I giovani meno intelligenti

Lo studio a cui si fa riferimento per sostenere che i giovani stiano, per la prima volta, diventando meno intelligenti dei genitori, dimostra che il calo osservato comincia nel 1975...

C’è questo post che trovo su svariate bacheche social:

Non era mai accaduto.
Da circa 10 anni i figli stanno crescendo meno intelligenti dei genitori. Mai successo prima.
«Il Quoziente Intellettivo medio della popolazione mondiale sta diminuendo nell’ultimo ventennio. Memoria e capacità di apprendimento. Una delle cause è l’impoverimento del linguaggio. (Non unica causa principale) Diversi studi (citati a fondo del testo) dimostrano infatti la correlazione tra la diminuzione della conoscenza lessicale (e l’impoverimento della lingua) e la capacità di elaborare e formulare un pensiero complesso. La graduale scomparsa dei tempi (congiuntivo, imperfetto, forme composte del futuro, participio passato) dà luogo a un pensiero quasi sempre al presente, limitato al momento: incapace di proiezioni nel tempo. Meno parole e meno verbi coniugati, meno capacità di ricordare e memorizzare il passato, implicano meno capacità di esprimere poi le emozioni e meno possibilità di elaborare un pensiero. Gli studi hanno dimostrato come parte della violenza nella sfera pubblica e privata derivi direttamente dall’incapacità di descrivere le proprie emozioni attraverso le parole. Quando ti mancano le parole per spiegarti e per avere ragione … capita di ricorrere alla violenza fisica
Più povero è il linguaggio, più il pensiero scompare.
La storia è ricca di esempi e molti libri (1984, di George Orwell; Fahrenheit 451, di Ray Bradbury) hanno raccontato come tutti i regimi totalitari abbiano sempre ostacolato il pensiero attraverso una riduzione del numero e del senso delle parole.
Se non esistono pensieri, non esistono pensieri critici. E non c’è pensiero senza parole.
Coloro che affermano la necessità di semplificare l’ortografia, sfrondare la lingua dei suoi “difetti”, abolire i generi, i tempi, le sfumature, tutto ciò che crea complessità, sono i veri artefici dell’impoverimento della mente umana.»
Christophe Clavé

A seguire il post riporta anche le info bibliografiche, che però pochi vanno a verificare, vi riportiamo anche quelle:

Lo studio è stato condotto da due ricercatori del Centro Ragnar Frisch per la ricerca economica in Norvegia, Bernt Bratsberg e Ole Rogeberg, che hanno esaminato un ampio campione di dati del quoziente intellettivo di giovani militari in Norvegia, per un periodo di quasi 40 anni. I risultati sono pubblicati sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America.

La bibliografia contiene anche un elenco di libri, tra cui uno dello stesso Clavé. Il post circola oggi, ovvero nel 2023, e ovviamente i tanti che lo condividono, dall’altro dei loro N-anni d’età, lo fanno dicendo ecco vedi è colpa delle app che non ci fanno più ragionare, è colpa dei telefonini, è colpa di internet.

Nessuno o quasi che si sia preso la briga di fare la benché minima verifica sullo studio in questione.

Ci abbiamo pensato noi.

Partiamo spiegando cosa sia:

L’effetto Flynn

Gli scienziati hanno scoperto che, per gran parte del XX secolo, le persone sembravano diventare più intelligenti di generazione in generazione. O meglio davano risultati migliori nei test per il QI. Per spiegare la cosa in maniera molto semplificata potremmo immaginare che ogni generazione stia giocando a un videogioco che si chiama “Test di Intelligenza”. All’inizio, nei primi anni del gioco (cioè a metà del XX secolo), ogni nuova generazione otteneva punteggi più alti rispetto a quella precedente. Quindi, se tuo nonno aveva ottenuto un punteggio di 100 in questo gioco quando era giovane, tuo padre avrebbe ottenuto un punteggio di 103, e tu potresti ottenere un punteggio ancora più alto. Questo fenomeno è stato chiamato “effetto Flynn”, dal nome del ricercatore James Flynn che ha fatto molte ricerche su questo argomento. Gli scienziati hanno pensato che questo aumento dei punteggi potesse essere dovuto a diversi fattori, come migliori condizioni di vita, più educazione, migliore nutrizione e così via, che aiutavano le persone a sviluppare meglio le loro capacità di pensiero. Però riteniamo sia importante spiegare che questo non significa affatto che una generazione è “più intelligente” in senso assoluto rispetto a un’altra. Solo che le persone sono migliorate nel fare quei tipi di ragionamenti che sono misurati dai test per il QI.

L’effetto Flynn inverso

Lo studio norvegese esiste realmente, risale al 2018 ed è stato fatto da due ricercatori del Ragnar Frisch Centre for Economic Research. Quanto scoperto dai due ricercatori si definisce Effetto Flynn inverso. L’oggetto dello studio si basava sull’indice del quoziente intellettivo, il QI. I due ricercatori Bernt Bratsberg e Ole Rogeberg hanno analizzato i risultati dei test di QI di giovani uomini che facevano il servizio militare in Norvegia tra il 1970 e il 2009, per un totale di 736.000 soggetti. Lo studio ha trovato che l’effetto Flynn positivo è confermato per le coorti nate fino al 1975, con un aumento medio di 0.26 punti QI all’anno. Tuttavia, per le coorti nate dopo il 1975, è stato osservato un declino, con una diminuzione media annuale di 0.08 punti QI. Questi risultati indicano che fattori ambientali, piuttosto che genetici o legati alla composizione familiare, hanno giocato un ruolo predominante nelle tendenze osservate. Quindi i primi a diminuire sono i (ex) giovani nati dal 1975 in poi, quando smartphone, tablet, computer e social network non esistevano. Questo già ci fa capire che condividere quel testo per sostenere che la colpa sia dell’attuale periodo storico e/o delle nuove tecnologie è un errore. L’avvento degli smartphone per come li conosciamo oggi lo possiamo far risalire al primo IPhone, nel 2007, lo studio prende in considerazione giovani fino al 2009. Non c’è traccia di valutazioni sull’impatto dei dispositivi elettronici in quei risicati due anni in cui lo studio è andato avanti.

E difatti lo studio non parla di smartphone, app e internet. I ricercatori norvegesi tra le possibili spiegazioni per questa inversione di tendenza hanno suggerito cambiamenti ambientali e dello stile di vita, come modifiche al sistema educativo e una diminuzione della lettura a favore dei videogiochi tra i giovani. Esistono altri studi che hanno riscontrato risultati simili, concludendo che fattori come l’alimentazione (in particolare il consumo di pesce) e la qualità del sonno possono influenzare i livelli di intelligenza.

Concludendo

Nessuno degli studi scientifici che abbiamo potuto analizzare fa specifico riferimento alla diminuzione della conoscenza lessicale correlata all’inversione dell’effetto Flynn. Chi lo sostiene è appunto Christophe Clavé, un professionista francese che non si occupa di studi scientifici sull’intelligenza, ma di consulenze manageriali.

Qualche fonte aggiuntiva:

maicolengel at butac punto it

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