POS fuori servizio ed eliminazione dei contanti

Toni da tregenda per un disservizio che è durato circa mezz'ora, e paragoni poco pertinenti

Su alcune testate, subito prima di Pasqua, sono apparsi articoli che raccontavano di un disservizio subito da alcune reti di POS italiani. Ad esempio ByoBlu titolava:

PAGAMENTI CON POS FUORI SERVIZIO. UN MALFUNZIONAMENTO CHE SPINGE A RIFLETTERE SULLA SOCIETÀ SENZA CONTANTI

Oppure Il Tempo:

Bancomat, Pos e carte di credito fuori servizio in tutta Italia: prelievi bloccati, cosa succede

Toni da tregenda per un disservizio che è durato circa mezz’ora, e che è legato a un guasto in un’azienda partner del circuito Nexi che fornisce i servizi POS a buona parte del Paese. Il tempismo del disservizio è perfetto, visto che nel decreto che sancisce il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è previsto che finalmente, dopo anni di posticipi, dal 30 giugno scatteranno le sanzioni per chi non accetta i pagamenti con bancomat e carte di credito.

Una piccola premessa

In Italia il governo non sta proponendo l’eliminazione del contante, ma sta solo finalizzando una legge (che è già operativa in svariati Paesi europei e del mondo) che obbliga le attività ad accettare i pagamenti elettronici anche per piccoli importi. Legge che è già operativa in Italia da anni, ma che non prevedendo sanzioni è sempre stata elusa da molti operatori commerciali.

Ho assistito giusto pochi giorni fa a una scenetta tra una cliente di un bar e la titolare dello stesso: la prima voleva pagare con bancomat e la seconda, alzando il tono della voce, le faceva presente che essendo sua l’attività avrà lei il diritto di fare quel ca**o che le pare nell’accettare o meno i pagamenti elettronici. Quando ho timidamente fatto presente che la legge non diceva così sono stato a mia volta preso da male parole, perché l’ignoranza, anche grazie a una certa disinformazione sistematica, regna sovrana e vuole farsi la ragione alzando la voce.

Ma vediamo cosa scriveva Miriam Gualandi nel suo articolo del 15 aprile:

Immaginate di essere al supermercato, dal parrucchiere, alle poste: dovete pagare il conto e potete farlo solo con carta e bancomat. Ma il server non funziona. È quanto accaduto oggi 15 aprile ai possessori di carte Intesa SanPaolo, Unicredit, Bnp Bnl Paribas e Poste italiane…

Quante volte succedono disservizi così? Così grossi da finire sui giornali siamo al secondo caso in quattro anni, il primo che pare aver afflitto tutto lo stivale, ma non tutti i circuiti, solo quelli di certe banche, e il disservizio è stato risolto in mezz’ora. Grave, sì, ma risolto in una trentina di minuti. Da commerciante quale sono ho avuto un singolo cliente al quale la carta non funzionava, ha usato un altro sistema da cellulare e tutto si è concluso in pochi secondi. E invece per Gualandi la questione è seria:

…Un disservizio che fa riflettere, in un Paese dove gli italiani sono sempre meno abituati ad avere il contante con sé e dove le spinte per abolirlo del tutto sono sempre più forti. I cittadini oggi hanno avuto un assaggio di cosa significhi non avere altro a disposizione che la fragile moneta elettronica, di cui si è padroni nella misura in cui un innocente malfunzionamento o una decisione calata dall’alto non decida di disporre di quel denaro.

Questa frase avrebbe senso se le proposte di eliminazione del contante fossero concrete. Ma in Italia a oggi non esiste una proposta seria che vada in quel senso, al massimo è vietato pagare in contanti cifre superiori ai duemila euro – in precedenza, per un periodo, si era abbassata la soglia a mille – ma non cifre che possano influire sugli acquisti quotidiani tipo la spesa al supermercato, come invece sembra voler dare a intendere Gualandi.

Subito dopo nell’articolo di ByoBlu si parla di quanto è successo in Canada:

Teoria del complotto? Ebbene no, di fatti conclamati dalla cronaca ne abbiamo fin troppi: basti pensare a cosa è accaduto in Canada, dove le autorità hanno congelato i conti correnti di persone coinvolte nelle proteste del gennaio scorso, il Freedom Convoy.

Secondo quanto riportato dalla Cnn, la Royal Canadian Mounted Police ha congelato un totale di 206 prodotti finanziari, inclusi conti bancari e aziendali e ha divulgato le informazioni di 56 entità associate a veicoli, persone fisiche e società che si trovavano in piazza.

Io spero che voi che ci seguite siate dotati di sufficiente spirito critico per comprendere che paragonare un disservizio del sistema dei POS con il sequestro fatto in Canada non ha alcun senso. Un po’ come paragonare Messora a me perché entrambi siamo pelati e con la barba.

La polizia canadese ha congelato i conti correnti di alcuni soggetti per cui la magistratura aveva emesso degli ordini. Poco conta che avessero o meno bancomat o carte di credito, sono stati bloccati dei conti correnti. L’unica maniera per evitare un provvedimento del genere, se ordinato da un giudice, sarebbe quella di tenere i soldi sotto al materasso. Gualandi sta forse sostenendo che sarebbe meglio non avere banche e tenere tutti i nostri averi in casa? Perché solo così potrebbe non avvenire quanto raccontato. Ovviamente tenere i nostri averi in casa ha la comodità che lo Stato non può bloccarci nulla, in compenso basta un topo d’appartamento per ritrovarci senza il becco di un quattrino. Ognuno valuti pro e contro e scelga la soluzione che preferisce…

Vi ci vedo tutti pronti a difendervi dalla Banda Bassotti, magari tra qualche anno avrete anche la possibilità di usare la spingarda per fare fuoco sui malandrini. Proprio un bel futuro che ci si prospetta, profuma tanto di Far West. Basta seguire i suggerimenti di ByoBlu senza pensare alle implicazioni o alle conseguenze a lungo termine, o le riflessioni del loro turbofilosofo di riferimento, di cui Gualandi riporta le parole anche nell’articolo sul disservizio dei POS:

“Un errore momentaneo o parte della nuova normalità della società di controllo?”, si chiede sul proprio sito il filosofo Diego Fusaro, che prosegue: “Il finanzcapitalismo aspira ad abolire il contante, di modo che il danaro sia gestito unicamente dalle banche e i conti possano essere bloccati come gli account social”.

Il turbofilosofo dice cose a caso: a meno di non tornare alla società del baratto il denaro già oggi è gestito dalle banche e i conti possono essere bloccati “come gli account social”, e non certo da ora. Sono anni che basta l’intervento di un magistrato per congelare i conti correnti, e non solo in caso di reati commessi dall’intestatario: ad esempio – lo ricordo a voi giovani – dal 1991 in Italia esiste la legge 82 che, tra le altre cose, stabilisce l’obbligo del “sequestro del beni appartenenti alla persona sequestrata, al coniuge, e ai parenti e affini conviventi” in modo che non potessero pagare un eventuale riscatto.

Il compianto David Sassoli, preoccupato della possibile mala gestione dei fondi post emergenza pandemica, aveva proposto di eliminare l’uso del contante in favore della tracciabilità di ogni euro di quei fondi. Purtroppo è mancato prima che la sua proposta potesse concretizzarsi. Quello che resta sono però le parole con cui aveva promosso la questione:

 …sappiamo che la criminalità organizzata in questo momento di crisi economica ha continuato ad evolversi e lo dimostra l’aumento della contraffazione dei dispositivi medici e della criminalità on line…

Chi contrasta le sanzioni per chi rifiuta i pagamenti col bancomat, chi lotta per togliere i limiti alla circolazione del contante sono spesso soggetti che, consciamente o meno, difendono quello che ritengono il diritto a evadere o, ancor peggio il riciclo del denaro sporco e la corruzione.

Sia chiaro, sono pienamente d’accordo che non sono queste le misure che, da sole, elimineranno l’evasione fiscale, e non credo che sia possibile l’eliminazione totale del contante, né la auspico: noi italiani non siamo pronti come società civile a questo passaggio, siamo un Paese di vecchi, tanti cittadini sono nati quando le carte di credito nemmeno esistevano. Ma contrastare i pagamenti elettronici con articoli come quello che abbiamo appena visto dimostra solo scarso spirito critico e voglia di prendere in giro i propri lettori.

redazione at butac punto it

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