SAGE e i 210 Milioni: Perché, in questa storia, chi accusa è la vera chiave di lettura
Accuse ai membri SAGE tra donazioni filantropiche e l'omissione formale dei dati: l'analisi che distingue l'illegalità dal posizionamento ideologico

Il tema dei vaccini e della gestione della pandemia non divide, purtroppo, solo il nostro Paese, e questo non è di certo una novità.
Ne è riprova la vostra ultima segnalazione, riguardante una notizia pubblicata sul tabloid inglese Daily Mail. Si tratta di un articolo inquietante, che riporta le conclusioni di un rapporto preparato dal gruppo di attivisti dell’associazione inglese UsForThem.
Quello che sostiene il gruppo di pressione inglese sembra molto grave. Secondo le loro stime, infatti, 26 membri del Scientific Advisory Group for Emergencies (SAGE) – il principale organo consultivo scientifico del Governo del Regno Unito per la gestione delle emergenze, ossia l’equivalente anglosassone del nostro Comitato Tecnico Scientifico – avrebbero ricevuto tra il 2018 e il 2026 almeno 210 milioni di sterline in sovvenzioni dal Wellcome Trust, una delle più grandi fondazioni di beneficenza scientifica al mondo, con 175 milioni erogati specificamente nel 2020 e nel 2021. L’articolo pone molta enfasi su come il Trust sia finanziato in gran parte dal suo portafoglio di investimenti e su come abbia “legami con l’industria farmaceutica”.
Ora, credo ci siano due aspetti fondamentali da sottolineare in questa questione. Il primo, e forse più importante, è che il rapporto non afferma che i fondi siano illegali, ma che le relazioni finanziarie non sono state dichiarate nel Registro degli Interessi dei Partecipanti (Ropi) del SAGE, come richiesto.
Un’accusa respinta con forza dai portavoce degli scienziati coinvolti, nonché ovviamente dalla stessa Wellcome Trust, che ha evidenziato il suo ruolo di fondazione indipendente senza scopo di lucro, spiegando che i dettagli delle sue sovvenzioni sono pubblici e disponibili sul sito web dell’istituzione.

L’articolo del Daily Mail
Il secondo punto, a mio avviso più interessante, è chi ha stilato il rapporto. Infatti, il posizionamento di UsForThem è fondamentale per capire le dinamiche di questa storia.
Questo gruppo di pressione, infatti, è stato fondato nel Regno Unito durante la pandemia di COVID-19. L’associazione si descrive come impegnata in una “campagna strategica ad alto impatto per i bambini e il loro futuro”, ma è innegabile come il suo nome sia diventato noto per il vigore con cui ha contestato le misure restrittive imposte dal governo britannico durante la pandemia, in particolare la chiusura delle scuole, l’uso obbligatorio delle mascherine in classe e, in generale, l’impatto dei lockdown sui bambini. In passato è arrivata anche ad esprimere più di una perplessità riguardo il trattato pandemico dell’OMS.
Per onor di cronaca, l’associazione non si definisce esplicitamente “no vax” nel senso di dichiararsi genericamente contro le vaccinazioni, ma come sappiamo questa è una posizione che non viene dichiarata facilmente nemmeno dai gruppi più sostanzialmente no vax. La loro posizione specifica riguardo ai vaccini per il COVID-19 sui più piccoli è connotata da un scetticismo non basato sulle evidenze e dalla contestazione delle politiche governative: in passato hanno condotto una campagna per mettere in discussione la vaccinazione anti-Covid per i minori, e hanno anche presentato un reclamo contro i commenti del CEO di Pfizer sulla vaccinazione dei bambini di 5-11 anni, sostenendo che le sue affermazioni fossero “fuorvianti e insuscettibili di essere provate in relazione alla sicurezza della vaccinazione di quella fascia d’età”.
In sintesi, pur non essendo un gruppo apertamente contro i vaccini in generale, si allineano regolamente con posizioni che contestano, mettono in discussione e cercano di limitare le politiche di vaccinazione anti-COVID per i minori. Questo non è mai stato un aspetto neutro nella loro narrazione, e proprio per questo spesso i loro rapporti hanno ricevuto un’ampia copertura da parte di media con “simpatie antiscientifiche” – come per l’appunto il Daily Mail, la cui linea editoriale è tristemente nota.
In definitiva, l’aspetto cruciale di questa vicenda non risiede tanto nell’illegalità dei fondi ricevuti quanto nella prospettiva attraverso cui tali dati vengono presentati e amplificati. Il rapporto, pur sollevando un dibattito – sia chiaro – legittimo, non può essere letto separatamente dalla sua chiara identità di lobbying.
UsForThem utilizza questi dati finanziari per rafforzare una narrazione preesistente, secondo cui gli scienziati sarebbero in qualche modo compromessi dai legami con il settore filantropico e, per estensione, farmaceutico.
Il fatto che un media come il Daily Mail abbia dato ampia copertura a questa storia ne sottolinea la natura di strumento narrativo più che di denuncia neutrale.
E questo, lasciatemelo dire, è scorretto nei confronti dei lettori che, senza una cornice, sono lasciati a guardare un quadro che non potrà mai essere completo.
Beatrice D’Ascenzi
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