La banconota da 200 euro

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Questa che segue è la demistificazione di una storiella che conosciamo bene in tanti, circola da anni, e tutti quelli che la raccontano alla fine fanno sempre la faccia intelligente. Ma non lo sono, perché c’è un piccolo inghippo nel racconto. L’articolo non è farina del sacco di Butac, ma ci arriva da un gentile lettore che si firma Spider Jerusalem. Non potevo non pubblicarla. Potrebbe essere l’inizio di una proficua collaborazione con Spider Jerusalem.

maicolengel

La parabola dei 200 euro

Arriva un ricco turista tedesco. Si ferma la sua bella grossa auto davanti all’albergo della città, pone una banconota da 200 euro sul bancone e chiede di vedere le camere disponibili per scegliere una per la notte. per 200 euro, il proprietario dell’albergo gli dà tutte le chiavi e gli dice di scegliere quella che preferisce
Non appena il turista è sparito per le scale,
l’albergatore prende il biglietto di 200 euro, fila dal macellaio e regola il debito che ha nei suoi confronti.
Il macellaio si reca immediatamente da l’allevatore di maiali al quale deve 200 euro e paga il suo debito,
L’allevatore, a sua volta, si affretta a pagare la sua fattura presso la cooperativa agricola dove acquista gli alimenti per il bestiame.
Il direttore della cooperativa si precipita al caffè e risolvere il suo debito,
Il barista porta il biglietto alla prostituta che gli fornisce i suoi servizi a credito già da un po,
La ragazza, che occupa a credito le camere dell’albergo con i suoi clienti, breve pagare la fattura all’albergatore che pone il biglietto sul bancone, là dove il turista lo aveva posato in precedenza.
Il turista tedesco scende le scale, e non essendo riuscito a trovare una camere di suo piacimento, raccoglie il suo biglietto e se ne va.
Nessuno ha prodotto niente!
Nessuno ha vinto niente!
Ma più nessuno ha un debito!!!
Ecco perché, in questo momento,
le banche non hanno alcun interesse a prestare denaro. Le banche si arricchiscono finché siete indebitati

In realtà, in prima battuta, siccome la prostituta lascia la banconota sul bancone e il turista la recupera e se ne va prima che l’albergatore possa prenderla, la prostituta ha ancora un debito con lui di 200€.

Approfondendo, quello che avete appena letto sopra, è un classico esempio di interpolazione o, per utilizzare un termine inglese che ultimamente va molto di moda, di cherry picking. Perché il meccanismo funzioni, infatti, è necessario che ci sia un perfetto circolo nei debiti: è sufficiente che il debito del barista anziché verso la prostituta fosse stato verso il fornitore di latte o di brioches o di cioccolato, e l’esempio non avrebbe funzionato.

Ciò detto, la frase “Le banche si arricchiscono solo finché siete indebitati” è una frase che fa sicuramente colpo, ma che è un’ovvietà al pari di “Le case farmaceutiche si arricchiscono solo finché siete malati, non morti” e “Tutte le sostanze assunte in quantità eccessiva sono letali” o “La virtù sta sempre nel mezzo”, che garantiscono sempre like e condivisioni a volontà su Facebook, ma che in realtà non significano nulla.

Per definizione una banca è un’azienda che fonda i suoi utili sugli interessi che applica nei soldi forniti a credito, quindi ha bisogno che ci siano debiti per poter generare utili. Se non richiede interessi – o meglio ancora non vuole che venga restituita la cifra prestata – diventa un mecenate* o un benefattore, se vuole interessi superiori a un tasso concordato fra le banche mondiali diventa uno strozzino. Soprattutto, nessuno si lamentava quando per acquistare casa, pagare i mobili o più venalmente la macchina, una vacanza o l’iPhone 4 le banche hanno concesso i prestiti: se adesso per colpa di una contrazione del mercato non è più così agevole ripagare il proprio debito, è un rischio che tutti i contraenti accettano lo stesso nel momento in cui chiedono soldi a una banca.

Alla fin fine questa storia non dimostra tanto che le banche si arricchiscono finché siamo indebitati – e non è una novità, sono banche – ma che chi spaccia queste sciocchezze guadagna finché siamo ignoranti e non riflettiamo con la testa ma con la pancia.

*Nota

Paradossalmente, alla faccia a tutti quelli che parlano male dei musulmani, l’unico esempio di prestito comune senza interessi è quello della società islamica dove la comunità anticipa la cifra che serve all’individuo per acquistare una casa e poi la rivuole semplicemente divisa per i mesi della rateizzazione. Ignoro – perché non sono mai riuscito a trovare un’interpretazione univoca – se nei prestiti lunghi si inserisca anche il pareggio di inflazione. Qui viene spiegato meglio: http://www.altd.it/2013/11/28/mutui-bancari-e-finanza-islamica-le-islamic-windows/

SJ

I colleghi di Bufale.net avevano già trattato la questione con un approccio più tecnico, spiegando anche il coinvolgimento delle tasse:

…tutto ciò funzionerebbe se gli acquisti dei prodotti fossero in “nero”. Ponendo come esempio che gli imprenditori siano giovani under 35 con partita Iva agevolata (regime dei minimi, i quali non prevedono il 22% di IVA) ecco come dovrebbero andare le cose in maniera legale in maniera semplificata:

  • L’albergatore riceve 200 euro. Di questi dovrebbe emettere fattura, ma non lo fa perché alla fine ritorna i 200 euro al turista che non usufruisce dei suoi servizi;
  • Il macellaio riceve i 200 euro che l’albergatore gli doveva. Essendoci stato l’acquisto di carne da parte di quest’ultimo, il macellaio poi deve pagare le tasse di quei 200 euro. Tenendo conto delle percentuali, abbiamo il 27,72% di Inps, cioè 55,44 euro. Dei rimanenti 144,66 bisogna poi togliere l’IRPEF, che per questo tipo di partita Iva è del 5%, quindi 7,23 euro. Il netto finale sarà di 137,33 euro. Il totale da pagare in tasse allo Stato sono 62,67 euro.
  • Il macellaio da subito i soldi all’allevatore, ma è consapevole che deve dare 62,67 euro di tasse allo Stato.
  • Il gioco si ripete fino al barista. Anche lui si ritroverà a dover pagare allo Stato i 62,67 euro, ma passerà i 200 euro alla prostituta.
  • La prostituta, non dovendo pagare le tasse, consegna senza problemi i 200 euro all’albergatore.
  • L’albergatore ha comunque prestato servizio alla prostituta. A meno che non l’abbia fatto in nero, anche lui dovrà infine pagare 62,67 euro allo Stato.
  • L’albergatore torna i 200 euro al turista tedesco, siccome non ha alloggiato nel suo albergo.

Il giro compiuto da questi 200 euro, in fin dei conti, genera quanto segue:

  • il turista tedesco, essendo cliente finale di questo strano giro, cercherà un altro albergo dove spendere quei 200 euro;
  • a “guadagnarci” da questi scambi è solo la prostituta, siccome non paga le tasse.
  • Ad avere ancora dei debiti sono tutti gli altri, ma nei confronti dello Stato.

Se il turista fosse rimasto e avesse dormito in una delle camere dell’albergo, l’albergatore avrebbe dovuto pagare allo Stato altri 62,67 euro.

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