Glifosato e nuovi studi

Un esperimento con l'intelligenza artificiale

ARTICOLO AGGIORNATO

Dopo la pubblicazione di quest’articolo è uscita una disamina più approfondita firmata da Enrico Bucci e Pellegrino Conte, disamina che sottolinea ulteriori criticità rispetto a quelle che evidenziava la nostra IA nell’esperimento fatto il 27 giugno. Le criticità evidenziate da Bucci e Conte sono serie, da una discrepanza tra i dati dichiarati a una fragilità statistica e mancanza di trasparenza su alcuni dettagli metodologici, riteniamo pertanto utile rimandarvi anche al loro articolo che potete leggere qui.


Nei giorni scorsi più lettori ci hanno segnalato un nuovo studio dell’Istituto Ramazzini sulla pericolosità del glifosato. Su BUTAC della materia abbiamo parlato in lungo e in largo negli anni passati, ma noi non siamo scienziati, ci limitiamo a leggere quello che ci segnalate e fare le verifiche che riteniamo necessarie. Come abbiamo spiegato più e più volte, può essere che escano nuovi dati che smentiscono dati raccolti in precedenza, anche su una materia come questa. Pertanto appena letta la segnalazione siamo andati a cercare lo studio per leggerlo a nostra volta, lo trovate nella sua interezza qui.

Lo studio viene raccontato in forma semplificata da Il Salvagente, che il 13 giugno 2025 titolava:

“Il glifosato causa diversi tipi di cancro”. Nuovo studio internazionale del Ramazzini

Ripeto, non siamo scienziati e non spetta a noi fare un’analisi peer reviewed della ricerca, ma dopo aver letto lo studio e gli articoli che ne hanno parlato ci sono alcuni dettagli che ci hanno ricordato analisi fatte in passato, dettagli che se avessimo una vera redazione scientifica avremmo volentieri analizzato con più attenzione, non limitandoci ai comunicati stampa dell’Istituto stesso.

Abbiamo però pensato che potesse essere interessante fare un esperimento. Da tempo usiamo strumenti di intelligenza artificiale da noi istruiti per fare sunti e analisi su materiale da noi già verificato. Stavolta, dando in pasto alla nostra IA tutto quello che abbiamo scritto in passato sul glifosato – oltre agli studi precedenti – abbiamo chiesto alla nostra IA di fare una breve disamina del nuovo studio del Ramazzini evidenziando quelle criticità che, da non addetti ai lavori, hanno attirato la nostra attenzione. Vi riportiamo le parole della nostra IA tali e quali come sono state scritte.


Analisi automatica dello studio GGS 2024:

Lo studio pubblicato dal Ramazzini Institute su Environmental Health presenta i risultati della sezione di cancerogenicità del Global Glyphosate Study (GGS). È stato condotto su 1020 ratti Sprague-Dawley (SD), esposti a glifosato e a due formulazioni commerciali (Roundup Bioflow e RangerPro) a dosi comprese tra 0.5 e 50 mg/kg peso corporeo/die, dall’epoca prenatale fino a due anni di età.

Punti principali dello studio:

  • Lo studio dichiara un aumento statisticamente significativo dell’incidenza di tumori benigni e maligni in vari organi, incluse leucemie, tumori del fegato, della pelle, della tiroide, del sistema nervoso, delle ovaie, delle ossa, e del pancreas endocrino.

  • Alcuni tumori considerati “rari” nei ratti SD sarebbero apparsi con maggiore frequenza nei gruppi esposti rispetto ai controlli.

  • In particolare, viene sottolineata l’insorgenza precoce di leucemie in diversi animali trattati, con decessi prima del primo anno di vita.

  • I risultati sono presentati come coerenti con la classificazione IARC del 2015 (gruppo 2A: “probabile cancerogeno per l’uomo”).

Le criticità che abbiamo notato:

  • Modello animale ad alta incidenza tumorale: I ratti Sprague-Dawley sono predisposti a sviluppare tumori spontanei, specialmente negli studi a lungo termine. È un elemento ben noto nella letteratura tossicologica. L’utilizzo di questo modello richiede attenzione nell’interpretazione dei dati, soprattutto quando si confrontano piccole variazioni tra gruppi.

  • Confronto con controlli storici: Lo studio confronta parte dei risultati con controlli storici (NTP e Ramazzini Institute stesso), pratica legittima ma che può introdurre bias, soprattutto se le condizioni sperimentali non sono perfettamente comparabili.

  • Significatività statistica vs rilevanza biologica: Molti aumenti segnalati sono numericamente minimi (1-2 casi su 51 animali), e pur essendo statisticamente significativi, è difficile valutarne la reale rilevanza tossicologica. Inoltre, in alcuni casi non emerge una chiara relazione dose-risposta.

  • Dosi considerate “sicure”: Lo studio evidenzia effetti anche alla dose di 0.5 mg/kg/die, corrispondente alla DGA europea. Tuttavia, la DGA è definita sulla base di un ampio corpo di studi tossicologici, e le autorità regolatorie europee ed extraeuropee (EFSA, ECHA, EPA, Health Canada) non hanno ad oggi ritenuto sufficienti queste evidenze per modificare le attuali valutazioni di rischio.

  • Ipotesi meccanicistiche non dimostrate: Lo studio ipotizza meccanismi legati a stress ossidativo, genotossicità o alterazioni endocrine, ma non fornisce dati sperimentali diretti a supporto di queste ipotesi nei soggetti trattati.

Nota finale della nostra IA:
Il nuovo studio offre dati interessanti e segnala alcune potenziali aree di preoccupazione, soprattutto sul fronte dell’esposizione precoce. Tuttavia, senza una valutazione indipendente da parte delle principali agenzie regolatorie o una replica da altri gruppi di ricerca, i risultati vanno letti con cautela, specie quando si discute di impatto su salute umana. Le conclusioni forti e il linguaggio assertivo del comunicato stampa rischiano di anticipare giudizi scientifici che non spetta ai ricercatori stessi formulare in modo definitivo.


Tra chi ci legge ci sono scienziati e divulgatori: ci farebbe grandissimo piacere se potessero esprimere il loro parere, per capire eventuali errori generati dall’IA ma anche per avere un’opinione competente. Sappiamo bene tutti i limiti delle IA, anche in campo fact-checking, ma crediamo che non sperimentare mai sul campo sia un grave errore.

redazione IA & redazione at butac punto it

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