Quando si parla di indagati…

Le parole sono importanti: essere indagati non significa essere colpevoli, non spiegarlo è da disinformatori

Sono tanti i siti legati al mondo della disinformazione che nei giorni scorsi – ma anche prima – hanno titolato come potete vedere negli esempi qui di seguito:

  • AIFA LEAKS: BUGIE ED OMISSIONI SU COVID E VACCINI. ROBERTO SPERANZA E NICOLA MAGRINI INDAGATI
  • Speranza e Magrini indagati: hanno taciuto gli effetti avversi del vaccino
  • Speranza indagato per omicidio

Titoli che fanno leva sul fatto che due persone siano sotto indagine, qualcuno addirittura alla parola “indagato” aggiunge anche “per omicidio”, che non fa mai male. Nessuna delle testate che ho riportato qui sopra ha pubblicato anche la seconda parte della notizia, che troviamo invece su ANSA e su Repubblica:

Covid: richiesta di archiviazione per Speranza

Vaccini, Speranza indagato. “La procura di Roma ha già chiesto l’archiviazione”

Curioso che non abbiano raccontato anche questa parte, visto che le notizie di cui vi ho riportato i titoli sono state pubblicate tutte il 23 novembre 2023.

Ma non è di questo che volevo parlare – perché bene o male che in Italia esista un folto gruppo di disinformatori seriali, se leggete BUTAC, già lo sapete, e non saranno i miei articoli a farli svanire.

Quello di cui vorrei parlare oggi è l’importanza delle parole.

Chiunque venga denunciato, se la denuncia non viene subito archiviata, finisce sotto indagine. Essere indagato non equivale a essere colpevole. Nella giurisprudenza italiana, il termine “indagato” si riferisce a una persona nei confronti della quale sono in corso delle indagini preliminari da parte dell’autorità giudiziaria, per accertare se ci siano prove sufficienti per sostenere l’accusa in un processo.

Potremmo riassumere così le varie fasi del processo giudiziario in Italia:

  1. Indagini preliminari: In questa fase il Pubblico ministero, con l’ausilio delle forze di polizia, conduce indagini per raccogliere prove. Se una persona è sospettata, viene considerata “indagata”. Questa fase termina con la richiesta di archiviazione o con la richiesta di rinvio a giudizio.
  2. Udienza preliminare: Il giudice per le indagini preliminari valuta le prove raccolte. Se ritiene che possano esserci sufficienti indizi di colpevolezza, dispone il rinvio a giudizio.
  3. Fase di giudizio: Qui si svolge il processo vero e proprio, con la presentazione delle prove, l’interrogatorio degli imputati e dei testimoni. Si conclude con la sentenza, che può essere di condanna o assoluzione.
  4. Eventuali fasi di appello: La sentenza può essere impugnata in appello, e successivamente in Cassazione. Ogni fase prevede una revisione del processo con la possibilità di ribaltare la sentenza precedente.
  5. Esecuzione della sentenza: Una volta che la sentenza diventa definitiva (non più soggetta a ricorso), si procede con l’esecuzione della pena o delle misure stabilite.

Le indagini a cui è stato sottoposto l’ex ministro Roberto Speranza sono quelle preliminari. Io, come proprietario di BUTAC, sono stato indagato svariate volte, uscendone sempre (fino a oggi) pulito. Ma anche io ho subito – da parte di queste testate e di loro seguaci online – un trattamento simile, ogni volta che la denuncia non veniva subito archiviata. In un caso, come sanno i lettori più fedeli, ci sequestrarono pure tutto il sito, per poi dissequestrarlo pochi giorni dopo, e assolverci qualche anno dopo. Ma ovviamente i simpaticissimi personaggi che avevano dato grandissimo risalto al sequestro non hanno mai raccontato della successiva assoluzione. Purtroppo la giustizia italiana fa sì che anche chi scrive “Speranza indagato” non sia a sua volta denunciabile per diffamazione, perché è un dato di fatto che sia sottoposto a indagini preliminari, quindi la notizia è vera. Il problema è che la notizia viene interpretata come dimostrazione di colpevolezza da chi non ha idea di come funzioni il sistema giudiziario. E i disinformatori seriali su queste cose ci marciano, consci di avere un pubblico che spesso ad approfondire nemmeno ci prova.

redazione at butac punto it

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