5G e coronavirus

maicolengel butac 27 Mar 2020
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Non avevo alcuna voglia di parlare anche io di questa teoria che il 5G sia in qualche modo collegato all’epidemia di coronavirus, il 5G mi esce dalle orecchie (sarà colpa delle microfrequenze?), come anche il coronavirus. Ma quando la questione viene sollevata da Gunter Pauli, consigliere economico del governo, non ci può esimere.

Il succo è lo stesso: Pauli non spiega da dove arrivino le sue convinzioni, magari anche lui ha letto The Epoch Times fidandosene senza verificare, e questo la dovrebbe dire lunga su come si informano certi soggetti.

Oggi non faccio tanta fatica, perché la questione del collegamento 5G e diffusione del #CoronaVirus è stata già trattata da testate giornalistiche serie e affidabili, come Reuters che il 16 marzo 2020 ha pubblicato un articolo dal titolo:

False claim: 5G networks are making people sick, not Coronavirus

Ma ancora meglio ci sono gli amici di Query Online, che il 24 marzo in un bell’articolo a firma Stefano Maurizio riportavano:

…se due variabili A e B correlano, non possiamo concludere che una delle due sia la causa e l’altra ne sia l’effetto. Proviamo per esempio a contare ogni giorno il numero di persone con l’ombrello nella nostra città e a misurare la quantità di pioggia caduta quel giorno. Probabilmente osserveremmo che queste due variabili correlano, cioé che c’è un legame fra le due. Questo tuttavia non è sufficiente ad affermare che la causa sia la pioggia e l’effetto sia prendere l’ombrello, oppure se la causa sia prendere l’ombrello e la pioggia l’effetto: sta allo scienziato ragionare sul legame di causa-effetto, ricordando che la causa deve precedere l’effetto.

Il tutto per cercare di spiegare a Pauli (e ai tanti che gli vanno dietro) che non è che siccome due variabili hanno correlazione vi sia a tutti i costi causalità. Esistono milioni di esempi di variabili correlate che però non hanno alcun tipo di collegamento reale fra di loro. Esistono anche siti dedicati proprio a questo genere di analisi.

Continuare a sostenere che il 5G sia pericoloso e collegarlo all’attuale pandemia significa non aver letto con attenzione nessuno degli studi prodotti negli ultimi anni sul tema. Significa fidarsi di ciarlatani che campano proprio sullo spaventare la gente in ogni modo possibile. Istituti di ricerca privati che pubblicano studi con più buchi di un groviera, soggetti disturbati che credono a teorie del complotto. Che in tutto questo accada a un comune cittadino lo posso capire: non ha gli strumenti adeguati per difendersi dall’information disorder.

Che ci caschi un personaggio come Pauli, consulente del governo e soggetto ritenuto autorevole in determinati campi, a me preoccupa non poco.

Se volete qui trovate un po’ dei nostri articoli dedicati al 5G.
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