L’Unione Movimenti di Liberazione e l’Euro

Euro

 
Siete stanchi dell’Euro? Vi sentite oppressi dalla moneta unica? Credete che basti tornare alla cara vecchia Lira per risolvere tutto? Se la risposta è sì, allora c’è il referendum che fa per voi. Correte al vostro comune di residenza e firmate anche voi il referendum per l’abrogazione della legge n.433 del 17 dicembre 1997 e, per magia, torneremo tutti alla Lira felici e contenti!
Una favola a lieto fine? No, solo una favola. Irrealistica ed incostituzionale.
L’Unione Movimenti di Liberazione (clikkate sul link a vostro rischio e pericolo. Appena si carica la pagina parte un video a volume 10000) e il Movimento Base Italia hanno lanciato veramente una raccolta firme per un referendum atto ad abrogare la legge n.433 del 17 dicembre 1997. Però, questo referendum è totalmente incostituzionale. A parte il fatto che dubito che verranno mai raggiunte le 500000 firme necessarie, l’art.75 della costituzione italiana recita così:

È indetto referendum popolare [cfr. art. 87 c. 6] per deliberare l’abrogazione, totale o parziale, di una legge o di un atto avente valore di legge [cfr. artt. 7677], quando lo richiedono cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. Non è ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio [cfr. art. 81], di amnistia e di indulto [cfr. art. 79], di autorizzazione a ratificare trattati internazionali [cfr. art. 80]. Hanno diritto di partecipare al referendum tutti i cittadini chiamati ad eleggere la Camera dei deputati. La proposta soggetta a referendum è approvata se ha partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto, e se è raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi. La legge determina le modalità di attuazione del referendum.

Riassumendo, la costituzione italiana vieta i referendum atti ad abrogare leggi che ratificano trattati internazionali. Guarda caso, la legge n.433 del 17/12/97 ratifica un trattato internazionale: il Trattato che istituisce la Comunità Europea. Trattato che viene ratificato anche dal Decreto legislativo n.213 del 24 giugno 1998. Inoltre, si andrebbe contro al Trattato sul funzionamento della Comunità Europea.

Quindi, nell’impossibile caso che il referendum raggiunga la quantità di firme richiesta, esso verrebbe comunque annullato dalla Corte Costituzionale.
Poi, non è che tornando alla Lira tutti i problemi spariranno in un battito di ciglia. Anzi, ne avremo molti altri e molto più gravi. Avremmo una moneta debolissima, soggetta ad un’inflazione incredibile. Per non parlare della possibile fuga di capitali e del caos che colpirebbe il sistema bancario italiano.
Tanto vale proporre un referendum per tornare ai fiorini o ai sesterzi.
Si ringrazia Daniele Mapelli per la segnalazione.