Biologico buono, glifosato cattivo

Affrontiamo ancora una volta la questione del glifosato, della "chimica cattiva", del biologico panacea di tutti i mali

Basterebbe notare l’intonazione del doppiatore delle interviste in lingua straniera, sfruttato dalla trasmissione Indovina chi viene a cena, per rendersi conto del bias della trasmissione. La voce è attentamente impostata con un tono drammatico, molto più drammatico di quello che sceglie invece la voce originale, che con un po’ di attenzione si riesce a sentire sotto il doppiaggio italiano. Ma non è di doppiaggio che oggi vogliamo parlare, oggi vorremmo occuparci solo di una precisa affermazione, fatta nel corso della trasmissione Indovina chi viene a cena di qualche sera fa, quella che vede il glifosato colpevole dell’insorgenza dell’autismo. Sia chiaro, tutto il servizio con ospite il dottor Franco Berrino andrebbe sottoposto ad accurato fact-checking, ma si tratterebbe dell’ennesima replica di cose già dette e ripetute più volte.

Un salto nel passato

Prima di tutto però vorrei fare un salto nel passato, perché non è la prima volta che incrociamo sul nostro percorso Sabrina Giannini. La prima volta fu nel 2017: a marzo, infatti, scrivemmo un articolo che confutava in parte quanto era stato riportato in una puntata dedicata all’allevamento dei salmoni. Sabrina Giannini ci scrisse chiedendo le nostre scuse e la pubblicazione della replica immediate nonché rimozione dell’immagine che accompagnava il nostro articolo sui social, questa:

Noi non chiedemmo scusa, ma pubblicammo la sua mail, senza rimuovere alcunché dal nostro articolo, e ci venne risposto così:

Signori della Bufala,

io non so che esperienza abbiate voi di giornalismo

ma intuiscono molto poca, per come verificate le vostre fonti.

E ancora:

Non sto neppure a rispondere alle vostre inconsistenti controrepliche, argomentazioni che non smontano una sola cosa detta da noi. Rimane vedo quel cartello diffamatorio, controbilanciato da un titolino che non evidenzia affatto il senso della mia richiesta di dire chiaramente che la bufala l’avete riportata voi.

E ancora:

Io ho realizzato inchieste per report per 19anni, ho avuto molte denunce senza averne persa una.

Io credo che la vostra superficialità, riportata in tv, vi sommergerebbe di querele. E le perdereste

Essere piccoli e quasi invisibili (e sul web) non vi difende più dalle querele.  Lo sapete almeno questo, vero?

saluti

Sabrina Giannini

Noi subivamo già svariate querele, come ne abbiamo subite fino a oggi, e le abbiamo bene o male vinte tutte. Ma evitiamo di rispondere a chi ci critica usando il principio d’autorità per cui se le abbiamo sempre vinte noi allora siamo i buoni a prescindere. Curiosamente la minaccia fatta da Giannini in quel 2017 è uno di quei casi in cui poi la querela non è mai arrivata, avrà deciso che eravamo un pesce troppo piccolo da trattare? O forse il suo avvocato le avrà fatto presente che il nostro articolo rientrava appieno nel diritto di critica, chissà.

Nel 2018 c’è stato un secondo momento di incontro-scontro, momento che riteniamo sia molto più divertente per come l’ha raccontato su Next Quotidiano Elio Truzzolillo. Long story short, Giannini ci dava dell’anonimo codardo, quattro mesi dopo che i giornali di tutto il Paese avevano raccontato la storia del sequestro totale del sito, compresa persino una presa di posizione della FNSI in difesa del diritto di critica; ero stato intervistato pure dalla redazione del TG3, alla faccia dell’anonimo codardo…

Bio sempre buono [di Thunderstruck]

La puntata del 7 aprile si apre parlando di pesticidi e agricoltura; il primissimo servizio è una dichiarazione d’amore nei confronti dei prodotti biologici e al contempo una dichiarazione di guerra nei confronti di pesticidi e glifosato. Del glifosato ve ne parlerà dopo maicolengel. Io vorrei spendere qualche parola sul biologico.

Il dottor Berrino cita degli studi che dimostrerebbero quanto bene faccia il biologico, addirittura chi mangia spesso biologico ha il 25% di probabilità in meno di ammalarsi di cancro perché non assume pesticidi e robaccia chimica.

Ma veniamo al dunque. I prodotti fitosanitari in UE

sono soggetti a un duplice processo di approvazione. In primo luogo, le sostanze attive sono approvate a livello dell’UE purché soddisfino una serie di criteri. La Commissione approva una sostanza attiva per uno o più usi specifici in seguito a una valutazione del rischio effettuata dalle agenzie nazionali di regolamentazione e dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), a un esercizio di gestione dei rischi realizzato dalla Commissione e all’approvazione da parte di un comitato permanente composto da rappresentanti degli Stati membri. L’approvazione può essere subordinata a condizioni ed è di norma concessa per un periodo di 10 anni. Una serie di deroghe è applicabile in casi specifici. In secondo luogo, un prodotto fitosanitario commerciale contenente una o più delle sostante attive approvate è autorizzato a livello degli Stati membri se soddisfa determinate condizioni, tra cui: essere sufficientemente efficace in condizioni realistiche di utilizzo, non avere (direttamente o indirettamente) effetti nocivi sulla salute dell’uomo o degli animali e non avere alcun impatto inaccettabile sull’ambiente. Al fine di agevolare il processo di autorizzazione, l’UE è stata suddivisa in tre zone amministrative: nord, centro e sud.

Un prodotto fitosanitario approvato è soggetto al regolamento UE 396/2005 concernente i livelli massimi di residui di antiparassitari nei o sui prodotti alimentari e mangimi di origine vegetale e animale e che modifica la direttiva 91/414/CEE del Consiglio. 3870 pagine di regolamento in continua crescita e aggiornamento; mediamente viene aggiornato una decina di volte l’anno, solo nei primi quattro mesi del 2024 è già stato aggiornato cinque volte. L’aggiornamento viene fatto perché un nuovo principio attivo è stato autorizzato, è scaduta l’autorizzazione di un principio attivo e nessuno ne ha chiesto il rinnovo, si aggiornano i limiti, di solito più restrittivi della versione precedente, o si revoca l’autorizzazione a un prodotto fitosanitario perché nuove prove scientifiche ne hanno dimostrato la reale pericolosità per l’uomo, gli animali o l’ambiente. Alcuni prodotti sono soggetti anche ai limiti della Direttiva 2006/125 sugli alimenti destinati a lattanti e bambini.

A Giannini che tanto odia la chimica ricordiamo che anche il solfato di rame (noto anche come verderame o ramato) e il sangue bovino (usato anche questo in agricoltura biologica come fertilizzante) sono “chimica”. E ricordiamo anche che ci sono fior fiore di regolamenti che autorizzano l’utilizzo di taluni prodotti e sostanze nella produzione biologica (ad esempio il 2021/1165 o il 540/2011). Al dottor Berrino vorrei anche ricordare che spesso e volentieri gli agricoltori non utilizzano le necessarie precauzioni durante la manipolazione dei prodotti fitosanitari per cui è facile ammalarsi quando non si lavora in sicurezza (e la cultura della sicurezza in Italia è quasi completamente assente, ma questo è un altro discorso).

A ogni modo possiamo affermare che

In summary, our comprehensive review of the published literature on the comparative health outcomes, nutrition, and safety of organic and conventional foods identified limited evidence for the superiority of organic foods. The evidence does not suggest marked health benefits from consuming organic versus conventional foods, although organic produce may reduce exposure to pesticide residues and organic chicken and pork may reduce exposure to antibiotic-resistant bacteria. (fonte: Are Organic Foods Safer or Healthier Than Conventional Alternatives? A Systematic Review)

Ovvero:

In sintesi, la nostra revisione completa della letteratura pubblicata sugli esiti comparativi in termini di salute, nutrizione e sicurezza degli alimenti biologici e convenzionali ha identificato prove limitate della superiorità degli alimenti biologici. Le prove non suggeriscono notevoli benefici per la salute derivanti dal consumo di alimenti biologici rispetto a quelli convenzionali, sebbene i prodotti biologici possano ridurre l’esposizione ai residui di pesticidi e il pollo e il maiale biologici possano ridurre l’esposizione ai batteri resistenti agli antibiotici. [Un po’ la scoperta dell’acqua calda…, ndThunderstruck]

E che:

No evidence of a difference in content of nutrients and other substances between organically and conventionally produced crops and livestock products was detected for the majority of nutrients assessed in this review suggesting that organically and conventionally produced crops and livestock products are broadly comparable in their nutrient content. The differences detected in content of nutrients and other substances between organically and conventionally produced crops and livestock products are biologically plausible and most likely relate to differences in crop or animal management, and soil quality. It should be noted that these conclusions relate to the evidence base currently available, which contains limitations in the design and in the comparability of studies. There is no good evidence that increased dietary intake, of the nutrients identified in this review to be present in larger amounts in organically than in conventionally produced crops and livestock products, would be of benefit to individuals consuming a normal varied diet, and it is therefore unlikely that these differences in nutrient content are relevant to consumer health.

(Fonte: Comparison of composition (nutrients and other substances) of organically and conventionally produced foodstuffs: a systematic review of the available literature Report for the Food Standards Agency Nutrition and Public Health Intervention Research Unit London School of Hygiene & Tropical Medicine)

Ovvero:

Non è stata rilevata alcuna prova di una differenza nel contenuto di nutrienti e altre sostanze tra colture e prodotti animali prodotti biologicamente e convenzionalmente per la maggior parte dei nutrienti valutati in questa revisione, suggerendo che le colture e i prodotti animali prodotti biologicamente e convenzionalmente sono ampiamente comparabili nel loro contenuto di nutrienti.

Le differenze rilevate nel contenuto di nutrienti e altre sostanze tra colture biologiche e convenzionali e prodotti animali sono biologicamente plausibili e molto probabilmente si riferiscono a differenze nella gestione delle colture o degli animali e alla qualità del suolo. Va notato che queste conclusioni si riferiscono alla base di prove attualmente disponibile, che contiene limitazioni nella progettazione e nella comparabilità degli studi. Non ci sono prove concrete che un aumento dell’assunzione alimentare dei nutrienti identificati in questa revisione come presenti in quantità maggiori nelle colture e nei prodotti animali prodotti con metodi biologici rispetto a quelli prodotti convenzionalmente possa essere di beneficio per gli individui che consumano una normale dieta variata, ed è quindi improbabile che queste differenze nel contenuto di nutrienti siano rilevanti per la salute dei consumatori.

Quindi, come da copione, abbiamo chi dice che il biologico è migliore, non porta prove concrete ma cita solo degli studi, e chi afferma che da un punto di vista nutrizionale non c’è differenza.

In realtà delle differenze ci sono e non sono differenze da poco. Solo che non sono quelle che ci si potrebbe aspettare.

Innanzitutto, la resa. Da un punto di vista di resa del terreno – e lo dichiarano anche i coltivatori di mele a inizio trasmissione – la resa delle agricolture biologiche è circa del 20% in meno, ma potrebbe essere ancora più scarsa in anni particolari – e se volessimo tutti nutrirci di prodotti biologici sarebbe un bel problema per il pianeta: allevamento e agricoltura biologica richiedono molto più spazio per ottenere la stessa rendita della produzione convenzionale (vi ricordo infatti che all’interno della definizione di agricoltura biologica è compreso anche l’allevamento.) In secondo luogo il costo: i prodotti biologici costano di più, e non poco di più.

Forse invece di incensare la produzione biologica come panacea di tutti i mali, e affossare quella convenzionale come se fosse il male sceso in terra, non sarebbe meglio insegnare alla popolazione come avere un consumo consapevole? Insegnare, perché pare ce ne sia bisogno, quali sono i prodotti tipici di ogni stagione, e imparare a consumare solo i prodotti di stagione senza cercare stranezze tipo le ciliegie a dicembre, che al di là di tutto hanno la stessa sostenibilità delle centrali a carbone.

Glifosato cancerogeno [di maicolengel]

La puntata del 7 aprile di Indovina chi viene a cena dedica un lungo momento a parlare di pesticidi nel piatto, e subito sentiamo nominare il glifosato, nemico giurato di una certa frangia del giornalismo internazionale. Si parte fin da subito con quella che a noi viene da definire disinformazione, il dottor Berrino infatti racconta:

Sai queste agenzie regolatrici, ci sono delle enormi pressioni dell’industria, per esempio, quando l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro ha definito cancerogeno il glifosato l’EFSA, la nostra agenzia europea, ha detto, ha concluso, con un altro gruppo di sedicenti scienziati ha detto no, non c’è nessun problema.

Ma le cose non stanno proprio così, vi riporto dal sito della Fondazione Veronesi:

Dopo attenta analisi delle prove disponibili, la IARC di Lione ha classificato il glifosato nel gruppo 2A, tra i probabili cancerogeni.
ECHA, EFSA, OMS e FAO hanno espresso giudizi più rassicuranti, ma hanno previsto comunque misure di cautela, come il divieto di utilizzarlo in aeree densamente popolate o la necessità di riesaminare i livelli massimi di residui di questa sostanza che per legge possono essere presenti dentro e sopra gli alimenti.

Perché Berrino non specifica che appunto IARC ha classificato il glifosato come “probabile” cancerogeno, e non in una classe di rischio più alta? Perché lascia intendere ai telespettatori che sia nella classe di rischio certo? Spiega ancora Fondazione Veronesi:

Nella stessa categoria sono presenti quasi un  centinaio di agenti, tra cui, a titolo di esempio, il DDT, gli steroidi anabolizzanti le emissioni da frittura ad alta temperatura, le carni rosse, le bevande bevute molto calde e le emissioni prodotte dal fuoco dei camini domestici alimentati con biomasse, soprattutto legna. In pratica si tratta di sostanze per cui ci sono prove limitate di cancerogenicità negli esseri umani, ma dimostrazioni più significative nei test con gli animali.

E ancora:

…nel 2016 l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e l’Organizzazione delle nazioni unite per il cibo e l’agricoltura (FAO) hanno condotto un’analisi congiunta giungendo anche loro alla conclusione che “è improbabile che il glifosato comporti un rischio di cancro per gli esseri umani come conseguenza dell’esposizione attraverso l’alimentazione“.

Quindi abbiamo il dottor Berrino che ha praticamente affermato che gli studi e le analisi di OMS, FAO, EFSA e pure IARC siano portate avanti da falsi scienziati con legami con le industrie. Il termine “sedicenti” significa, secondo il vocabolario della lingua italiana “Chi si attribuisce arbitrariamente un nome, una qualifica o una qualità”: non credo che dentro EFSA, OMS e FAO ci siano soggetti che sostengono di esser quello che non sono, ma se qualcuno è a conoscenza di fatti di questa gravità dovrebbe portarli all’attenzione di chi può prendere provvedimenti quanto prima, non di una trasmissione TV. Se proprio volessimo fare i pignoli sedicente è chi, con il titolo di epidemiologo, poi si propone come esperto di alimentazione.

Sia chiaro, poco più avanti nella trasmissione viene specificata la classificazione secondo IARC, mostrando chiaramente che si parla del gruppo 2A, ma senza demonizzare alla stessa maniera tutte le altre sostanze, citate ad esempio poco sopra da Fondazione Veronesi. Perché?

maicolengel & Thunderstruck

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