Cambiamenti climatici e professori di ingegneria

Ci avete segnalato un testo che sta circolando sui social a firma Alessandro Olivo, associato a tempo pieno, S.S.D. ICAR 05 (Trasporti), presso il Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale e Architettura dell’Università degli studi di Cagliari. Il post ve lo riporto interamente, è questo:

Stamattina presto, stufo delle balle di Rubbia, e di Zichichi, stanco delle baggianate di Franco Prodi e Francesco Battaglia, professori emeriti di Climatologia e altre fesserie consimili, nauseato dall’incompetenza di questo scappato di casa a nome John F. Clauser, Premio Nobel 2023 per la Fisica, stimolato, invece, dalle riflessioni profonde e convincenti del Geometra Angelo Bonelli, e del super esperto in bricolage, Alessandro Gassmann (dotato di una incontestabile licenza media inferiore, conquistata gloriosamente col minimo dei voti), due eroi dei nostri giorni che si battono, a viso aperto, sulla responsabilità umana nei cambiamenti climatici, responsabilità legata in modo criminogeno alla iper produzione di anidride carbonica, ho preso il mio vecchio libro di Geografia delle elementari e ho fatto un po’ di conti, una delle tante pessime abitudini di noi ignorantoni, indegnamente laureati in Ingegneria.
Nozioni di base.
L’atmosfera terrestre è suddivisa in cinque strati, chiamati sfere, che in ordine di vicinanza alla superficie terrestre sono: la troposfera, la stratosfera, la mesosfera, la termosfera e infine l’esosfera.
La composizione chimica dell’atmosfera terrestre cambia in base allo strato: al suolo l’aria è composta prevalentemente da azoto (78%), ossigeno (21%), anidride carbonica (0,04%) e tracce di altri gas come il metano, l’idrogeno, l’ozono, il neon.
Di questo 0,04% di CO2, secondo conti pubblicati e consolidati dopo attente verifiche, e disponibili in letteratura, le attività umane ne producono il 3,5% della massa equivalente. Combinando questi due dati, si ottiene facilmente che l’uomo sarebbe responsabile di una produzione dello stramaledettissimo gas serra CO2 valutabile in una percentuale gassosa attiva pari a poco più dello 0,001% della massa totale dell’atmosfera presente al livello del suolo. In parole povere i cambiamenti climatici generati dall’iperproduzione di anidride carbonica (sic!) collegata ad attività antropiche pesano sull’atmosfera per una parte ogni centomila parti (1/100.000) della sua composizione.
In questo panorama catastrofico, i 27 paesi dell’Unione Europea sono riconducibili, a livello mondiale, a una produzione di CO2 intorno al 9%, risultando responsabili di un presunto inquinamento da CO2, incidente del 0,31% sulla produzione totale, mentre il rimanente 99,69% riguarderebbe il Resto del Mondo, cosa reputata in alto loco irrilevante e di nessun interesse. Come è noto, nella follia, recentemente ribadita, del programma green approvato dai nostri amatissimi rappresentanti in Europa, dovranno essere spesi migliaia di miliardi di euro, da qui al 2030, per ridurre le emissioni europee del 55%, portando l’incidenza europea a uno strabiliante4,95%, sempre sul 3,5% prodotto dalle attività umane, cioè verranno sacrificati il futuro e il benessere economico di intere generazioni di popoli inermi per garantire all’umanità una diminuzione dello 0,14% sulla produzione dell’anidride carbonica legata alle attività antropiche, lasciando questa volta il 99,83% rimanente sempre al Resto del Mondo. Se poi, nel mentre, Cina, Stati Uniti, Russia e India, tralasciando tutti gli altri, avranno triplicato l’uso del carbone nei processi di trasformazione dell’energia, questo non importa. La cosa che conta è avere portato a casa un risultato così eclatante come la distruzione della già traballante economia europea e l’annichilimento del ceto medio, rozzo e poco informato, sempre ingrato e poco attento alle problematiche ambientali. Il tutto, chiaramente, in cambio di niente.
Corollario
Se si osserva la ricostruzione dell’andamento dell’anidride carbonica e delle temperature, in epoche geologiche, si nota che il periodo attuale è caratterizzato da una bassa concentrazione di CO2. Nel Cambriano, 540 milioni di anni fa, la CO2 atmosferica era di 7000 ppm (parti per milione), mentre i valori odierni sono di 400 ppm (circa 18 volte più bassi).
La vita sulla Terra è basata sul carbonio. Tutti i composti strutturali degli esseri viventi: le proteine, i grassi, l’amido, la cellulosa e così via, sono formati da carbonio.
Se per una ragione qualunque la sua concentrazione diventasse troppo bassa, la vita sulla Terra, come noi la conosciamo, finirebbe, perché il mondo vegetale smetterebbe di esistere. I consumatori primari e secondari, ossia gli erbivori e i carnivori, in nessun modo, potrebbero sopravvivere.
Piccola Bibliografia
1) Prentice I.C., Harrison P., Bartlein P.J., 2011, “Global vegetation and terrestrial carbon cycle changes after the last ice age”, New Phytologist, 189: 988–998. Vedere anche http://www.co2science.org/articles/V14/N34/EDIT.php
2) Simmon R., 2012, “Global garden, NASA Earth Observatory, based on data from Montana University – Numerical Simulations Terradynamic Group – NTSG (http://earthobservatory.nasa.gov/Features/GlobalGarden/).
3) Sitch S. et al., 2015, “Recent trends and drivers of regional sources and sinks of carbon dioxide”, Biogeosciences, 12, 653–679.
4) Zeng et al., 2014, “Agricultural Green Revolution as a driver of increasing atmospheric CO2 seasonal amplitude”, Nature, vol . 5015, 20 nov.

In apertura vorrei partire dall’analisi dei nomi che vengono fatti da Olivo. Rubbia, Zichichi, Prodi, Battaglia, Clauser sono tutti scienziati, ma Olivo fa un mischione che fa un po’ sorridere, perché dimostra di non essersi documentato in maniera approfondita. Infatti cita Rubbia, ma come riporta ad esempio Wikipedia:

Carlo Rubbia viene spesso citato dai negazionisti del cambiamento climatico a sostegno della loro posizione[12], sulla base di una frase pronunciata in suo intervento tenuto presso il parlamento italiano nel 2014. Tuttavia nello stesso intervento, Rubbia non ha mai messo in discussione il fatto che le emissioni causate dall’essere umano siano responsabili dei cambiamenti climatici globali affermando testualmente che ci troviamo di fronte a una situazione assolutamente drammatica: le emissioni di CO2 stanno aumentando in maniera esponenziale. Anni prima aveva espresso analoghi concetti con maggiore chiarezza affermando che l’IPCC nel suo ultimo rapporto ha dimostrato in maniera indubbia che gli effetti antropogenici sono la causa più probabile del cambiamento climatico.

Quindi Rubbia insieme agli altri citati sembra che non abbia ragione di stare.

Passiamo ad Antonio Zichichi, già smontato nelle sue affermazioni da ClimaAlteranti nel 2017. Zichichi comunque non è un professore emerito di Climatologia, bensì un fisico nucleare oggi 93enne. Le sue affermazioni negli anni sono state trattate (e smontate) da tanti, curioso che di questo Olivo non faccia cenno.

Franco Prodi, studioso di fisica dell’atmosfera, non è un climatologo nemmeno lui, né la sua carriera è incentrata sullo studio del clima. Come riportato da Domani nel 2022:

Numerosi fisici e accademici consultati da Domani hanno confermato che Prodi non si è mai occupato di cambiamenti climatici nella sua carriera accademica – è un esperto di microclima e in particolare della formazione delle nubi. Sul tema ci è arrivato tardi e più da commentatore che da studioso e, almeno all’inizio, se ne occupava con una certa prudenza. «Il sospetto è che l’attività umana possa accelerare considerevolmente questi processi – diceva a un convegno del 2003 – Anche se non possediamo abbastanza conoscenze dirette per capire in che modo e in che misura questo avviene».«All’epoca c’era un minimo di giustificazione nell’avere dubbi», dice Guido Visconti, fisico, coetaneo di Prodi che come lui ha studiato nel centro metereologico di Boulder in Colorado. Visconti è anche un accademico dei Lincei, onore sempre sfuggito al suo collega Prodi. «Ora però le prove sono schiaccianti: non ci sono dubbi che in corso un riscaldamento senza precedenti per velocità, e che è responsabilità dell’uomo».

Invece che adeguarsi alle prove, Prodi ha preso l’altra strada.

DI Franco Battaglia possiamo dire che anche lui non è un climatologo, e che è stato più volte smontato da ClimaAlternati; ha sempre risposto con pubblicazioni editoriali, mai con studi scientifici, alle critiche che gli sono state avanzate. Non siamo noi a dovervi spiegare perché questo non è in linea con il metodo scientifico. Battaglia comunque è un docente di Chimica all’Università di Modena.

Di Clauser abbiamo parlato poche settimane fa (a proposito caro prof. Olivo, Clauser il Nobel l’ha vinto nel 2022, non nel 2023) riportando materiale, sempre nostro, di maggio 2023, e nel trattare le citazioni di Clauser notavamo come i negazionisti dei cambiamenti climatici sfruttassero le sue parole omettendo completamente quelle dei vincitori dell’anno prima, quando il Nobel l’avevano vinto Syukuro Manabe e Klaus Hasselmann. Eppure a loro il Nobel è stato dato per per la modellazione fisica del clima terrestre, la quantificazione della variabilità e la previsione affidabile del riscaldamento globale. Clauser ha vinto il Nobel per tutt’altri studi, che non hanno nulla a che fare coi cambiamenti climatici.

Quindi Olivo fa palese cherry picking nella scelta delle fonti da citare, mentre fa il sarcastico parlando di Alessandro Gassman e Angelo Bonelli e fa finta di non sapere che esistono fior di scienziati (più del 90% degli esperti della materia) che concordano con l’emergenza climatica, compresi vincitori di premi Nobel che studiano il clima, ovvero climatologi.

Su BUTAC il tema cambiamenti climatici è stato trattato troppe volte per aver voglia di ripeterci ancora una volta, ma ci sono alcuni elementi di questo testo che crediamo vadano comunque sottolineati (con l’aiuto di ChatGPT).

  • Il testo inizia con un tono sarcastico e polemico, citando diversi scienziati e figure pubbliche. Questo tono potrebbe distogliere l’attenzione dai dati e dalle informazioni presentate successivamente.
  • L’affermazione che le attività umane contribuiscono solo al 3,5% della CO2 nell’atmosfera è fuorviante. È importante notare che l’equilibrio naturale tra le fonti e gli assorbitori di CO2 è stato alterato dalle attività umane e che anche piccole percentuali possono avere un impatto significativo sul sistema climatico.
  • La percentuale di CO2 prodotta dai Paesi dell’UE rispetto al totale globale varia nel tempo. Tuttavia, l’UE ha una lunga storia industriale e ha contribuito in modo significativo alle emissioni cumulative di CO2. L’UE ha effettivamente ambiziosi obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2. L’argomento presentato nel testo sembra suggerire che gli sforzi dell’UE siano inutili a causa delle emissioni di altri Paesi. Tuttavia, ogni riduzione delle emissioni è un passo nella giusta direzione. Inoltre, l’UE spera di fungere da modello per altri Paesi e di stimolare azioni globali.
  • L’affermazione che la vita sulla Terra è basata sul carbonio è corretta. Tuttavia, l’argomento che una bassa concentrazione di CO2 potrebbe portare alla fine della vita sulla Terra è speculativo. La vita sulla Terra ha dimostrato una notevole resilienza e capacità di adattamento a vari cambiamenti ambientali nel corso della storia geologica.
  • Le fonti citate sono pubblicazioni scientifiche legittime, tuttavia, è importante leggere e interpretare queste fonti nel contesto appropriato e assicurarsi che le conclusioni tratte nel testo siano supportate da queste fonti.

Come abbiamo provato a ripetere più e più volte, chiunque ritenga di avere materiale per confutare in maniera scientifica quanto sostenuto da IPCC dovrebbe pubblicare uno studio che riporti i dati raccolti seguendo il metodo scientifico, e accettando una revisione dei pari. Il professor Olivo preferisce invece pubblicare un post sui social, altri hanno scelto di scrivere libri. Ma a oggi, da parte di coloro che sostengono che il riscaldamento globale non abbia alcuna origine antropica, continuiamo a non vedere questi studi. In compenso vediamo tante interviste sui media.

Peccato.

maicolengel at butac punto it

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