Assolti!!!

E vissero tutti felici e contenti dopo essere stati assolti perché il fatto (la diffamazione nei confronti di Giulio Tarro) non sussiste

Oggi niente sbufalate, no, oggi vogliamo festeggiare, riteniamo di meritarcelo. Abbiamo finalmente ricevuto una buona notizia, dopo quasi quattro anni dalla denuncia per diffamazione che era stata fatta contro di noi da parte del dottor Giulio Tarro, siamo – in realtà sono, visto che la denuncia era proprio contro di me – stati assolti, il motivo dell’assoluzione?

Siamo stati assolti in quanto il fatto non sussiste.

Questa espressione viene impiegata quando un giudice o un tribunale decide di assolvere un imputato perché, dopo un’analisi delle prove e dei fatti presentati durante il processo, si conclude che l’evento o l’azione per cui l’imputato è stato processato non si è effettivamente verificato, o non costituisce reato. Nel nostro caso il caso non costituiva reato.

Riflessioni

Numerosi aspetti di questa vicenda meriterebbero delle riflessioni, tra cui il superfluo viaggio a Napoli di settembre, vanificato all’ultimo momento per il rinvio dell’udienza senza adeguata comunicazione. Ancora più rilevante è il nucleo della controversia: un articolo da noi pubblicato, che potete recuperare qui. Articolo che risaliva al 2018  – ma solo nel 2020 Tarro si è mosso con la denuncia, dopo che altri, tra cui L’Espresso, avevano trattato l’argomento “miglior virologo al mondo”.

Tra le cose che in questa vicenda tornano poco una riguarda proprio l’Espresso, testata che il 24 aprile 2020 aveva pubblicato un articolo dal titolo:

Chi è davvero Giulio Tarro, il virologo anti-Burioni e De Luca. Tra titoli inventati e bufale

Articolo che poi qualcuno della redazione ha fatto magicamente sparire senza motivo alcuno, visto che anche l’Espresso è stata assolto dalla denuncia per diffamazione. L’articolo potete leggerlo qui, salvato all’epoca su Web Archive. Peccato non sia più disponibile per l’indicizzazione sui motori di ricerca, sarebbe bello che il gruppo editoriale di cui fa parte L’Espresso spiegasse perché è stato rimosso, ma non staremo col fiato sospeso.

Il giornalista che firmava l’articolo, Massimiliano Coccia, aveva fatto un immenso lavoro di ricerca. E basta leggere le tre righe di introduzione per capire a chi potesse dar fastidio:

Lauree honoris causa in strani istituti, pubblicazioni in riviste non riconosciute, sieri di feci di capra e autocandidatura al premio Nobel. Tutto quello che non torna nel curriculum dello scienziato amato dalla tv. A cui manca, forse per poco, solo la politica.

Curioso il fatto che sempre su una testata dello stesso gruppo editoriale qualche anno prima invece lo stesso CV venisse esaltato da altro giornalista. Giornalista con evidentemente poca voglia (o tempo) di approfondire al meglio i fatti, giornalista a cui evidentemente era stata richiesta un’agiografia senza alcuno spirito critico.

Ha un curriculum lungo quattrocento pagine, trecento pubblicazioni e tre lauree ad honorem negli Stati Uniti. A scorrere i suoi diplomi, le borse di studio vinte, i successi raggiunti, si forma una linea che congiunge gli States, la Scandinavia e l’ Italia, suo paese di origine. In Italia («nemo profeta in patria») la sua stella non brilla quanto dovrebbe.

Ma torniamo a noi

La denuncia, oltre ad essere tecnicamente tardiva, avrebbe dovuto essere trattata a Bologna, dove risiedo. Tuttavia, questa procedura non è stata seguita, forse a causa del prestigio di cui Tarro gode a Napoli e dintorni, chissà, ma fin da subito non ero tranquillo come di fronte ad altre denunce. D’altronde il suo riconoscimento locale è talmente esteso da averlo appunto addirittura portato a essere “candidato” al Nobel.

La mia preoccupazione non era infondata, considerando tre anni di procedimenti e ripetuti viaggi a Napoli per il nostro legale prima di giungere a questa assoluzione.

Giornalismo e notorietà immeritata

La situazione però solleva interrogativi sulla notorietà a volte immeritata conferita da alcuni giornalisti a certi ospiti nelle loro trasmissioni.

La mancanza di discernimento in queste scelte mediatiche può influenzare il pubblico, portandolo a credere in titoli non sempre meritati come poteva essere quello di “miglior virologo al mondo”. I giornalisti, i media, hanno una responsabilità immensa quando fanno servizi che lodano tizio caio o sempronio. Basta pochissimo per far credere al pubblico che legge o guarda che la persona che hanno di fronte sia un mito da seguire o solo l’ennesimo personaggio in cerca di visibilità.

I pericoli dell’infotainment

Il concetto di “infotainment”, una contrazione delle parole inglesi “information” (informazione) e “entertainment” (intrattenimento), descrive un tipo di media o contenuto che mira a fornire informazioni in modo divertente o coinvolgente. Si tratta di una fusione tra l’informazione giornalistica e gli elementi tipici dell’intrattenimento. Le redazioni che basano il proprio successo sull’infotainment sono tante anche qui da noi in Italia. E sono proprio queste, spesso, a determinare fama e successo delle persone che invitano in studio, o a cui danno spazio su giornali e riviste.

Sarebbe bello che venissero fatte regole deontologiche che imponessero un’attenzione maggiore nello scegliere a chi dare spazio. Non censura, sia chiaro, nessuno vuole vietare a Mario Giordano di invitare chi vuole. Ma che nel presentare al pubblico certi soggetti si debbano evitare panegirici che danno a intendere cose che non sono state verificate.

Concludendo

BUTAC oggi festeggia, ma è un festeggiare con tanta, davvero tanta amarezza (oltre al fatto che ovviamente non c’è molto da festeggiare visto che pur avendo ragione sarò io a dover pagare le mie spese legali). Questo procedimento penale costa a noi di BUTAC, ma anche alla società civile: ci sono magistrati che hanno perso tempo, e con loro GIP, forze dell’ordine, ufficiali giudiziari, tutti pagati dalla collettività.

In cuor mio stanotte qualche parola di disappunto verso il magistrato che per primo ha accolto la denuncia non rendendosi conto fin da subito che non c’era nulla su cui dibattere e che tutto andava archiviato fin da subito non mancherà.

Credo sia umanamente comprensibile.

Ma d’altronde siamo il paese in cui un carabiniere in tenuta antisommossa, a una donna che gli ha semplicemente chiesto “Cosa ha detto il presidente Mattarella?” ha risposto “Non è il mio presidente, non ho votato per lui”…

Meritiamo il commissariamento.

maicolengel at butac punto it

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