L’epidemia di tumori e quella di disinformazione

...l'opinione di un'oncologa sul blog del Fatto Quotidiano diventa virale, ma quanto c'è di attendibile nelle sue parole?

Siete in tanti negli ultimi giorni ad averci segnalato un contenuto che evidentemente sta diventando virale su più canali. Stiamo parlando di un articolo sul blog dell’oncologa Patrizia Gentilini ospitato dal Fatto Quotidiano. Articolo dal titolo:

L’aumento dei casi di cancro è una notizia che allarma: ecco la mia analisi

Da quell’articolo, diventato molto virale, e su cui Il Fatto Quotidiano guadagna svariati soldini (risultano ben undici contenuti pubblicitari secondo AdBlock: per capirci, sempre AdBlock nell’articolo che state leggendo in questo istante ne rileva due) sono usciti altri pezzi, su altri siti, tutti partendo sempre dall’articolo del FQ e dall’analisi della dottoressa Gentilini, oncologa iscritta all’Ordine dei Medici e chirurghi di Forlì e Cesena dal 1976, alcuni anche intervistandola direttamente in maniera che potesse spiegare più ampiamente la sua opinione. Noi abbiamo già parlato della dottoressa Gentilini durante la pandemia, in quanto grande fan delle terapie domiciliari contro Covid e, in particolare, sostenitrice dell’utilizzo dell’ivemectina; ma già nel 2019 ci dava la sua opinione su Xylella, sempre dalle pagine del suo blog sul Fatto Quotidiano, sul quale evidentemente piace dare spazio agli oncologi sui più disparati argomenti.

L’articolo parte dal dato raccolto dall’Istituto Superiore di Sanità e pubblicato sul sito dello stesso ISS il 19 dicembre 2022:

Tumori: nel 2022 in Italia stimati 390.700 nuovi casi, circa 14 mila in più in 2 anni

I dati che snocciola la dottoressa Gentilini a inizio del suo articolo sono gli stessi citati dall’ISS, lei e l’ISS prendono due strade diverse solo successivamente. Riporta infatti la dottoressa:

L’utilizzo di vaccini a mRNA nel contesto delle malattie infettive non ha precedenti e molte sono ancora le incognite al riguardo, visto che non è chiaro da quali cellule dell’organismo, dopo l’inoculo, venga prodotta la proteina Spike, quanta se ne produca, per quanto tempo e dove si distribuisca. E’ tuttavia accertato che la proteina Spike indotta dal vaccino ha una azione pro-infiammatoria e può interagire con complesse funzioni biologiche dell’organismo, in particolare interferendo con la produzione di citochine, sostanze modulatrici del sistema immunitario. Segnalo poi che questi prodotti non sono stati testati né per genotossicità né per cancerogenicità e nulla sappiamo dei loro effetti a lungo termine.

Partiamo col dire che sostenere che qualcosa “ancora non è chiaro”, linkando un solo studio (peraltro parte di una discussione più ampia) e ignorando tutti gli altri sul tema, sembra la strategia di qualcuno convinto che il suo pubblico non abbia idea di come funziona il metodo scientifico. Sul fatto che non sia chiaro da quali cellule venga prodotta la proteina Spike, quanta se ne produca e dove si distribuisca è un’informazione che, se fossi un giornalista o un lettore, cercherei di verificare chiedendo un altro parere, perché è un’affermazione che anche soltanto analizzandola col buon senso risulta incredibile, a meno che chi legge non sia già convinto che siamo tutti cavie di una sperimentazione a tappeto per la quale è normale iniettarsi una sostanza su cui “sono molte le incognite al riguardo”, e che nessuno (tranne il solito manipolo di eroi dell’internet) ha cercato di indagare prima di distribuirla a miliardi di persone. Qui ad esempio c’è il report dell’EMA su Comirnaty, che potrebbe aiutare la dottoressa Gentilini a chiarirsi le idee su tutti quei dettagli impossibili da reperire e comprendere andando a leggere un unico studio.

Su genotossicità e cancerogenicità sono state spiegate così tante volte le cose, da parte di molti, anche con bibliografie importanti, che diventa incomprensibile che un medico non le abbia ancora capite e continui a ripetere le solite affermazioni riguardo ai mancati test, a meno che non abbia raccolto dati che nessuno conosce e che, però, sarebbe piuttosto urgente portare all’attenzione del pubblico, più urgente ancora che lanciare l’allarme dalle pagine dedicate ai blog sul sito del Fatto Quotidiano.

Anche gli effetti a lungo termine, ovviamente, secondo la dottoressa sarebbero un’incognita. Ma se andiamo a cercare, anche qui scopriamo che molti avevano già spiegato da tempo perché non era possibile che potessero esserci effetti a lungo termine. Qui abbiamo l’esempio di un virologo piuttosto noto che ne scrive a novembre 2021, come riporta il sito dell’Ospedale San Raffaele:

Nel caso dei vaccini a mRNA, il tempo di permanenza delle molecole nell’organismo è particolarmente breve, perché si tratta di molecole fragilissime, che vengono denaturate e dissolte rapidamente, così come vengono denaturate rapidamente le copie di proteina Spike prodotte a partire dall’mRNA. Ciò significa che, già entro 1 giorno dalla somministrazione, nel nostro corpo è rimasto poco o nulla del prezioso contenuto del vaccino. Come può allora funzionare così bene nel proteggerci dal Covid-19? A rendere sufficiente questa presenza effimera del vaccino in circolo, è la straordinaria capacità di reazione e memoria del sistema immunitario. I vaccini funzionano, infatti, stimolando il sistema immunitario a memorizzare l’identikit del virus (la proteina Spike brevemente prodotta a partire dall’mRNA fornito), così da essere in grado di attivare una risposta rapida ed efficiente in caso di una successiva infezione. Questo processo di addestramento avviene in larga parte nei primi giorni dopo l’incontro con l’antigene e in ogni caso viene completato nel giro di 6 giornimassimo 8 settimane. Ecco perché eventuali effetti avversi dovuti a questo processo di attivazione avviene in questa finestra di tempo e non dopo.

Sui tumori la dottoressa Gentilini sarà sicuramente un’esperta, ma sulla permanenza del vaccino e dei suoi prodotti nel nostro corpo crediamo sia più attendibile un virologo che si occupa della materia da tutta la vita. Oltretutto lo stesso Istituto Superiore di Sanità usava altri toni parlando del vaccino:

…nell’assistenza oncologica assume un ruolo di primo piano la vaccinazione anti Covid. Il rischio di morte, tra le persone con storia di cancro e positività all’infezione da SARS-CoV-2, è 2-3 volte superiore tra quelle non vaccinate rispetto alle vaccinate.

Questa informazione la dottoressa Gentilini ha scelto di ometterla nella sua analisi. A nostro avviso non esattamente un dettaglio trascurabile, soprattutto trattandosi di un’oncologa che dovrebbe porre particolare attenzione ai pazienti con questo tipo di patologie.

Concludendo

Negli ultimi vent’anni si è fatto molto per la prevenzione dei tumori, e occorre ancora una volta ricordare che più si fa prevenzione più è possibile evitare le patologie oncologiche, ma anche individuare sul nascere quei casi che, trattati fin da subito, possono risolversi con esito positivo, mentre invece lasciati liberi di progredire possono portare a conseguenze gravi e anche morte. A oggi non esiste alcuna evidenza scientifica che colleghi i vaccini – o, se per questo, anche la sola proteina Spike – a un aumento di diagnosi di tumori. Quella pubblicata da La Verità e da altre testate è l’opinione, senza supporto di studi scientifici, di un singolo medico, solo in Italia ci sono circa 400mila medici che la pensano diversamente. Sarebbe il caso tenerne conto.

maicolengel at butac punto it

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