moda del “politically correct” a tutti i costi in certi casi possa essere dannosa, qui però si sfocia nel campo della post-verità, arrivando a dipingere un passato dove a nessuno importava della sessualità dei propri miti ma solo della bontà della loro musica: non era così. E mi sono limitato all’archivio di una testata storica dove, per scrivere di musica, si erano scelte persone come Renzo Arbore e Mario Luzzato Fegiz, chissà cosa troveremmo se avessimo letto gli archivi di testate più vicine al cattolicesimo italiano. Siete i benvenuti a portare la vostra testimonianza e ricordo nei commenti. Noi diamo il nostro contributo con una fantastica intervista fatta da Mike Bongiorno ai Depeche Mode nel 1983:

PS mi accorgo solo in chiusura che tra mi sono dimenticato di citare Lou Reed, ma anche in quel caso pur avendo pubblicamente ammesso di essere gay finì per sposarsi ben tre volte con delle donne, chissà che scelta serena e senza condizionamenti che è stata.

maicolengel at butac punto it

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