Il pachino e altre sovranità alimentari

Aceto balsamico DOP e IGP, pomodoro pachino e altre eccellenze made in Italy che non sono eccellenze, o non sono made in Italy...

Tanti anni fa, quando non ero un blogger e nemmeno un orafo come il playboy delle Canarie ama definirmi – no, non sono un orafo e definirmi così è offensivo nei confronti degli orafi, ma dimostra in pieno l’ignoranza del playboy della Bassa – fui assunto* dal consorzio dei produttori di aceto balsamico: c’era da fare il sito ufficiale del consorzio e all’epoca eravamo in pochi a fare siti web in Italia, e la società con cui collaboravo era una delle prime in Emilia Romagna a dedicarsi a questo genere di servizio.

Fu in quell’occasione che scoprii che esistono due aceti diversi, uno è laceto balsamico tradizionale di Modena che è un prodotto DOP (Denominazione di Origine Protetta) e viene prodotto solo in provincia di Modena e Reggio Emilia. Ha un sapore più intenso e marcato, nonché una consistenza più corposa rispetto a quella dell’altro aceto, quello definito semplicemente Aceto Balsamico di Modena I.G.P (che sta per Indicazione Geografica Protetta). Inoltre, il profumo del tradizionale D.O.P. è più forte in confronto a quello dell’aceto balsamico I.G.P. L’aceto balsamico tradizionale di Modena viene prodotto con mosto d’uva cotto e invecchiato per almeno 12 anni. L’aceto balsamico tradizionale di Modena è molto costoso rispetto all’aceto balsamico comune. Quest’ultimo è fatto con aceto di vino e mosto d’uva cotto e caramello (il famoso E150 che leggiamo negli ingredienti), lo stesso della Coca Cola. Quindi esiste un aceto tradizionale DOP che costa un botto e poi, grazie alla creatività di alcuni, ne esiste un secondo IGP, che non è altro che una imitazione meno costosa, venduta sugli scaffali di tutto il mondo come eccellenza italiana. Nulla che fosse tradizionale, nulla che fosse da difendere. Sia chiaro, anche io compro più spesso il secondo meno costoso, ma evito di parlarne come se fosse nettare degli dei di cui difendere l’onore italico a spada tratta!

Veniamo ai pomodori pachino. Anche qui leggendo in rete sembra che siano una nostra eccellenza, ma anche in questo sbagliamo, lo sa pure chat GPT a cui ho chiesto lumi:

Il pomodoro Pachino ha origini israeliane e non italiane. Questo prodotto è nato in Israele alla fine degli anni Novanta e ha poi fatto la sua fortuna in Sicilia. Il pomodoro di Pachino è un prodotto ortofrutticolo italiano a Indicazione geografica protetta proveniente da parte delle province di Siracusa e Ragusa. L’ortaggio non appartiene all’agricoltura tradizionale dell’isola, essendo una varietà introdotta nel 1989 dalla multinazionale sementiera israeliana HaZera Genetics

Quindi abbiamo un altro IGP che nasconde una finta tradizione italiana. E come i due esempi appena fatti potremmo andare avanti a lungo, ma mi limito a questi due casi per sottolineare ancora una volta come certe tradizioni alimentari difese da politici (e anche operatori del settore) come se fossero eccellenze uniche siano in realtà invenzioni del marketing made in Italy, invenzioni fatte apposta per monetizzare qualcosa facendolo passare come tipico italiano, ma che di tipico non ha nulla.

*(non fui io ad essere assunto ma la piccola azienda con cui collaboravo tramite l’amico che mi ha insegnato tutto sui PC, grazie Cris – oltretutto mi fa ridere che Cris e il playboy della Bassa si conoscano bene, e che anche Cris viva alle Canarie.)

maicolengel at butac punto it

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