Il Corriere, le nocciole e i tumori

La fonte usata è un singolo studio, non peer reviewed, che non dimostra una correlazione fra uso di pesticidi e tumori, e che inoltre non è stato pubblicato su una testata scientifica

Ci è stato segnalato un articolo apparso sul Corriere della Sera il 18 settembre 2023. Si parte dal titolo:

Nocciole, contaminazione delle falde e tumori: «I prodotti chimici costano la metà di quelli biologici. È come se ci incitassero ad usarli»

Il virgolettato del titolo è qualcosa che a chi ne capisce un minimo di scienza fa venire l’orticaria (quella sì, assolutamente naturale). Dare a intendere che i prodotti biologici non facciano uso di sostanze chimiche è disinformazione figlia della narrazione che vuole bio=buono e naturale, mentre chimico=sporco e cattivo. È vero che nei prodotti biologici è vietato l’uso di pesticidi industriali, ma si usano altri tipi di pesticidi, erbicidi e fertilizzanti, che sono comunque chimici visto che tutto è chimica: dare a intendere diversamente è pura disinformazione.

Ma la parte che ci interessa di più viene dopo. Scrive la giornalista Irene Lodigiani:

Sono numerosi gli studi pubblicati dall’Università degli Studi della Tuscia (UniTus) di Viterbo sull’uso eccessivo di pesticidi nella zona e delle loro conseguenze sull’ecosistema circostante.

Il link rimanda a un testo pubblicato per un dottorato di ricerca in Meccanica agraria, dal titolo:

Esposizione a polvere e rumore per gli addetti alla filiera del nocciolo

Dal titolo non ci sembra un testo nato per studiare la correlazione tra uso di pesticidi e sue conseguenze. E se cerchiamo nel motore di ricerca dell’Università della Tuscia uno dei numerosi “studi”, usando le parole chiave “pesticidi” e “tumori” (o i loro equivalenti in inglese), l’unica risposta che riceviamo è:

La ricerca non ha prodotto risultati

Oltretutto un testo realizzato per un dottorato di ricerca non è in alcuna maniera paragonabile a uno studio che è stato sottoposto a peer review, sfruttarlo come se lo fosse è un errore che causa confusione in chi legge l’articolo. Nel testo linkato dalla giornalista si evidenzia come ci sia un rischio per i lavoratori che si occupano della raccolta delle nocciole. Non si tratta però di un rischio certamente dovuto alla presenza di pesticidi, bensì al fatto che alcune delle polveri presenti possono risultare cancerogene, come ad esempio la silice libera cristallina, che viene specificatamente citata nel documento, ma che non è tra gli ingredienti dei pesticidi. Nessuno nega che l’inalazione di polveri contenenti silice cristallina possa causare malattie come silicosi, tubercolosi polmonare, malattie respiratorie croniche ostruttive e cancro polmonare. Nel testo linkato dal Corriere però non emerge una correlazione diretta e sicura tra l’uso di pesticidi e lo sviluppo di tumori. Come si possa basare un intero articolo su una tesi da dottorato di ricerca, che non ha passato le verifiche che passano gli studi prima della pubblicazione – e che oltretutto non sostiene quanto si sta riportando – è qualcosa che ci lascia basiti, anche se in realtà a questo modo di fare giornalismo ci siamo un po’ abituati.

Giusto per non dimenticarlo: del tema pesticidi abbiamo parlato più e più volte in passato.

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