La “cultura delle drag queen”
Ci è stato segnalato un video che circola su varie piattaforme social, lo potete visionare qui e riporta l’opinione di Isabella Tovaglieri sul progetto DragTivism. Abbiamo pensato di fare cosa utile nel riportare la trascrizione parziale di quanto viene detto nel video, che riporta estratti dalla trasmissione TV Diritto e rovescio:
Siamo in Spagna, in provincia di Girona, e qui è in corso DragTivism, lo scambio interculturale destinato a giovani tra i 14 e i vent’anni, quindi anche minorenni, provenienti da tutta Europa, con lo scopo di promuovere la cultura delle drag queen. Un evento che ha scatenato non poche polemiche in Europa e in particolare in Italia, poiché finanziato con una somma di più di 35.000€ dall’Unione Europea. Proviamo a parlare con gli organizzatori, che però non gradiscono la nostra presenza.
Intervistato
Ci sono dei giovani minorenni, non potete riprendere.Intervistatore
È un progetto finanziato con soldi pubblici. Ci può dire almeno cosa fate e chi sono i relatori che parlano ai ragazzi?Intervistato
Che sono educatori?
Sono degli educatori che hanno esperienza come drag queen, drag king. Ieri c’è stato uno spettacolo drag realizzato dai ragazzi. L’abbiamo fatto qui dentro, a porte chiuse, non in teatro come avremmo voluto. Dopo tutto quello che è successo! Alla fine uno spettacolo di drag non è molto diverso da un carnevale. In qualsiasi carnevale decente ci si mette la gonna corta e una camicetta che arriva al seno.Diritto e Rovescio
Questi sono i filmati dello spettacolo conclusivo di una delle precedenti edizioni. Immagini che avevano suscitato polemiche, tanto da scatenare un’altra interrogazione parlamentare. Analizzando il sito dell’Unione Europea abbiamo scoperto che a questo progetto, nel corso degli anni, l’Europa ha stanziato più di 117.000€ di fondi pubblici. Ancora, la Commissione Europea nei prossimi anni destinerà più di 11,5 milioni di finanziamenti a circa 150 progetti LGBTQ+. Tra questi, più di 41.000€ per le persone trans che si sentono discriminate nel cinema. 130.000€ per formare nuovi attivisti in tutta Europa. 60.000€ per agevolare le persone trans che vogliono diventare imprenditori. E alle polemiche riguardo all’impiego di questi fondi il mondo drag risponde così.Intervistato
Progetti come DragTivism sono importantissimi per condividere e capire come entrare nel mondo drag. Drag è una forma di espressione. Dandogli visibilità lo si fa conoscere, lo si normalizza, si investe denaro pubblico per tante cose, si può investire anche per questo che si spendano questi soldi.
Due minuti e trenta perfetti per portare avanti una specifica narrazione: l’Unione Europea ci vuole drag, l’Unione Europea approva la “teoria gender”. Partiamo col dire che, come spiegato più volte, tutta la narrazione della teoria gender è un falso creato a tavolino, non esiste alcuna teoria gender, e non è solo BUTAC a dirlo: vedere ad esempio le numerosissime fonti della voce su Wikipedia, molte delle quali accademiche e scientifiche.
Ma cosa è DragTivism? Ve lo riportiamo per come lo spiega il sito del progetto Erasmus:
DragTivism vuole essere un’opportunità per i coetanei di diversi paesi di esplorare l’espressione di genere come forma d’arte, ma anche come forma di attivismo che consente di sfidare lo spettro di genere, ma anche altre situazioni ingiuste affrontate dal divario di genere e dai numerosi soffitti di cristallo che le donne e le minoranze affrontano quotidianamente.
Obiettivi:
– Esplorare il genere da diverse prospettive, comprese le realtà nazionali che i partecipanti portano con sé.
– Esaminare in modo specifico le esperienze dei giovani LGBTI+ e considerare una gamma di approcci e azioni diversi per creare resilienza e aumentare l’inclusione.
– Considerare le pratiche per contrastare l’incitamento all’odio tra i giovani, affrontare i pregiudizi e contrastare la discriminazione attraverso l’arte e l’attivismo.
– Esplorare i nostri possibili “alter ego” e come possono essere alleati per l’autosviluppo.
– Imparare alcune competenze sull’arte del Drag che possono anche supportare una certa occupabilità futura.
– Esplorare e celebrare la cultura LGBTI+. – Offrire uno spazio di ricerca e crescita personale ai partecipanti
– Sensibilizzare e aumentare l’accettazione delle persone LGBTI+ in tutta l’Unione Europea
– Raggiungere i cittadini, promuovere la diversità e la non discriminazione
– Utilizzare il programma Erasmus+ come strumento per realizzare progetti che promuovano i diritti LGBTI+, i diritti umani e l’uguaglianza.
Onestamente credo che basterebbe vedere la docuserie di Maurizio Merluzzo “Vita da Drag” per rendersi conto di come le accuse dei partiti di estrema destra come la Lega siano solo pretesti per polemizzare e sputare contro l’UE (a spese di chi viene discriminato, dei giovani vittime di odio e pregiudizi, ecc):
Nel video di Diritto e rovescio, come leggete nella trascrizione, si vedono anche alcuni secondi di quello che viene descritto come lo show finale di una delle precedenti edizioni, quale sia non è dato saperlo, quello però su cui vorremmo porre l’attenzione è che alcuni frame riportano una scritta in sovraimpressione ben precisa e non mostrano nulla di sconveniente:
Altri, quelli più forti, sembrano girati in altra location e curiosamente non riportano alcuna scritta:
Altrettanto curiosamente, nelle immagini con le scritte non si vede gente se non la drag queen nel corso di un esibizione, le altre invece appaiono girate in un locale dove sta avvenendo uno show drag, guarda caso se si guarda con attenzione si vede gente con bicchieri in mano, come se fosse una festa. Siamo sicuri sia lo stesso evento? Anche perché del progetto ad oggi esistono due edizioni, una del 2023 e una di quest’anno, e l’intervistato da Dritto e rovescio parla di uno spettacolo a porte chiuse. Nessuno dei due video si trova facilmente online, quindi per noi è impossibile certificare la provenienza di entrambi, ma dovrebbe stare alla redazione di Diritto e Rovescio che li ha mandati in onda, o a chi li usa a scopo politico come Tovaglieri, dimostrare che si tratti dello stesso evento, a noi dei dubbi sono sorti ma a loro evidentemente no.
Purtroppo non sarebbe la prima volta che vediamo fare intenzionalmente confusione per affossare progetti e idee che non piacciono, la tematica è sempre la comunità LGBT+ che evidentemente spaventa una parte del mondo politico o semplicemente serve a tirare acqua al proprio mulino. Tovaglieri non riporta i dati relativi ai fondi che sarebbero dedicati a progetti europei per l’inclusività LGBT+, ma comunque 11,5 milioni di euro spalmati su più anni sono una cifra minuscola rispetto al budget dell’Unione Europea, e si tratta di denari che servono a difendere i diritti di una parte dei cittadini europei stessi, spesso malamente rappresentati anche grazie a un certo bigottismo politico.
Altro che cultura woke.
maicolengel at butac punto it
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