Fondazione Hume: le fonti, i dati, i bias

Uno "studio" di Mario Menichella riportato da Daniele Capezzone su La Verità

Siete in tantissimi ad averci segnalato un altro articolo apparso sul sito della fondazione Hume. O meglio, siete in tanti ad averci segnalato un articolo apparso su La Verità a firma Daniele Capezzone, che parla dell’articolo sul sito della Fondazione.

L’articolo di Capezzone titola:

Studio choc della Fondazione Hume “Record di morti post vaccinazione”

Non ci metteremo molto oggi, anche se Capezzone nel suo articolo parte con questa frase per presentare il lavoro di Menichella:

Frutto di molti mesi di ricerca, più simile a un libro che a un paper e corredato di una bibliografia enorme…

Noi ci metteremo davvero poco, perché il dato che viene esaltato nel titolo da Capezzone è un dato basato su una fonte inaffidabile, come già dimostrato più volte da svariati fact-checker.

Qui potete trovare l’articolo della Fondazione, che non è uno studio ma solo un’analisi di dati già noti a chiunque si sia occupato di Covid nell’ultimo anno e mezzo. La fondazione non è una testata scientifica, quanto riportato da Mario Menichella non ha subito alcuna revisione, sono le sue opinioni supportate dai dati che lui ha voluto mostrare, nulla di più. Chi titola sostenendo si tratti di uno “studio” sta dando a intendere cose che non sono. Quando si parla di scienza e si usa la parola “studio” è sottinteso che quanto riportato sia pubblicato su una testata scientifica. Non è questo il caso. Uno scienziato queste cose le sa bene, e quando è in buonafede si affretta a chiedere correzione di titoli inesatti. Non ci risulta sia stata richiesta alcuna correzione a Capezzone.

A settembre ci eravamo già trovati a trattare un altro testo prodotto sempre da Menichella, non era un gran lavoro, e noi come altri fact-checker l’avevamo smentito, con fonti.

Menichella è «fisico, data analyst e intellettuale, nipote dell’ex governatore della Banca d’Italia Donato Menichella, esperto di “problemi globali”». Non è un ricercatore scientifico né un medico. Anche stavolta, come a settembre, si è limitato a leggere dei dati e riportarne una sua lettura personale. Senza che questo sia evidenza scientifica di quanto sta affermando.

Sì, perché vedete, il “frutto di molti mesi di ricerca” non è altro che un testo che raccoglie i morti per vaccino secondo le libere segnalazioni fatte al VAERS.

Ma il VAERS non è un registro affidabile, chiunque può fare una segnalazione, senza che questa sia automaticamente corrispondente alla realtà dei fatti. Più volte abbiamo mostrato segnalazioni che non avevano alle spalle casi reali, ma che erano state comunque inserite all’interno del database. Menichella, spiegandoci i database che raccolgono gli eventi avversi (VAERS, MHRA e EudraVigilance), racconta:

Di questi tre database, quello di gran lunga migliore per trasparenza e completezza dei dati è il VAERS, che da oltre 30 anni raccoglie le segnalazioni di effetti avversi relative a tutti i vaccini somministrati, e già solo per i vaccini anti-Covid contiene migliaia di pagine che riportano in dettaglio ciascuna una decina di eventi avversi mortali, con data, età e eventuali patologie della persona morta e data della vaccinazione. Ma sono segnalati anche eventi meno gravi – che rappresentano la maggior parte – fino a quelli minori.

Sia chiaro: è vero che il database VAERS riporta moltissime informazioni utili, o meglio riporta moltissimi campi da compilare, utili una volta che sono stati redatti con coscienza. Il problema è che il database è pieno di segnalazioni di eventi avversi gravi dove i dati non sono stati inseriti con coscienza. Sono segnalazioni spesso di eventi fatali, che però una volta verificate riportano al nulla. Menichella non si è messo a verificarle una a una, le ha prese per buone, e basandosi su quelle ha scritto il suo lungo testo.

Un particolare che ritengo importante aggiungere è che man mano che andiamo avanti con le vaccinazioni i morti post vaccino aumenteranno, non perché il vaccino presenti criticità, ma perché la popolazione vaccinata per prima (che siano prime dosi, seconde dosi o richiami), è quella più fragile e quindi più soggetta a decessi, con o senza vaccinazioni. Ma anche di questo Menichella nel suo lungo testo non fa menzione.

In compenso è interessante leggere la “ricca” bibliografia a cui faceva riferimento Capezzone, che riporta link alla CDC, ma anche allo stesso Capezzone, citato due volte. Menichella invece si autocita sei volte, e cita anche soggetti come Bret Weinstein, FoxNews, il Washington Examiner (testata conservatrice americana, nota anche per le sue prese di posizione pseudoscientifiche, oltre che per essere razzista, omofoba ecc). Tanto per non farsi mancare nulla linka pure il codice di Norimberga, e lo usa tra le fonti, sostenendo che la vaccinazione lo violi.

Questi elementi dovrebbero essere evidenze che ci fanno capire che siamo di fronte a un testo che per quanto lungo non ha alcun valore scientifico, e che non andrebbe sfruttato come fonte di articoli giornalistici.

La cosa che mi sta sulle scatole (e dovrebbe anche a voi) è che soggetti come Capezzone e testate come La Verità danno grandissimo risalto a studi non verificati, i quali però seguono la tesi da loro cavalcata (i vaccini fanno male, meglio le terapie domiciliari) ed evitano di riportarne altri, come questo di metà settembre, pubblicato sul British Medical Journal, che titolava:

Covid-19: Unvaccinated face 11 times risk of death from delta variant, CDC data show

Siamo tutti d’accordo che le quasi 70 pagine di Menichella (67, più 13 di bibliografia) meriterebbero ulteriori analisi, ma Capezzone e Menichella sono pagati, BUTAC è un servizio volontario e gratuito e credo che non sia necessario aggiungere altro alla mia analisi. Ulteriori approfondimenti li faranno i tanti servizi di fact-checking che ricevono fondi e finanziamenti, noi non rientriamo tra quelli.

maicolengel at butac punto it

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