Liu Hu, credito sociale e green pass
L'ennesima vicenda ripescata per attaccare il Green pass
Da agosto 2021 su alcuni gruppi social stanno circolando varie versioni di questa storia, qui ripresa da una pagina di disinformazione politica su Facebook:
Green Pass e Credit Social System
Liu Hu è un giornalista cinese. Come tutti i suoi concittadini, non può muoversi senza il suo codice QR. Da diversi anni questo dispositivo è indispensabile per fare la spesa, recarsi in ufficio, andare al ristorante, al cinema, muoversi in città, viaggiare…Nel 2017 Liu Hu ha esagerato: in un articolo ha denunciato la corruzione all’interno del governo. Questo gli è costato una condanna e una multa.Ma non è tutto.Poco dopo, improvvisamente si è reso conto di non essere più in grado di comprare un biglietto aereo. Il sistema l’ha appena rifiutato. Idem per i biglietti del treno.Poi ha scoperto di non essere in grado di ottenere un prestito da nessuna banca, e addirittura vietato l’acquisto di proprietà.Ad altri come lui, per essersi espressi un po’ troppo sui social, gli è stato impedito di affittare, di occupare particolari posti di lavoro. Hanno anche visto i loro conti bancari congelati.A volte è vietato loro partecipare a manifestazioni o assemblee. E siccome è impossibile accedere ad alcune arterie senza presentare il proprio codice QR, verrebbero subito avvistati e pesantemente sanzionati.Ma tanto da noi non si può immaginare nemmeno per un secondo che una cosa del genere sia possibile… adesso… tanto è solo un green pass per andare al cinema al ristorante e in palestra…
Siamo di fronte a un classico caso di manipolazione dei fatti realizzato appositamente per cercare di incutere paura in chi ha dubbi sull’uso del Freen pass. La storia raccontata qui sopra è falsa. Ma con quel tanto di vero da renderla credibile agli occhi di chi non fa il minimo sforzo per verificarla.
È vero, esiste un giornalista cinese di 46 anni che è stato accusato di diffamazione, e che per questo è stato arrestato; il suo “credito sociale” nel sistema cinese è stato fortemente penalizzato a causa di questo. I fatti però risalgono al 2013, non al 2017, e non c’entra nulla il Green pass. Il sistema del credito sociale cinese non ha nulla a che vedere con la Certificazione Covid europea.
Nel caso del Green pass stiamo parlando di un sistema che, sulla base di alcuni dati, fornisce alla lettura di un QR code un valore positivo o negativo in base a quel QR code i dati utili alla verifica dell’identità del suo possessore, in maniera simile a quella necessaria per altre attività regolate dalla legge come l’acquisto di alcolici, il pagamento con la carta di credito ecc, tutte cose per cui è perfettamente normale che ci venga richiesto di esibire un documento. Non esiste un database centrale pubblico, esiste la nostra cartella sanitaria da cui quel dato viene estrapolato nel momento in cui generiamo il QR code, ma quel code che facciamo leggere per entrare in un ristorante o in aeroporto riporta solo se il green pass sia valido o meno e i dati (nome, data di nascita) che possono essere utilizzati per verificare l’identità di chi presenta il Green pass, ma che nel rispetto della normativa sulla privacy non possono in alcun modo essere conservati da chi lo controlla.
Il sistema del “credito sociale” cinese invece si basa sui documenti (fisici o virtuali) che sono collegati a un database centrale che riporta tutta la vita del possessore. Da noi in Italia, ma anche in Europa, la legge sulla privacy vieta una cosa simile. Spiega Wikipedia:
Il Sistema di Credito Sociale (SCS, in cinese 社会信用体系 shèhuì xìnyòng tǐxì) è un’iniziativa creata dal governo cinese al fine di sviluppare un sistema nazionale per classificare la reputazione dei propri cittadini. È stato comunicato che questo sistema è utilizzato per assegnare, ad ogni cittadino, un punteggio rappresentante il suo “credito sociale”, sulla base di informazioni possedute dal governo, riguardanti la condizione economica e sociale di ogni singolo cittadino.
Sia chiaro, sistemi meno invasivi ma simili esistono già. Da quelli gestiti dai servizi interbancari che forniscono le nostre carte di credito a quelli che appunto tengono registrato il nostro stato di salute sulla base delle informazioni della nostra cartella sanitaria. Dalle banche che hanno le loro liste sui pagatori solvibili e non, all’Agenzia delle Entrate che sa se abbiamo debiti col fisco o meno. Il nostro commercialista, il casellario giudiziario ecc ecc. La differenza con la Cina è che qui queste entità non comunicano fra di loro, anzi, sono completamente scollegate.
La cosa che fa sorridere a leggere i vari articoli scritti da feroci critici del Green pass è come la maggior parte di loro nemmeno abbia provato a verificare i fatti su Liu Hu. Ad esempio, il blog Conoscenze Al Confine sostiene che i fatti risalgano al 2017, quando bastano pochi secondi per verificare che sono più vecchi. Ma se un errore simile lo facessimo qui su BUTAC i lettori di siti come quello ci darebbero addosso per mesi, se lo fa un loro influencer nessuno che lo corregga.
Liu Hu oltretutto è stato inserito nel gruppo dei 100 eroi dell’informazione da Reporters Sans Frontiers. Giusto per completezza, secondo i media cinesi nel 2015 il tribunale ha deciso di archiviare la denuncia contro Liu Hu, anche se questo non ha ovviamente significato molto per il suo credito sociale. Ma si spera che dal 2015 a oggi le cose siano migliorate per il povero giornalista.
Non credo sia necessario aggiungere altro.
maicolengel at butac punto it
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