L’etichetta sulla frutta, gli OGM e i pesticidi

Una vecchia bufala che periodicamente riprende a circolare e che rischia di danneggiare molti produttori

etichetta mela OGM

Sull’onda delle polemiche sul cibo sintetico ci avete segnalato un testo che circola in formato screenshot, l’immagine che ci avete inviato è questa:

Ci sono voluti pochissimi secondi per trovare la fonte, un sito di cui ci è già capitato di parlare poco tempo fa: La tua dieta personalizzata, sito internet gestito da Maria Di Bianco, dottoressa in Scienze degli Alimenti e della Nutrizione che il 19 novembre 2022 ha pubblicato un articolo dal titolo:

Mele, le etichette ci dicono tutto: compra solo quelle sicure e senza pesticidi!

Il testo nell’immagine che circola ve lo riporto qui:

Quindi prima di scegliere le mele, o altri tipi di frutta e verdura, date un’occhiata ai seguenti parametri:

  • se sull’etichetta trovate un codice di 4 cifre che inizia con i numeri 3 o 4, significa che il prodotto è stato coltivato in modo tradizionale, e quindi facendo un possibile, ma non certo, uso di pesticidi.
  • se sull’etichetta trovate un codice di 5 cifre che inizia con il numero 8, allora si tratta di una mela geneticamente modificata (OGM), vi sconsigliamo di acquistare quindi questo tipo di frutta.
  • se sull’etichetta trovate un codice di 5 cifre che inizia con il numero 9, si tratta di un alimento ottenuto mediante agricoltura biologica, quindi sicuro e con assenza di pesticidi e altri fitofarmaci.

Siccome oggigiorno al mercato o al supermercato, la scelta dei prodotti è diventata assai estesa e difficile per il consumatore, è importante riconoscere un prodotto di buona qualità e sicuro da tutti gli altri.

Il codice a cui fa riferimento la dottoressa Bianco si chiama PLU code, PLU sta per Price Look Up, esiste dal 2001 ed è un codice nato dall’International Federation for Produce Standards. Scrive Bianco:

Il Regolamento (UE) 543/2011 stabilisce in modo chiaro che le aziende produttrici debbano indicare in etichetta il metodo di coltivazione dei prodotti partendo dalla fase di raccolta sino a quella di imballaggio e distribuzione. E’ importante quindi saper leggere i codici numerici riportati sul prodotto per identificare con estrema certezza il tipo di alimento che stiamo comprando.

Ma sbaglia, perché il regolamento dell’Unione Europea non fa cenno al PLU code, che è una scelta volontaria da parte dei produttori. Il codice introdotto dall’UE si chiamava EAN, che sta per European Article Number, ed era stato introdotto appunto con l’intento di permettere la tracciabilità di tutti i prodotti europei. Dal 2009 il codice EAN è stato rimpiazzato dal sistema GTIN (Global Trade Item Number), un codice di 13 numeri che viene chiamato anche EAN13.

Quei 13 numeri rappresentano rispettivamente:

  • Il codice Paese (due o tre cifre)
  • Il codice produttore (5 cifre)
  • Una sequenza di cifre scelte dal produttore (4 o 5 cifre)
  • Un numero di controllo (1 cifra)

Il PLU code invece è di 4 o 5 cifre e, come riportato sul sito della Federazione che ne ha introdotto l’uso su scala globale:

I codici PLU sono numeri a 4 o 5 cifre e compaiono su un piccolo adesivo applicato alla singola pezza di prodotto fresco. Il numero PLU identifica gli articoli prodotti in base a vari attributi che possono includere la merce, la varietà, la metodologia di coltivazione (ad esempio, biologico) e la dimensione. Questi numeri vengono assegnati dall’IFPS dopo una rigorosa revisione a livello nazionale e internazionale.

E ancora:

I codici a 4 cifre sono per prodotti coltivati ​​in modo convenzionale. I codici a 5 cifre che utilizzano le serie 3000 e 4000 vengono utilizzati per identificare i prodotti biologici. Il prefisso “9” dovrebbe essere posto davanti al codice a 4 cifre coltivato convenzionalmente per i prodotti biologici. Non vedrai i codici organici a 5 cifre nel database dei codici PLU poiché sono semplicemente prefissi aggiunti ai codici PLU dei prodotti coltivati ​​convenzionalmente.

Da nessuna parte sul sito di IFPS si parla di codici riservati a OGM o a prodotti con più pesticidi di altri. L’unica differenza evidente che viene fatta è tra coltivazioni bio o non bio. Differenza che non significa affatto che siano prodotti più sani, ma solo che sono stati coltivati seguendo i dettami dell’agricoltura biologica. Ma state attenti, perché qui è dove sta il problema. Scriveva la dottoressa Bianco:

…se sull’etichetta trovate un codice di 5 cifre che inizia con il numero 9, si tratta di un alimento ottenuto mediante agricoltura biologica, quindi sicuro e con assenza di pesticidi e altri fitofarmaci.

Ma questa è una bugia, come spiegava Dario Bressanini già nel 2013:

L’agricoltura biologica non può fare uso di pesticidi di sintesi, ma ne utilizza alcuni di origine naturale. L’agricoltura moderna fa largo uso di prodotti per proteggere le colture da infestanti e parassiti. Queste sostanze vengono collettivamente identificate dal termine pesticidi o più correttamente agrofarmaci: erbicidi, insetticidi, fungicidi e così via. Queste sostanze sono strettamente regolamentate e la maggior parte di esse non sono utilizzabili in agricoltura biologica perché non di origine naturale. Alcuni prodotti naturali invece ammessi sono la famiglia di molecole chiamate piretrine, lo spinosad, il batterio Bacillus thuringiensis, oppure alcune sostanze usate tradizionalmente quali il solfato e l’idrossido di rame, lo zolfo, alcuni oli minerali e così via. Nonostante siano di origine naturale alcune delle sostanze ammesse possono comunque avere un impatto ambientale non trascurabile: il rotenone ad esempio, una sostanza naturale, era permessa in agricoltura biologica ma a causa della sua tossicità è in via di eliminazione dai protocolli di coltivazione. I sali di rame, ampiamente utilizzati come fungicidi, sono tossici, si accumulano nel terreno e non vengono eliminati facilmente.

Quindi è falso che non si trovino pesticidi nel bio, se ne trovano, solo che invece che di sintesi sono pesticidi disponibili in natura, ma questo non significa che facciano bene. Sempre Bressanini nel 2013 cercava di fare chiarezza anche sulle proprietà nutrizionali dei prodotti bio:

Nel 2010 è stata pubblicata unarassegna sistematica, commissionata dalla Food Standard Agency britannica, di tutti gli articoli scientifici pubblicati dal 1958 di confronto del contenuto nutrizionali tra prodotti bio e convenzionali. I risultati mostrano una certa variabilità ma a parte casi specifici -ad esempio i cereali biologici sono mediamente più poveri di proteine mentre i pomodori biologici sono mediamente più ricchi di vitamina C- non ci sono prove che dimostrino sostanziali differenze nutrizionali tra alimenti biologici e convenzionali. Conclude il rapporto: “Per la maggioranza dei nutrienti esaminati non è stata rilevata una differenza nel contenuto di nutrienti e altre sostanze tra prodotti biologici e convenzionali, il che suggerisce che i prodotti biologici e quelli convenzionali siano largamente confrontabili”.

Nel 2012, indipendentemente, dei ricercatori dell’Università di Stanford hanno pubblicato una seconda rassegna sistematica, arrivando sostanzialmente alle medesime conclusioni.

Chiunque nel 2022 continui a dare a intendere che bio sia meglio che non bio, basando le sue argomentazioni su pesticidi e proprietà nutrizionali, sta malinformando, e se è una persona che dovrebbe avere delle competenze specifiche sull’argomento c’è la possibilità che lo stia facendo in malafede. Il 20 novembre 2022 Affari Italiani ha ripreso le stesse identiche informazioni riportate dalla dottoressa Bianco, usando un titolo molto simile ma che fa ulteriormente leva sull’allarmismo:

Mele, attenzione ai pesticidi: ecco come riconoscere quelle pericolose

Anche loro citavano il regolamento UE del 2011 – senza evidentemente nemmeno aver provato a leggerlo – e riportavano questa frase:

Se sull’etichetta trovate un codice di 4 cifre che inizia con i numeri 3 o 4, significa che il prodotto è stato coltivato in modo tradizionale, e quindi facendo un possibile, ma non certo, uso di pesticidi. Se sull’etichetta trovate un codice di 5 cifre che inizia con il numero 8, allora si tratta di una mela geneticamente modificata (OGM), vi sconsigliamo di acquistare quindi questo tipo di frutta.

Se sull’etichetta trovate un codice di 5 cifre che inizia con il numero 9, si tratta di un alimento ottenuto mediante agricoltura biologica, quindi sicuro e con assenza di pesticidi e altri fitofarmaci.

Giusto per esser ancora più chiari riportiamo quanto spiegato già nel 2015 su Oregon Tilth e svariati altri siti di produzione mele:

Da anni circola voce che il numero sul codice PLU del prodotto possa indicare se l’articolo è geneticamente modificato.  Si sostiene che se il numero di cinque cifre inizia con “8”, è OGM. Non è così.

Nel 2017 smentiva la stessa voce l’HuffPost americano:

I codici PLU non indicano prodotti geneticamente modificati
No, i codici PLU a 5 cifre sui prodotti non ti dicono cosa è geneticamente modificato o naturale. Questi numeri, organizzati dalla Produce Marketing Association, non hanno nulla a che fare con voi.

Ad andare indietro scopriamo che la bufala diffusa dalla dottoressa Bianco esiste almeno dal 2010, quando sul blog Food Renegade americano veniva prima diffusa, e poi anni dopo smentita, con un aggiornamento che linka lo stesso pezzo del Post che avete letto poco sopra.

Concludendo

Affari Italiani e la dottoressa Bianco mentono, non so se in malafede o meno, il dubbio però che a diffondere queste notizie ci siano produttori del biologico che cercano di boicottare altre linee di coltivazione è forte, e onestamente andrebbe indagato dalle autorità, perché nel caso si tratterebbe di diffusione di informazioni false con lo scopo di fare un danno a dei concorrenti. Ma visto che l’autorità in tema di alimentazione è quella che sostiene Coldiretti e le battaglie contro il “cibo sintetico”, onestamente non resteremo col fiato sospeso ad attendere. Ci dispiace, ma dopo l’articolo sul glifosato e questo sui pesticidi abbiamo deciso di aggiungere La Tua Dieta Personalizzata alla nostra Black list. Ci era già capitato di parlare di frutta, verdura, ogm e tracciabilità, con un articolo tutt’ora attuale.

redazione at butac punto it

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