La pessima deriva dell’informazione

Un editoriale a quattro mani per farci un po' di nuovi amici

Oggi nessuna bufala ma solo un piccolo editoriale. Un piccolo editoriale basato sull’ennesima notizia assolutamente inutile pubblicata da testate nazionali. La notizia riguarda l’ennesima persona morta di morte improvvisa, morta con un arresto cardiaco. E viene rilanciata da testate giornalistiche nazionali, di quelle lette da migliaia di utenti.

Si tratta di un filone di notizie che prima della pandemia non venivano in alcuna maniera trattate, se non dalle edizioni locali, quando il morto era particolarmente giovane o persona nota della zona.

Oggi invece, passata la pandemia, le testate giornalistiche cavalcano tutte questo tipo di notizie. Un modo di fare che ha del macabro perché, tristemente, si tratta di notizie assolutamente irrilevanti per chi non è amico o parente della vittima di cui si sta parlando.

Notizie che però, grazie a una nicchia di lettori, generano moltissimo traffico sui social network. Siamo arrivati al punto che notizie di questo tipo generano quasi più interazioni di quelle di gossip. Ci manca solo che la colonnina a destra dei quotidiani online, da regno di tette, culi e prove costume, diventi il regno delle morti improvvise.

Questo succede grazie ai tanti appassionati di teorie del complotto e spaventati dai vaccini che arrivano commentando sulla base dei loro pregiudizi: “Ah, avete visto? È colpa del siero maledetto”, “Una volta non c’erano tutti questi malori improvvisi” e così via, cercando di confermare di aver sempre avuto ragione nelle loro convinzioni

Il problema è che anche tanti che si definiscono razionali fanno esattamente la stessa cosa, rispondendo con sarcasmo o in maniera offensiva ai personaggi di cui sopra, per far sapere a tutti che hanno ragione loro e che sono meglio di chi si fa convincere da teorie del complotto senza senso, insomma anche loro cercando di confermare le loro convinzioni.

Una battaglia muro contro muro, dove l’unico a vincere è l’editore del quotidiano, perché grazie a quelle migliaia di interazioni vede il profilo social della sua testata diventare sempre più virale con conseguente aumento di visibilità per l’articolo sul malore improvviso, ma anche per gli altri.

Quando chi si professa razionale, difensore dei fatti, imparerà a operare sui social? Quando smetterà di far crescere coi suoi commenti articoli che invece, in un’ottica di corretta informazione, andrebbero rimossi da quelle piattaforme, visto che il loro unico risultato è… fare soldi per quelle piattaforme, sguazzando in meccanismi che non fanno bene a nessuno?

Il tempo e l’attenzione sono risorse limitate, se favoriamo i meccanismi che ci portano (noi che commentiamo, e gli altri che grazie alle interazioni si trovano il contenuto sotto gli occhi perché l’algoritmo lo considera un buon modo per tenere gli occhi degli utenti incollati allo schermo) a dedicarli a contenuti di nessun interesse solo perché non riusciamo a non assecondare il bisogno di sentirci per un attimo migliori di chi non ha le competenze per distinguere una teoria del complotto da una spiegazione scientifica, “noi” stiamo dimostrando di non essere molto meglio di “loro”, ma che siamo tutti uguali. Al massimo cambiano i bottoni da spingere per farci avere le reazioni desiderate, ovvero concentrare il nostro tempo e la nostra attenzione su quelli che alla loro origine potevano chiamarsi “social media”, ma che sono ormai mere vetrine per contenuti sponsorizzati.

Quando, bioparco?

Noi di BUTAC riteniamo che le testate giornalistiche italiane che usano questo tipo di articoli per generare visualizzazioni e interazioni siano deprecabili, ma il loro obiettivo è fare denaro per pagare gli stipendi e generare dei guadagni. È naif pensare che siano lì, come succede a noi, per pura passione per la corretta informazione. L’editore vuole denari con cui pagare tutto quello che serve a mandare avanti la baracca.

Ma quelli che si ritengono razionali, pro-scienza, più intelligenti, più competenti, insomma migliori di quelli che si fanno raggirare dalle pseudoscienze e dalle teorie del complotto? Quelli che commentano ogni post che non ritengono corretto, commento dopo commento, faccina che ride dopo faccina che ride? Loro cosa ci guadagnano oltre a qualche scarica di dopamina?

Nulla, contribuiscono solo al generale disturbo dell’informazione e al guadagno di chi si è inventato questi meccanismi diabolici, regalandogli tempo e attenzione che non potranno dedicare ad altre attività (attività che potrebbero, forse, renderlo davvero più intelligente, più competente, più razionale, migliore anche solo perché non contribuisce a questi meccanismi). Se proprio questi utenti volessero fare qualcosa di utile segnalerebbero in massa l’articolo, o i commenti poco consoni, evitando il più possibile le interazioni. E invece soffrono della stessa malattia dei complottisti: la necessità di farsi vedere, di mostrare al mondo che loro sono dalla parte dei giusti… qualunque sia quella parte.

Vedo colleghi cercare di fare “corsi di fact-checking” online, ma qui più che corsi di fact-checking servirebbero corsi di educazione ai social network.

Altro che…

maicolengel at butac punto it + noemi at butac punto it

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