I contanti inquinano…

Così sembrerebbe (a sentire chi ci fornisce le carte di pagamento)

Abbiamo più volte trattato l’argomento contanti e valuta elettronica, anche spezzando lance in favore dei pagamenti elettronici. Oggi, a dimostrazione dell’indipendenza di BUTAC, tratteremo un articolo che va (sembra andare) in senso quasi opposto. Come sempre in nome della corretta informazione.

La segnalazione che abbiamo ricevuto ci rimandava a un articolo del Sole 24 Ore. Articolo dal titolo:

Inquinamento da contante in Italia, 2,7 kg di CO2 per abitante generate dai pagamenti cash. Al secondo posto in Europa dopo la Germania.

E l’articolo ci riportava i dati di un rapporto pubblicato da The European House – Ambrosetti.

Ve ne riporto una piccola parte:

Secondo le stime elaborate da European House Ambrosetti nell’ambito della Survey agli esercenti condotta dalla Community Cashless Society, il pagamento cashless ha un’impronta di carbonio inferiore del 21% rispetto al contante, vengono così anticipati in alcuni risultati del rapporto della Community Cashless Society 2024 che sarà discusso a Cernobbio il 4 Aprile con le Istituzioni e le aziende della filiera cashless.

La prima cosa che vorrei dire, probabilmente per alcuni un po’ da anziano, è che siamo in Italia: perché parlare di survey, per dire sondaggio o indagine, e cashless, senza contanti/pagamenti elettronici? L’italiano è una lingua ricca, magari non sempre abbiamo termini perfetti a descrivere quanto vorremmo spiegare, ma in questo caso si tratta solo e unicamente di voglia di riempirsi la bocca di parole dal suono inglese e non di necessità. Bisognerebbe cercare di stare un po’ più attenti quando si scrivono articoli che sono dedicati a un pubblico di persone che già faticano a parlare in italiano corretto, figuriamoci a capire se nello specifico caso si intende parlare appunto di sondaggio (e quindi una raccolta dati che non si basa sulle evidenze scientifiche) o indagine.

Tutto questo non ha a che fare direttamente con lo studio.

La prima cosa che vorrei segnalare è che i dati vengono da un rapporto che si basa su dati generati non da uno studio scientifico ma da un calcolo comparativo, che parte dal presupposto che i pagamenti digitali, secondo la Community Cashless Society, abbiano un impatto ambientale inferiore del 21% rispetto ai pagamenti in contanti. Il dato può essere corretto, non abbiamo elementi per dire che non lo sia. Ma chi è la Community Cashless Society? Ce lo spiega lo stesso The European House – Ambrosetti:

Istituita da The European House – Ambrosetti nel 2015, la Community Cashless Society è una piattaforma di confronto costruttivo e permanente sul tema dei pagamenti elettronici a 360°, che coinvolge gli attori di riferimento (business e Istituzioni) … La Community raccoglie alcuni tra i principali attori della filiera dei pagamenti.

Ovvero i partner che fanno parte della piattaforma sono quelli che vedete in questa infografica:

I partner di questa associazione sono praticamente tutti legati al mondo del pagamento elettronico, mondo che anche noi apprezziamo molto. Io utilizzo quasi esclusivamente pagamenti elettronici nella mia vita quotidiana, anche per piccolissimi importi. Oramai il contante lo uso per fare elemosina per strada e per pagare quelle poche edicole ancora non fornite di POS. Ma quello che vorrei che fosse chiaro è che siamo di fronte a un rapporto commissionato da aziende che, nella maggioranza dei casi, hanno precisi interessi a denigrare in qualche modo il pagamento in contanti. Titolare, come ha fatto il Sole 24 Ore, dando a intendere che ci sia un grande merito ecologico nel passare al pagamento elettronico è greenwashing.

Per spiegarvi cosa significa il termine greenwashing abbiamo scelto di usare la definizione della Banca d’Italia:

È greenwashing quando un’affermazione sulla sostenibilità contiene informazioni false o capaci di ingannare consumatori, investitori e altri partecipanti al mercato, oppure quando vengono omesse informazioni rilevanti per le loro decisioni (questo è il caso, ad esempio, di affermazioni parziali, selettive, non chiare, incomprensibili, vaghe, semplicistiche, ambigue, non tempestive o non dimostrate). Le affermazioni fuorvianti possono essere trasmesse attraverso vari canali, fra cui materiali di marketing, rapporti volontari, etichette e certificazioni di sostenibilità, siti web, social media e influencer.

Nel caso specifico il greenwashing è usare la CO2 del titolo per darci a intendere che passare al pagamento elettronico possa avere un peso rilevante nella transizione ecologica. Non è così. Capiamoci, in Italia ci sono circa 38,7 milioni di soggetti patentati, in Italia ogni anno si consumano circa 43,5 miliardi di litri di benzina, questo significa che ogni patentato consuma circa 1124 litri di benzina all’anno, e secondo le stime un litro di benzina genera circa 2,3 kg di CO2. Basterebbe consumare due litri di benzina in meno all’anno da parte di tutti quei patentati per avere una riduzione maggiore di quella che si avrebbe smettendo tutti di usare il contante.

Triste vedere una testata importante come il Sole 24 Ore dare spazio a questo tipo di (dis)informazione. Ma non ci dovremmo stupire, è come quando leggiamo che il cioccolato fa dimagrire e poi andando a leggere i dettagli dello studio scopriamo che è stato finanziato dagli stessi produttori di cioccolato, o quando leggiamo che il vino fa bene e lo studio è commissionato dalla lobby dietro i produttori di alcolici.

redazione at butac punto it

Se ti è piaciuto l’articolo, sostienici su Patreon o su PayPal! Può bastare anche il costo di un caffè!
Un altro modo per sostenerci è acquistare uno dei libri consigliati sulla nostra pagina Amazon, la trovi qui.

BUTAC vi aspetta anche su Telegram con il canale con tutti gli aggiornamenti e il gruppo di discussione, segnalazione e quattro chiacchiere con la nostra community.