Il Ministero della Verità e gli sceriffi della rete

Benvenuti nella nuova sede del Ministero della Verità!

Ebbene sì, come ci spiegano Matteo Salvini e il fido Jacopo Granzotto è giunta l’ora, da domani io, David Puente, Paolo Attivissimo e Walter Quattrociocchi avremo le chiavi dell’internet e potremo a nostro piacimento chiudere siti, cacciare dal web personaggi scomodi, sanzionare chi non sta alle regole da noi imposte.

War is peace, Freedom is slavery, Ignorance is strength

Non lo sapevate? Beh, non lo sapevo neppure io, poi oggi mi sono trovato citato in un articolo di Jacopo Granzotto e ora mi sento molto potente.

Apriamo le danze

Bel coraggio. Nonostante l’immondo piazzamento mondiale quanto a libertà di stampa (siamo 77esimi, dietro il Burkina Faso e il Botswana) c’è gente (in Parlamento) che si cruccia delle bufale in rete, le fake news.

Si sa, internet brulica di notizie false e tendenziose create ad arte per tornaconto politico o economico. Pubblicità spicciola ad effetto dilagante. Ma andarci contro è come sfidare il mulino a vento, una ne cancelli di bufala, tre ne escono di fresche. E così, dopo il Ddl in Senato, arriva il debunking di Laura Boldrini. Bisognerà smascherare la disinformazione «coinvolgendo i social network». La presidentessa della Camera annuncia pure di essere in contatto con un gruppetto di abili debunker, bravi a smascherare la sciocchezza attraverso una verifica puntuale sulle fonti. Costoro sono Paolo Attivissimo («Il Disinformatico»), Michelangelo Coltelli («Bufale un tanto al chilo»), David Puente («Davidpuente.it») e Walter Quattrociocchi del CssLab dell’Imt di Lucca.
Questa l’introduzione dell’articolo apparso su il Giornale oggi 5 aprile 2017.
Granzotto purtroppo dimostra di capirne davvero poco di fake news, e di non essersi studiato i profili miei e degli altri due demistificatori citati. O forse l’ha fatto, e siccome si è accorto che ci capita spesso di citare la testata per cui scrive e altre a essa amiche come testate che non fanno verifica dei fatti, ha deciso che era il caso cercare di minimizzare, ridicolizzarci, trasformarci in macchiette al servizio della politica.Department of Propaganda

La libertà di stampa

Peccato che già con quella frase in apertura, quella sulla libertà di stampa, dimostra di non capire davvero nulla di giornalismo. Lo sapete, vero, che quella posizione in classifica non è data da ingerenze che limitino la libertà di dire quello che ci pare? Lo sapete che quella posizione è causata dal numero di giornalisti italiani sotto protezione, vero? Nulla ha a che vedere con la libertà che hanno le testate nazionali (ma anche i piccoli blog) di pubblicare qualsivoglia notizia, ma non spiegarlo ai lettori e cominciare l’articolo così è un ottimo sistema per prepararli a quanto si andrà a sostenere a fine articolo: aria fritta.
Sempre per cercare di essere precisi nel raccontare i fatti, il DDL non è collegato all’iniziativa #bastabufale; sono due cose che trattano argomenti simili, ma non collegate fra loro, e noi demistificatori abbiamo già espresso il nostro parere ritenendo il DDL una benemerita sciocchezza. Non ho letto pareri della Presidenza della Camera in merito, ma a suo tempo spiegammo chiaramente che la censura non serve a una fava. Lo diciamo a chiare lettere da tempo, ma Granzotto o non ha mai neppure provato a leggere i nostri articoli sull’argomento o se l’ha fatto preferisce raccontare al suo pubblico la sua verità.

Zuck, dai accontentala

Big Brother is watching youNel resto dell’articolo il diligente Jacopo prima cita Salvini che percula la Boldrini:
Matteo Salvini, uno che la Boldrini non l’ha mai retta, insorge su Facebook. E non è un fake. «La maestrina Boldrini scrive (ancora?) a Zuckerberg contro odio e bufale su Facebook, invocando chiusure e censure…Zuck, dai, accontentala, almeno un messaggino in chat o un Mi piace!». «Di post con notizie inventate e insulti nei miei riguardi ne leggo ogni giorno – aggiunge il leader della Lega Nord- Ma non mi sono mai sognato di invocare l’Inquisizione, e comunque la Boldrini fa tutto questo senza rendersi conto che la peggior bufala vivente è proprio lei!»
Caro Matteo, circolano bufale su di te? Perché non ce le segnali? Sarebbe una gioia trattarle. Purtroppo evidentemente chi legge BUTAC sono solo “zecche rosse” e quindi evitano attentamente di segnalarmi le tue, ma basterebbe che il tuo social media manager ci scrivesse ogni tanto che ci divertiremmo moltissimo ad andare a sbufalare qualche notizia su Matteo Salvini, sarebbe un bel cambiamento.
In chiusura, come vi avevo anticipato, si cita il Ministero della Verità:
Chissà, Orwell sarebbe stato orgoglioso di tutto ciò. Nel 1949 raccontava il «Ministero della Verità», uno dei quattro che governano lo stato immaginario di Oceania nel romanzo 1984. Scriveva: «Questo ministero ha il compito di produrre tutto ciò che ha a che fare con l’informazione: propaganda di partito, editoria, programmi radiotelevisivi, ma anche la letteratura. Oltre che di realizzarlo, questo ente si occupa di rettificarlo e, di fatto, anche falsificarlo, per renderlo conforme alle direttive del partito, ad esempio». Di questo passo, a forza di bufale (e presunte tali), ci si arriva sicuro.
L’intento è chiaro, denigrare quello che facciamo, ridicolizzarci, per cullare i propri lettori nell’illusione che siano di fronte ad un vero giornalista, convincerli che noi ci occupiamo solo di sciocchezze, e che il prossimo passo sarà imporre agli altri cosa scrivere. A me cadono le braccia, perché so che chi di voi mi legge sa bene che Granzotto sta solo parando il sedere al proprio editore, e magari ai politici che lo supportano. In un articolo del genere, se si voleva essere credibili, bisognava inserire qualcuna delle “presunte bufale” che noi tratteremmo solo per far piacere alla Boldrini. Mentre invece il nulla: accuse, denigrazione, sfottò, ma non c’è una sola fonte (se non vogliamo considerare Salvini una fonte) che dimostri quanto Granzotto cerca di dare a intendere ai propri lettori.

Quisquilie

Vediamo le sciocchezze che trattano i debunker, andando a pescare solo dagli articoli pubblicati negli ultimi 30 giorni qui su BUTAC. Sia chiaro, è verissimo che ci capita di trattare anche totali sciocchezze, con tre articoli al giorno pubblicati qualcuno sarà sicuramente relativo a bufale sciocche. Ma gli altri?
Abbiamo aperto il mese di marzo sbufalando una pagina anti razzismo verso i bianchi francese: diffondono video dove si vede gente fare a botte e danno ad intendere che siano immigrati sbarcati in Europa, e invece una veloce verifica ha dimostrato le tante bufale spacciate dalla stessa. Si tratta di istigazione all’odio razziale, vogliamo definirla una sciocchezza? Abbiamo fatto chiarezza su un servizio giornalistico ripreso da tante testate nazionali dove si parlava di contaminanti presenti nella pasta che mangiamo tutti i giorni. Evidentemente quisquilie, a chi importa se sia vero o meno, giusto Jacopo? Abbiamo cercato di spiegare come e perché alcuni debbano restituire il bonus di 80 euro in busta paga, ma non era importante vero? Era meglio che la gente restasse convinta che l’hanno dovuto restituire in tantissimi e che si è rivelato un fallimento, invece che spiegare tutto nella maniera corretta, come dovrebbero fare i veri giornalisti. Abbiamo anche parlato di DjFabo e l’eutanasia, cercando anche lì di fare un po’ di chiarezza sui fatti che venivano raccontati da tante testate italiane. Poi siamo passati a parlare dei bambini seppelliti a Tuam, storia che ha fatto molto scalpore per qualche giorno, su BUTAC abbiamo tradotto molti degli articoli inglesi in merito cercando di mostrare quello che veramente è stato dichiarato sulla questione, non come tanti giornalisti che hanno preso per buono questo o quel comunicato stampa. Ma anche qui, sciocchezze, a chi importa di bimbi morti anni addietro? Poi ci siamo occupati di una storia vecchia, che però è tornata in circolazione e danneggia le aziende italiane, visto che c’è questa “lista nera” di prodotti che sarebbero (secondo studi decisamente poco professionali) dannosi per la salute. Abbiamo parlato di SLA, e magiche cure inventante da ciarlatani di vario genere, probabilmente Granzotto non è un malato, e quindi sono sciocchezze. Abbiamo trattato anche il video che tanti (incluso il Giornale) hanno spacciato come documento verità sui salvataggi dei migranti nel Mediterraneo, documento verità che purtroppo aveva qualche inghippo di cui parlare. Ma finché la “verità” è quella che piace va sempre bene, vero Jacopo?
E no, niente, volevo cercare di linkare altri articoli degli ultimi trenta giorni, ma la roba che abbiamo scritto è davvero troppa (tutte sciocchezze sia chiaro, cari lettori del Giornale, nulla che vi possa minimamente interessare). Quelli qui sopra sono solo una parte degli articoli apparsi su BUTAC tra il 1 e il 10 marzo 2017.
Per chi fosse curioso potete andare a visitare anche il blog dell’amico David Puente, anche lui esperto in sciocchezze che giusto domenica scorsa era in tv a lottare contro le bufale xenofobe di Catena Umana e il suo creatore Vincenzo Todaro. Poi se vi avanza tempo potreste leggere le sciocchezze che pubblica l’altro sceriffo della rete, Paolo – il Disinformatico- Attivissimo, impegnato a parlarci di spazio, e magari una visita a qualche sito straniero può darvi meglio l’idea di chi sia Walter Quattrociocchi.
Prima di chiudere voglio riportarvi un commento che è apparso su Facebook, scritto da un amico dopo aver letto l’articolo di Granzotto, riassume al meglio tutto quanto detto sopra, ma lo fa in maniera così concisa e diretta da esser perfetto:
Sorvolando sulla fallacia “non sequitur” tra le premesse e la tesi dell’articolo, in cui si contesta la volontà di Laura Boldrini di porre un freno alla falsa informazione riportando l’affermazione di Matteo Salvini di non avere mai preteso la censura di chi lo insulta (come se la diffusione di notizie false, esagerate e tendenziose e l’ingiuria fossero giuridicamente e logicamente equivalenti), “Il Giornale”, ma anche “Il Fatto Quotidiano”, “Libero”, “Il Corriere della Sera” e qualsiasi altra testata italiana, soffrono d’un semplice, banale problema: non vendono. In un paese dove la media dei lettori farebbe fatica a leggere pure la quarta di copertina d’un libro, non caccerebbe un euro e qualche spicciolo per un quotidiano neppure se riportasse in esclusiva la dichiarazione di guerra alla Germania, e si “informa” per osmosi cognitiva condividendo i post degli amici, la radicalizzazione degli utenti è un’opzione di marketing strategico, ancor prima che una questione di partigianeria politica. “Il Giornale” attaccherebbe Laura Boldrini pure se decidesse di donare un rene a un bambino in dialisi, perché i loro ventincinque lettori – così come quelli di qualsiasi altra pubblicazione colpita dal web nel fatturato – sono fidelizzati dal mobbing giornalistico verso l’avversario, non dalla ragionevolezza delle argomentazioni. Post TruthQualsiasi direttore editoriale e giornalista, dall’alto dei suoi due anni e passa di praticantato, iscrizione all’albo e deontologia professionale, dovrebbe esultare all’idea di rendere la pubblicazione difficile ai bugiardi di professione. Se non lo fa, e invoca l’abusatissimo “1984” con lo spauracchio della censura di stato, è già un passo nella “post-verità” dei falsari che gli hanno sottratto introiti e dignità professionale.

Appendice

Un piccolo appunto finale, nei commenti all’ottimo articolo di Jacopo Granzotto ci sono alcuni amici de Il Giornale che mostrano il loro acume e la loro voglia di contribuire alla corretta informazione:
  • Altri tre pagati a sbafo per cercare il nulla,visto i commenti del presidente Boldrini
  • Deve essere sottoposta a TSO. Quando sarà recuperata, se sarà recuperata, sia sottoposta a processo per crimini contro la sicurezza nazionale. Deve pagare tutto, senza alcuno sconto di pena.
  • .. e fatemi capire, li paghiamo noi sti tre cercatori di nulla? Non vorrei.
  • SE LI PAGA DI TASCA SUA,BENE. DIVERSAMENTE LE TOGHE DOVREBBERO INCRIMINARLO PER USO IMPROPRIO DEI SOLDI DI PANTALONE E CONDANNARLA AL GABBIO CON L’AUMENTO DI UN TERZO DELLA PENA,OCCUPANDO UNA CARICA PUBBBLICA!!
  • lei li assume e noi li paghiamo. accetto scommesse
Political language is designed to male lies sound truthful and murder respectable and to give an appearance of solidity to pure wind.

Noto con piacere che la questione pagamento è davvero importante per tanti, ed è giusto che sia così, sarebbero soldi pubblici. Bene, sia chiaro che a oggi (quarto anno da quando ho aperto BUTAC) noi non abbiamo visto un euro, quindi sono 4 anni che sbufaliamo senza che nessun parlamentare italiano ci abbia pagato alcunché.

Per ora quella con la Presidenza della Camera è una consulenza totalmente gratuita, rimborsati solo delle spese di viaggio per andare a Roma e quando necessario dormirci, ma per il resto paghiamo noi pranzi e cene e nessuno ci rimborsa le tante ore spese per lavorare al progetto#BastaBufale. Sì certo, entra qualcosa grazie alla pubblicità e alle donazioni di chi ci legge con regolarità (e non preoccupatevi cari lettori del Giornale, dubitiamo che questi provengano da voi), ma nel caso di BUTAC forse arriviamo a parlare di 500 euro in entrata al mese di cui circa 350 vengono subito spesi in servizi di gestione per il blog.

Ci verrà proposta una qualche forma di pagamento prima o poi? Non ci conto molto, ma finora sono andato in tasca…

“Until they became conscious they will never rebel, and until after they have rebelled they cannot become conscious.”
George Orwell, 1984

maicolengel at butac punto it

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PS

Per curiosità, se vi capita, qui trovate tutti gli articoli su BUTAC che hanno Il Giornale tra i tag, divertitevi a vedere quante volte ci è toccato citarli per articoli decisamente poco verificati.