Quando il complottismo diventa mainstream

Quando fa comodo, anche quello che una volta sembrava essere il tuo più grande nemico diventa un alleato

Qualche giorno fa un amico mi ha mandato un messaggio: era curioso di sapere se io fossi a conoscenza che un soggetto di cui mi ero occupato più volte su BUTAC avesse un suo “documentario” su Prime Video. Non lo sapevo, e ammetto che la notizia mi ha lasciato un discreto amaro in bocca.

Su Prime Video è comparso un film di Morris San, al secolo Maurizio Sanna. E qui non stiamo parlando di un regista emergente o di un autore scomodo perseguitato dal sistema. Parliamo di uno dei creatori di contenuti italiani più attivi nella diffusione di teorie del complotto, specie durante la pandemia.

Chi è Morris San

Maurizio Sanna, classe 1973, originario di Cagliari, è un blogger, videomaker e imprenditore di sé stesso. Iscritto a YouTube dal 2018, in pochi anni ha raccolto oltre centomila iscritti. Il suo marchio di fabbrica non è l’intrattenimento leggero, né la divulgazione rigorosa: è la contro-informazione spinta, quella dove si parla di poteri occulti, censure globali, vaccini pericolosi e sistemi sanitari corrotti. Insomma: il menù tipico della disinformazione più virale.

Dal 2020 in poi, con lo scoppio della pandemia, il suo canale ha visto un’esplosione di visualizzazioni. Non perché offrisse strumenti per capire la complessità del momento, ma perché proponeva un racconto alternativo e rassicurante: “non è come dicono”, “ci stanno mentendo”, “ecco la verità che nessuno ti dice”.

Parallelamente Sanna ha lanciato Numero6.org, piattaforma privata dove caricare contenuti senza il rischio di moderazione. Una sorta di “bunker mediatico” per continuare a diffondere le stesse narrative, ma senza lo scomodo problema delle policy anti-disinformazione, problema che si era venuto a creare quando YouTube aveva cominciato a rimuovere i contenuti disinformativi che vi venivano caricati. Bei tempi.

Il salto su Prime Video

Ed eccoci ad oggi, quando Morris San, che al momento pare essersi trasferito in Costa Rica – dopo Londra e Gran Canaria – diventa autore di un documentario che viene lanciato su Prime Video e di un libro, Esci dal Matrix, a cui viene data visibilità grazie a La Zanzara. Il documentario si intitola Lux Vera 6023, e su Prime Video ci viene presentato come un documentario con recensioni alte su IMDB, visto che il voto è 8.1. Peccato che si tratti delle valutazioni di 37 persone, e che l’unico ad aver lasciato una recensione vera abbia dato 4 al film. Queste le sue parole tradotte in italiano:

Ho guardato questo documentario perché me lo aveva consigliato Prime Video, ma sapevo già cosa stavo per vedere.

Onestamente, mi aspettavo qualcosa di più assurdo e senza senso, invece è risultato solo scialbo e noioso. L’unica cosa positiva è che ho percepito una certa calma interiore nei membri del gruppo, la maggior parte dei quali sembra avere ben poco a che fare con le nostre esigenze quotidiane, tipo pagare le bollette.

A dirla tutta, il membro più giovane dice di essere un operaio non specializzato, ma parla come uno con un dottorato. Non sto affermando che un operaio debba per forza esprimersi in modo rozzo, però non so bene come interpretare le sensazioni che mi ha trasmesso mentre parlava.

A parte queste due impressioni, il documentario è una totale perdita di tempo e non mostra nulla di diverso da ciò che si vede già sui normali canali televisivi, con tanto di colonna sonora drammatica obbligatoria e via dicendo.

Prime Video, come Facebook, funziona grazie agli algoritmi: se un film ha una votazione alta e rientra tra i contenuti che a un utente potrebbero piacere ecco che l’algoritmo lo spinge, come ha fatto con l’utente qui sopra. Ma noi non siamo qui per parlare della qualità del documentario. Noi siamo qui per parlare di…

Normalizzazione del complottismo

Si perché l’aspetto più grave non è la qualità del film, ma la presenza stessa del film in un catalogo mainstream come quello di Prime Video. Dare spazio a Morris San contemporaneamente alla reale divulgazione fa diventare tutto equivalente. Lo capite il problema? Così facendo si sta livellando il valore dei contenuti sempre più verso il basso, e questo purtroppo dimostra che la pandemia non ci ha insegnato nulla. Inserire un film sulla massoneria girato da un soggetto come Sanna all’interno di un catalogo che comprende veri documentari, con fonti affidabili e registi importanti, rende tutto ugualmente autorevole, tutto ugualmente possibile, e allora non possiamo sorprenderci se poi la gente tifa Putin, diventa razzista e non si vaccina. La colpa è di chi ha regalato autorevolezza a questi soggetti portandoli in TV e in radio, regalando loro il mainstream.

Ma a me che me frega?

Sono ormai 13 anni che mi occupo di disinformazione, e ho avuto modo di toccare con mano quanto questa possa essere pericolosa, quanti danni può fare. Vedere contenuti realizzati da uno dei principali attori della disinformazione italiana trovare spazio su una piattaforma mainstream quando, fino a poco tempo fa, era costretto a rifugiarsi su un sito aperto da lui stesso proprio per evitare il rischio della censura di Google è frustrante. E non si tratta di un episodio isolato. È la perfetta dimostrazione che oggi tutto è intrattenimento, e che anche chi in passato ha manipolato, disinformato, danneggiato oggi può farlo sotto una nuova luce. Il film di Morris San su Prime Video non è uno scandalo cinematografico: è il sintomo di un ambiente dove la disinformazione non viene più combattuta ma assorbita, monetizzata, venduta come “opinione alternativa”. Dove il mainstream, da nemico, è diventato uno dei principali alleati.

Idiocracy non era un film satirico che narrava di un futuro distopico. Ma un documentario che ci mostrava quello che sarebbe avvenuto di li a pochi anni: oggi, in HD e con abbonamento Prime.

maicolengel at butac punto it

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