Parma, i sex toys e l’università
Lezioni con sex toys all'università di Parma e polemiche strumentali
Il 20 febbraio 2024 si è tenuto un incontro all’università di Parma, incontro dal titolo “Piacere di conoscerti! Il piacere è tutto mio”. Incontro che su alcune testate giornalistiche, grazie alle proteste di Azione Universitaria, è stato presentato con toni come quelli che potete leggere su Parma Today:
Lezione con sex toys all’Università di Parma, scatta la polemica: “La masturbazione elevata a materia universitaria”
Non è la prima volta che ci troviamo di fronte a polemiche del genere, ammetto che nel 2024 fa un po’ sorridere che ci siano ancora gruppi studenteschi che usano il bigottismo per trovare spazio sui giornali. Su Parma Today leggiamo:
…trovano scandaloso che l’Università di Parma si faccia promotrice di simili eventi «proiettando su LIM vibratori, che confondono la conoscenza collettiva con la conoscenza individuale ed intima della persona – continua Maggi – L’ Università in quanto tale, è quell’istituzione che ha il dovere di erogare conoscenze e competenze; essa funge da custode del sapere accumulato nei vari secoli ed ha l’obbligo di trasmetterlo alle generazioni presenti e future, attraverso la ricerca e l’insegnamento. L’ Università, e di conseguenza i professori, hanno l’obbligo morale di formare gli studenti e fare in modo che questi siano in grado di affrontare la complessità del mondo con una mentalità aperta e flessibile, e ciò non implica l’insegnamento di come funziona un sex toys, o di come questo possa influenzare la relazione tra due persone. La sessualità è una sfera estremamente intima della persona, è una conoscenza del sé in cui l’Università, in quanto istituzione, non ha nulla a che fare…
Partiamo dalla nozione che l’educazione sessuale in quasi tutto il mondo occidentale è una materia di studio che viene trattata già dalla scuola media, ed è l’Italia a essere indietro. Ci limitiamo a riportarvi che si trattava di una “giornata di studi” a cui bisognava iscriversi, quindi non un corso obbligatorio per tutti. In quest’ottica la lamentela di Azione Universitaria appare davvero fuori luogo.
Specie visti i toni con cui l’argomento viene spiegato sulla pagina che introduceva il progetto:
I rapporti di genere sono ancora oggi fortemente iniqui. Uno degli ambiti su cui si è articolato il dibattito circa l’emancipazione femminile è quello della sessualità, intesa come mezzo attraverso il quale le donne possono riappropriarsi del proprio corpo e della possibilità di autodeterminazione. Esistono ancora molte credenze sulla sessualità che sono ancorate al genere e che prescrivono aprioristicamente ciò che è giusto e ciò che non lo è, con conseguenze rilevanti dal punto di vista della salute e del benessere.
Questa giornata di studi si propone di affrontare in ottica multidisciplinare gli aspetti sociali, culturali, antropologici e mediali collegati al comportamento e all’educazione sessuale, con particolare riferimento al tema della sessualità e dell’uso dei sex toy nonché agli stereotipi, ai pregiudizi e ai tabù a questi connessi. L’obiettivo dell’incontro sarà quello di creare un dialogo e un confronto tra discipline diverse, per ragionare insieme su come l’iniquità di genere possa riflettersi e perpetuarsi anche nella sfera della sessualità.
E alla giornata di studi potevano iscriversi:
…solo ed esclusivamente le studentesse e gli studenti del secondo anno del corso di “Comunicazione e media contemporanei per le industrie creative” ai quali sarà riconosciuto 1 CFU per la partecipazione all’intera giornata.
Si è trattata di una polemica sterile che ha distorto il senso della giornata di studi.
redazione at butac punto it
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