Walt Whitman e le citazioni improbabili

Questa è improbabile forte! Rischio convulsioni per chiunque si sia mai avvicinato, anche da lontanissimo, alla letteratura americana

A inizio agosto ci avete segnalato un testo che stava circolando in rete, questo:

– Ti sei fatta crescere i capelli…
— Così pare.
– Ce li avevi corti quando stavi con me.
— Lo so.
– Stai bene, comunque.
— Grazie.
– Sei proprio bella.
— Non dovresti dirmelo. Sono la tua ex.
– Posso dirtelo. Ti ho amato.
Sul suo viso comparve una smorfia: — Mi hai amato solo perché sono bella?
– No, affatto. Ti ho amato perché… in realtà non lo so il perché.
— Come sarebbe a dire che non sai perché?
– Che tu eri… non lo so.
Ci fu un attimo di silenzio, poi lei finalmente sorrise: — Io ti amavo. Tu non l’hai mai capito, ma io ti amavo.
– Tu non me l’hai mai detto.
— Hai ragione. Ti ho detto molte altre cose ma non quella.
– Mi hai detto che ero un coglione, che ti trattavo male, che ero immaturo…
Sbuffò: — Dio mio, lo sai che non lo pensavo davvero.
– E che pensavi davvero?
— Che eri fantastico. Avevi quel modo tutto tuo di vedere le cose e io amavo quel tuo modo di vedere le cose. Eri adorabile quando mi sorridevi dall’altra parte della strada e quando mi accarezzavi la guancia appena mi vedevi giù di morale. Eri dolcissimo quando mi permettevi di stare tra le tue braccia e sai io odiavo sentirmi piccola ma quando mi stringevi mi sentivo minuscola e stavo comunque benissimo nei tuoi abbracci ed eri straordinario quando stavi ad ascoltare le mie paturnie sconnesse come stai facendo ora…
Si fermò per un istante con le lacrime agli occhi, poi lo guardò e la voce le tremava mentre pronunciava quelle parole:
– E come ora mi sorridevi. Solo che poi mi baciavi e mi dicevi che andava tutto bene.
Fu un attimo. Un attimo in cui lui la baciò.
E le disse: – Va tutto bene.
Lei fece un respiro profondo e disse:
— Non avresti dovuto farlo. Sono la tua ex.
– Sai perché ti ho amato?
— No.
– Perché era impossibile non farlo. Eri qualcosa che non riuscivo a capire e quando ci provavo mi perdevo. E quando mi perdevo trovavo i tuoi occhi e loro mi guardavano sempre con un amore sconfinato, non importava quanto io fossi stronzo o quanto ti facessi incazzare o piangere, i tuoi occhi continuavano sempre ad amarmi. Io ti amavo perché eri forte, piccola. Tu pensavi sempre che fossi io a proteggere te e invece eri tu a proteggere me. Io non ti ho mai protetto. E tu non hai idea… non hai idea di quante volte mi sono odiato. Mi sono odiato tutte le volte in cui non ti difendevo e non ti dicevo di amarti. Tu non mi dicevi di amarmi ma io sapevo che mi amavi. Io non ti dicevo di amarti ma ti amavo. Tu lo sapevi?
Il sorriso della donna era triste: — No.
– Ma ti amavo. Davvero.
— Se l’avessi saputo non mi sarei arresa con te.
– Quindi adesso saremmo ancora insieme?
— Io sono ancora con te.
– Ma stai con lui.
— E tu stai con lei.
– Ma sono con te.
Lei sospirò: — Non fa niente. Siamo andati oltre il nostro amore.
– Non lo so. Siamo ancora qui.
— Non siamo più quelli che eravamo.
– Hai ragione. Hai i capelli più lunghi.
Finalmente lei rise. E lui non riuscì a non dirglielo: – Il tuo sorriso è sempre lo stesso, però…
Il suo sguardo si fece serio in quello di lui:
— Anche la tua capacità di farmi sorridere è sempre la stessa.
– Vuoi sapere la verità?
— Sì.
– Anche il mio amore per te è rimasto lo stesso.
— Vuoi sapere la verità?
– Sì.
— Li vedi i miei occhi?
Si guardarono.
– Li vedo.
— Non lo capisci?
– Che cosa?
— Hai detto che ti guardavano con un amore sconfinato.
– Sì.
— Neanche loro sono cambiati. Ti stanno guardando ancora così.

Da “Oh capitano” Mio capitano!” a “Ti sei fatta crescere i capelli” è un attimo

Molti dei post su Facebook, Telegram e Thumbler lo attribuiscono a Walt Whitman, poeta saggista e giornalista americano, spesso considerato uno dei “padri della poesia americana”. Ma si tratta di un’informazione sbagliata. Il testo non risulta essere di Whitman, non appare in nessuno dei suoi testi, non c’entra niente con la poetica del celebre autore di Foglie d’erba, che fin dall’inizio della sua carriera letteraria ha rifiutato il romanticismo trito e ritrito che sembra essere alla base del testo di cui sopra, che cantava di politica, società, democrazia, che se parlava d’amore non lo faceva certo con un dialogo di tale banalità, un poeta che è morto nel 1892, quando un testo del genere (“Non importava quanto io fossi stronzo o quanto ti facessi incazzare o piangere, i tuoi occhi continuavano sempre ad amarmi. Io ti amavo perché eri forte, piccola”. Eddai, su…) non sarebbe venuto in mente nemmeno lontanamente a uno che voleva essere preso sul serio come scrittore, figuriamoci se si sarebbe arrivati a definirlo “padre della poesia americana” (per non parlare del linguaggio, evidentemente contemporaneo). Uno che si presentava così:

Io sono il poeta del Corpo, io sono il poeta dell’Anima, i piaceri del cielo sono con me e le sofferenze dell’inferno sono con me, i primi li innesto e li faccio crescere su me stesso, questi ultimi li traduco in una nuova lingua. […] Walt Whitman, un cosmo, di Manhattan il figlio, turbolento, carnale, sensuale, che mangia, che beve e procrea, non un sentimentale, non uno che si sente superiore agli uomini e alle donne o se ne sta lontano da loro, […] Io pronuncio la primeva parola d’ordine, do il contrassegno della democrazia, per Dio! Io non accetterò niente di cui tutti non possano avere negli stessi termini. […] Attraverso di me molte lunghe voci mute, voci di interminabili generazioni di prigionieri e di schiavi, voci di malati, di disperati, di ladri, di nani, voci dei cicli di preparazione e accrescimento, e del filo che connette le stelle, gli uteri e il seme paterno, […] Divino io sono, dentro e fuori, e santifico tutto ciò che tocco e da cui sono toccato.

Quello che sta circolando invece è un testo evidentemente fatto apposta per stuzzicare l’emotività del lettore che ha sentito parlare del nome di Whitman (ma probabilmente di nient’altro di suo) e aumentarne la condivisione. Non siamo stati in grado di trovare qualcuno che se ne attribuisca la creazione, ma circola in italiano e senza firma almeno da luglio 2016.

L’attribuzione a Whitman ipotizziamo risalga al 2020, quando alcune pagine, probabilmente per aumentarne la circolazione, hanno riportato il testo con quella firma finale, ripreso e condiviso successivamente da migliaia di utenti, che probabilmente nemmeno sanno chi fosse Whitman.

Smettete di condividere citazioni senza prima averle verificate, e no, come verifica non basta che qualche profilo social vi abbia detto che si tratta del testo di un poeta o di un autore famoso.

redazione at butac punto it

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