Istigazione all’evasione fiscale

evasione fiscale

Questa è una storia a lieto fine, ma qualche giornalista non proprio capace ha deciso di passarla ai propri lettori in una maniera davvero bizzarra, visto che nell’omettere particolari ci si ritrova con articoli che sembrano invitare all’evasione fiscale.

“Ho evaso per salvare l’azienda”: imprenditore di Pordenone assolto

Questo il titolo che a inizio dicembre è stato lanciato da svariate testate. Il Giornale prende come fonte Il Fatto Quotidiano, linkando però la loro home page (così che verificare i fatti diventa un filo più complesso per il lettore casuale). Il Fatto a sua volta usa come fonte Il Gazzettino, che purtroppo non permette di leggere gli articoli nella loro interezza senza abbonamento. Per fortuna a fare un filo di chiarezza ci pensa La Stampa:

Nel 2008, l’inizio della crisi, una discesa apparentemente infinita. Ha impegnato tutto ciò che aveva. Ha perfino incassato in anticipo le polizze pensionistiche e venduto le ultime collezioni private che gli restavano. Siccome i soldi non bastavano, ha chiesto aiuto ad amici e parenti, perché sette delle nove banche con cui intratteneva rapporti commerciali lo hanno abbandonato. Al fianco gli sono rimaste solo una piccola Bcc e Ifis. Ma alla fine ce l’ha fatta e i libri in Tribunale non li ha portati, mentre l’azienda ha iniziato a riprendersi e oggi realizza numerose altre infrastrutture in giro per il mondo.

In quel Tribunale ci è però finito ugualmente, da imputato di omesso versamento di ritenute certificate. 262 mila euro del 2011: preferì pagare gli stipendi dei 50 dipendenti e onorare gli impegni con i fornitori, posticipando i versamenti al Fisco.

Ha spiegato di aver sempre pagato tutto, ma un giorno, d’improvviso, i fidi erano stati azzerati e i 420 mila euro di crediti da enti pubblici non si riuscivano ad incassare. «Le banche ci hanno chiesto di rientrare, dovevamo acquistare la materia prima in contanti. Che cosa dovevamo fare in queste condizioni disperate? Ho chiesto al Fisco di rateizzare perché dovevo pagare gli operai e i fornitori. Mi chiedevo se stessi andando nella direzione giusta, adesso le banche stanno chiudendo, noi no. Ho liquidato in dieci anni 6,8 milioni di euro di tasse e oggi il 30% di sanzioni, oltre agli interessi per i ritardati pagamenti: penso di essere stato sufficientemente punito per questa mia strategia».

Avete letto con attenzione?

Il signor Lorenzon aveva un debito con il fisco, ma ha scelto di non pagarlo subito. Ha usato i soldi che aveva per pagare i dipendenti, ha fatto richiesta di rateizzazione e oggi ha pagato il 30% di quanto doveva di sanzioni e gli interessi per i ritardati pagamenti. Quindi non ha evaso: non aveva i soldi per pagare subito, ha rateizzato ma la cifra che doveva al fisco era così alta che è scattata in automatico la denuncia e il procedimento penale. Siccome però il Signor Lorenzon è un buon imprenditore e ha già iniziato a pagare debiti e sanzioni per gli stessi, il giudice ha deciso di assolverlo. Ma è un signore come tutti gli altri, non è che a lui sia stato fatto un trattamento speciale, è lui che si è comportato in maniera esemplare, onorando i suoi impegni prima con i suoi dipendenti e poi con lo Stato.

Titolare come se fosse stato assolto pur avendo evaso il fisco è fare disinformazione col rischio che qualche altro soggetto, magari meno corretto del signor Lorenzon, pensi che con la scusa della crisi si possano non pagare le tasse. Lo capite che è sciocco e poco professionale far credere tutto questo ai propri lettori? Avete idea di quanti scemotti ci sono nel nostro Paese che credono a quelle sciocchezze del Popolo Unico, che si sentono nel diritto di non pagare multe e tasse varie?

Quando si decide di scrivere un articolo di giornale sarebbe molto importante tenere presente tutti questi fattori, e invece ci si lascia andare a facili sensazionalismi, dimenticandosi che si è pagati per informare, non per fare spettacolo.

maicolengel at butac punto it

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