ID Spoofing – La truffa più pericolosa

Vediamo insieme che cos'è e come difendersi

Oggi non partiamo da una vostra segnalazione, bensì da fatti di cronaca recenti che dimostrano per l’ennesima volta come chi truffa sia sempre un passo avanti a chi viene truffato.

Oggi parliamo di una delle truffe più subdole che abbiamo incrociato sul nostro cammino, truffa che – dalle denunce che vediamo riportate sui media – sembra essere in rapida diffusione. In inglese la chiamano Digital Arrest Scam, che potremmo tradurre come “Truffa del fermo digitale”, anche se non rende abbastanza bene l’idea. I quotidiani italiani invece che darle un nome usano titoli che la descrivono:

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Siamo di fronte a una truffa piuttosto sofisticata, soprattutto rispetto alle solite chiamate per “investire in Amazon” che in realtà spingono sul trading online. I truffatori difatti si spacciano per ufficiali delle forze dell’ordine: funzionari delle imposte, della polizia postale, ma anche agenti dell’antidroga, o della stradale. La narrazione usata per carpire la fiducia della potenziale vittima varia di volta in volta, ma il modus operandi alla fine è sempre molto simile.

Il metodo

Il primo contatto telefonico avviene tramite ID Spoofing, ovvero i truffatori riescono ad alterare l’origine della chiamata così che al ricevente appaia come se provenisse da un numero della Questura, della Prefettura o addirittura dell’ospedale. Dopo essersi identificati i truffatori spingono la vittima prescelta a passare a una comunicazione video, solitamente tramite piattaforme come WhatsApp, Skype o Telegram, fingendo di trovarsi in luoghi istituzionali: la stazione di polizia, un tribunale, la sala d’aspetto di un ospedale, o anche un aeroporto se la truffa lo richiede, dipende ovviamente dalla narrazione scelta.

Per rendere il tutto credibile recuperano immagini di ufficiali di polizia, avvocati e giudici da account social o altre fonti online. Usano queste immagini come foto profilo, per ingannare le vittime quando ricevono la chiamata video. La chiamata video è surreale: ci viene raccontato che una persona a noi cara ha fatto qualcosa che non doveva fare o che sia in pericolo – può essere che abbia investito qualcuno, o che sia stato sorpreso a introdurre qualcosa di illegale nel Paese, o che abbia fatto un’incidente per cui vanno prese decisioni immediate. Esiste anche la possibilità che il messaggio non riguardi una persona esterna alla comunicazione ma direttamente noi, che veniamo accusati di reati come l’evasione fiscale o, ancora peggio, avvertiti di essere stati vittime di una frode, e che se non agiamo in fretta ci verrà svuotato il conto corrente. Poco conta la narrazione che ci viene raccontata, quello che conta è il senso di urgenza che ci viene trasmesso. Perché è grazie a quello che la potenziale vittima smette di essere razionale e agisce solo e unicamente guidato dalla paura. Convinto di essere al telefono con qualcuno che vuole aiutarlo.

Qui potete vedere un perfetto esempio in un video realizzato pochi giorni fa dalla Questura di Bologna:

 

Le vittime a questo punto, spaventate e convinte della bontà del loro interlocutore, vengono costrette a trasferire grandi somme di denaro su conti bancari specifici, solitamente usando sistemi di pagamento online; ma in qualche caso documentato la vittima, sempre al telefono col truffatore, è andata in banca a ordinare un trasferimento fondi.

Raccontava Erika Bertossi, giornalista di Bologna Today, proprio qualche giorno fa:

L’ultimo caso registrato a Bologna è avvenuto ieri. La vittima è una donna del ’59 residente in via Salvemini: contattata da un finto Carabiniere che le diceva che il figlio aveva fatto un incidente stradale e che tra l’altro aveva causato gravi lesioni a una terza persona, per poi presentarsi direttamente a casa della donna portandole via oro per un valore di circa 4 mila euro. I truffatori sono tutt’altro che improvvisati e per evitare che la vittima contatti il parente che sarebbe in pericolo o in difficoltà continuano a effettuare chiamate per evitare che invece si apra una comunicazione fra le parti mandando tutto all’aria.

Ovviamente, una volta effettuati i pagamenti, i truffatori spariscono senza lasciare traccia, ma lasciando le vittime con una doppia beffa: perdita finanziaria e potenziale furto d’identità.

Come proteggersi

Per evitare di cadere in questa truffa, ecco alcuni consigli pratici:

  • Non fidatevi mai di chiamate o videochiamate non richieste. Gli enti ufficiali non comunicano mandati di arresto tramite WhatsApp o Skype.
  • Verificate sempre l’identità del chiamante. Se la chiamata sembra provenire da un’istituzione, chiudete immediatamente e contattate l’ente ufficiale attraverso i loro canali verificati. Inoltre non richiamate il numero direttamente, e usate un altro telefono per fare la chiamata.
  • Non effettuate mai pagamenti immediati. Se vi viene chiesto di trasferire urgentemente denaro per “risolvere una questione” è sicuramente una truffa.
  • Non condividete informazioni personali o bancarie. I truffatori potrebbero usarle per rubare la vostra identità.
  • Raccontate l’accaduto a qualcuno di cui vi fidate. Un secondo parere può aiutarvi a valutare meglio la situazione.

Cosa fare in caso di tentata truffa

  • Bloccate immediatamente il numero del truffatore.
  • Segnalate l’accaduto alle autorità competenti, fornendo tutti i dettagli della chiamata.
  • Se avete effettuato un pagamento, contattate subito la vostra banca per tentare di bloccare la transazione.

redazione at butac punto it

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