No, se la batteria è graffiata l’auto elettrica non è da buttare

Ancora malinformazione sull'elettrico

Ci segnalate un articolo apparso sul blog di Nicola Porro, articolo a firma Redazione dal titolo:

Auto elettrica, la batteria è graffiata? La macchina è da buttare

Siamo di fronte a un caso da manuale di malinformazione, dove si parte da una notizia vera, un articolo pubblicato da Reuters, e omettendo alcuni dettagli si manipolano i fatti quel tanto che basta allo scopo: gettare cattiva luce sulle auto elettriche.

L’articolo di Reuters da cui parte la redazione di Porro titola:

Scratched EV battery? Your insurer may have to junk the whole car

La prima differenza la notate nel titolo, Reuters usa il possibilistico “may have”, che significa potrebbe, Porro usa il verbo essere al presente indicativo, ovvero dà per scontato che le cose vadano così. Il primo è un esempio di buon giornalismo, il secondo di cialtronaggine.

Ma andiamo oltre, nell’articolo di Reuters vengono riportate frasi citate anche da Porro, come quella di Matthew Avery, direttore della ricerca presso la società di intelligence del rischio automobilistico Thatcham Research:

We’re buying electric cars for sustainability reasons, but an EV isn’t very sustainable if you’ve got to throw the battery away after a minor collision.

Sul blog di Porro la riportano così:

Inizialmente, riporta Avery, la scelta di puntare sull’elettrico riguardava essenzialmente ragioni di sostenibilità. Eppure, è lo stesso direttore ad essersi ricreduto: l’auto elettrica “non è molto sostenibile, soprattutto se devi buttare via la batteria dopo una piccola collisione”.

Spero che anche qui notiate la sottile differenza, su Reuters non dice che “inizialmente la scelta di puntare sulle auto elettriche riguardava … sostenibilità” ma che “compriamo auto elettriche per motivi di sostenibilità”. La differenza è sottile ma potente: per come la mette Porro quei motivi di sostenibilità sarebbero passati, ma non è quel che ha detto Avery. Perché vedete, sempre su Reuters si riporta il fatto che esistano marche automobilistiche che hanno realizzato i loro pacchi batteria in modo da poterli riparare con facilità:

…some automakers like Ford Motor Co (F.N) and General Motors Co (GM.N) said they have made battery packs easier to repair…

Ma di questo nell’articolo sul blog di Porro non c’è traccia. Reuters se la prende principalmente con Tesla:

Tesla Inc (TSLA.O) has taken the opposite tack with its Texas-built Model Y, whose new structural battery pack has been described by experts as having “zero repairability.”

Ed è su quello che hanno costruito il titolo: il Model-Y, infatti, ha il pacco batteria non sostituibile o riparabile senza spendere più del costo dell’auto stessa. Sia chiaro, anche Reuters è critica sul tema sostenibilità dei pacchi batterie. Ma tutto l’articolo fa leva sul fatto che i produttori spesso non permettono l’accesso ai dati del pacco batterie, impedendo a riparatori esterni, meccanici e proprietario di farsi una precisa idea sul reale stato di salute delle stesse. Un pacco batterie danneggiato e uno sano in questo caso fanno davvero la differenza.

Quello però che vogliamo sottolineare è che quasi tutti i produttori di veicoli elettrici, per sollevare il cliente da eventuali problematiche, spingono per contratti non più di acquisto, ma di noleggio o leasing a lungo termine, in modo da essere legati alla casa produttrice da doppio filo, e se qualcosa non va saranno loro ad occuparsene. Omettere questi, che non sono dettagli, a nostro avviso è sbagliato.

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