Le dimissioni di Papa Ratzinger

maicolengel butac 25 Lug 2018
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Un lettore mio concittadino mi ha inviato una mail in cui mi segnala una storia interessante, un complotto. Amo i complotti. Specie quando chi me li segnala mi fornisce anche tutti gli elementi per confutarli.

Si parte da lontano. Nel 2016 sul blog di Maurizio Blondet appare un articolo che titola:

Benedetto XVI è costretto a mentire. Da chi?

Nel lungo testo di Blondet si narra:

Un anno fa, nel settembre 2015,  ipotizzai che Ratzinger si fosse dovuto dimettere perché le potenze mondialiste avevano tagliato fuori la banca vaticana da SWIFT, il sistema di transazioni finanziarie globali:  ciò che rendeva il Vaticano uno stato-canaglia come l’Iran, e non gli consentiva alcun pagamento se non in contanti.  E difatti, appena  le telecamere ripresero l’elicottero con cui Benedetto XVI si ritirava a Castelgandolfo,   il Vaticano fu ricollegato a SWIFT,   i bancomat ripresero a funzionare…

La storia viene poi ripresa da altri, e ovviamente oggi circola ancora.

Ma davvero Papa Ratzinger fu costretto a dimettersi per un blocco delle transazioni finanziare globali del Vaticano?

Ovviamente no, siamo di fronte a una di quelle leggende che tramandate via internet vivono di vita propria, e trovano sempre qualcuno pronto a cascarci. Mica solo piccoli blog eh, anche su testate nazionali come Il Giornale si dava spazio alla teoria complottistica:

L’accusa dei tradizionalisti Usa: “Così Obama ricattò Ratzinger”

Con un articolo che terminava così:

In effetti nel dicembre 2013 Deutsche Bank chiuse i bancomat all’interno della Santa Sede con la scusa delle indagini sulle norme anti-riciclaggio sullo Ior, ma poi il giorno il giorno successivo alle dimissioni dell’ex pontefice il Vaticano e la banca trovarono subito un accordo. Riaprendo i bancomat.

Sia chiaro, il blocco dei bancomat (non della transazioni globali) avvenne davvero e furono veramente sbloccati negli stessi giorni in cui Papa Bendetto annunciava le sue dimissioni. Ma ci sono spiegazioni dei fatti decisamente più semplici e convincenti di quanto viene sostenuto dai teorici del complotto. Come spiegava il Sole 24 Ore:

Il blocco dei bancomat in Vaticano scattato all’inizio del 2013 è scaturito da una segnalazione della procura di Roma, nell’ambito dell’inchiesta su presunte attività di riciclaggio legate ad operazioni avviate dallo Ior, la banca della Santa Sede. La notizia è trapelata ieri, pochi giorni dopo la la decisione della Banca d’Italia di negare a Deutsche Bank Italia, l’unico istituto che da anni gestiva i Pos con il bancomat ed il circuito mondiale delle carte di credito nel piccolo stato vaticano, l’autorizzazione a operare. Infatti – secondo quanto appreso – la negazione da parte di palazzo Koch a partire dal 6 dicembre scorso dell’autorizzazione è avvenuta per assenza dei presupposti giuridici.

In particolare, per l’assenza, presso lo Stato della Città del Vaticano, di una legislazione bancaria e finanziaria e di un sistema di vigilanza prudenziale, ulteriori rispetto a quelli in materia di anti-riciclaggio.

Quindi nessun blocco Swift, nessun complotto internazionale. Sempre il Sole 24 Ore ci spiegava il 12 febbraio 2013:

Le motivazioni del blocco degli sportelli bancomat
Via Nazionale, all’inizio dello scorso dicembre, aveva revocato l’autorizzazione non per ragioni attinenti il gruppo tedesco, ma dopo una segnalazione scaturita dall’inchiesta in corso da parte della Procura di Roma su presunti casi di riciclaggio nella gestione dello Ior, la banca vaticana. Il blocco, quindi, non ha riguardato disfunzioni o irregolarità nella rete vaticana agganciata ai circuiti internazionali di pagamento, ma singole operazioni effettuate presso un “bancomat” vaticano.

È vero che c’era stato il blocco di un movimento di 23 milioni di euro dal Credito Artigiano alla JP Morgan, ma era già stato scongelato nel 2012. Papa Benedetto era ancora al comando e non si parlava ancora di sue possibili dimissioni.

Solo i bancomat non funzionavano, io capisco che per soggetti che amano rovistare nella melma sia bellissimo avere occasioni per manipolare l’informazione come pare a loro, raccontando le loro “verità”. Ma che dopo diversi anni nessuno abbia corretto gli articoli, nessuno abbia smentito questo supposto “blocco delle transazioni internazionali” spiegando i fatti lo trovo squallido, dimostrazione pratica che non c’è voglia d’informare ma solo di manipolare.

Ormai ci siamo abituati: il nostro Paese, nella sua versione online, è popolato di soggetti che se ne infischiano di informare, hanno a cuore solo le loro narrative, fatte appunto di complotti mondiali. È così che hanno imparato a formare e manipolare una nuova classe di elettori. Che credono a questi complotti e si fidano di questi soggetti.

È deprimente.
maicolengel at butac punto it
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