Plasma, verità e disinformazione

La distinzione tra "la cura funziona" e "la cura funziona solo per determinati pazienti in determinate condizioni" sembra essere difficile da capire per testate giornalistiche che hanno fatto della semplificazione populista - a scapito della corretta informazione - il loro cavallo di battaglia. Proviamo a spiegarla per l'ennesima volta

Su alcune testate giornalistiche vicine ai movimenti antivaccinisti e negazionisti della pandemia – è inutile stare a nominarle tutte, sono sempre le stesse, e godono della visibilità che gli viene data in casi come questo – sono apparsi articoli che servono, come già abbiamo potuto vedere nel 2022, a portare avanti una sorta di post-verità.

Il messaggio che viene portato avanti è quello che la cura ipotizzata dal dottor De Donno funzionava ma sarebbe stata bocciata in quanto “non redditizia”. Lo scopo di questi giornalisti è molto chiaro: diffondere ulteriore sfiducia nella scienza e nei medici (ma solo quelli “mainstream”).

Vediamo i fatti.

Il British Medical Journal ha pubblicato, l’8 novembre 2023, un articolo – non uno studio – che parla di terapie al plasma come trattamento per COVID-19. Titolo dell’articolo:

Is convalescent plasma still useful as a covid treatment?

L’articolo lo possiamo riassumere (grazie all’aiuto di ChatGPT) così:

Il plasma convalescente, una delle prime terapie promettenti per il COVID-19, mantiene ancora una sua utilità, soprattutto per le persone immunocompromesse. È una forma di immunizzazione passiva in cui il plasma sanguigno, contenente anticorpi di una persona guarita o vaccinata, viene trasferito a un’altra persona con la stessa infezione. È efficace se somministrato molto presto, prima dell’insorgenza di sintomi gravi. Studi hanno dimostrato che il plasma ad alto titolo, somministrato entro cinque giorni dall’inizio dei sintomi, riduce significativamente il rischio di ospedalizzazione e la progressione della malattia. È particolarmente utile per persone immunocompromesse che non possono produrre anticorpi efficaci contro l’infezione.

Che sono le stesse cose che spiegavamo nel 2022, a seguito di uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine. Anche all’epoca, le stesse testate tentavano di sostenere che fosse la dimostrazione che gli studi di De Donno, Franchini e Pajola erano corretti. Ma oggi come allora si sta diffondendo disinformazione. Come spiegava lo stesso De Donno in una delle tante interviste, il suo studio si concentrava sul trattamento per pazienti ospedalizzati, già con gravi insufficienze respiratorie. Mentre invece è stato dimostrato che il plasma è utile solo in pazienti che si sono contagiati da pochissimo, senza ancora avere sintomi evidenti. Non è la stessa cosa, dare a intendere che lo sia significa non aver capito lo studio iniziale o quelli successivi, o essere in totale malafede.

La malafede la si nota quando leggiamo frasi come questa:

Sempre secondo la ricerca pubblicata British Medical Journal, l’Oms aveva preso un grossissimo abbaglio al momento di bocciare il cosiddetto “metodo De Donno”.

Quando in realtà l’articolo del BMJ (che, ripetiamo, non è uno studio) riporta:

L’Organizzazione Mondiale della Sanità aveva sconsigliato il CCP nel 2021 dopo che i primi studi di controllo randomizzati avevano mostrato scarsa efficacia. Ma la maggior parte di questi studi si è concentrata su pazienti ricoverati in ospedale con covid grave, in particolare quelli che necessitano di terapia intensiva.

Che non significa che l’OMS abbia preso un abbaglio, ma solo che gli studi erano appunto fatti su pazienti già con infezione avanzata e gravi sintomi. Sempre l’articolo spiega che:

“Non abbiamo bisogno del plasma convalescente per il 96% della popolazione”, spiega. “Sono le persone immunocompromesse, in particolare quelle con deplezione di cellule B, ad averne bisogno. Quando diventano covid, possono diventare cronici. Gli antivirali – remdesivir e Paxlovid – spesso non lo eliminano.”

Quindi sì, è vero che il plasma sia poco conveniente economicamente parlando, visto che è utile solo per una ristretta fascia di pazienti. Ma non è questo il motivo per cui non viene considerato una cura risolutiva. Quello che l’articolo spiega, infatti, è che:

Una delle buone eredità della pandemia è che abbiamo imparato a utilizzare il plasma convalescente. Sappiamo quando funziona e quando non funziona. Se dovessimo incontrare un’altra calamità virale, come l’influenza aviaria, sapremo come sfruttarla.

Per come invece l’articolo viene riportato in Italia il messaggio che gli autori vogliono che ci portiamo a casa è che il plasma convalescente funziona sempre ma il suo uso viene osteggiato, e questa è una bugia detta in malafede. Quando qualcuno deciderà di intervenire contro i giornalisti e le redazioni che insistono a diffondere disinformazione, consci di quanto stanno facendo, sarà sempre troppo tardi.

maicolengel at butac punto it

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