L’istituto Koch non ha ammesso nulla di strano

Criticare la gestione della pandemia non significa ammettere che i dati erano inventati

Sui gruppi Telegram collegati alla disinformazione pandemica nei giorni scorsi ha cominciato a circolare un post che rimanda a due .pdf, uno in italiano e uno in tedesco. Il post riporta:

L’Istituto Koch di Berlino è grosso modo il corrispondente dell’Istituto Superiore di Sanità. Il suo ex Presidente ha vuotato il sacco: falsi i dati della c.d pandemia e utilizzo della violenza contro chi cercava la verità.
Cade la Germania. Un altro tassello della controffensiva è pienamente in corso. La vera svolta sarà la caduta dell’Italia,il Paese che è stato scelto quale incubatore della falsa pandemia.

Il post non fa altro che rilanciare il .pdf tradotto (in automatico) in italiano di un articolo del quotidiano tedesco Berliner Zeitung, testata che ha da sempre criticato la gestione della pandemia in Germania e che curiosamente rientra tra le testate tedesche oggi apertamente in filo-putiniane.

La cosa non ci sorprende affatto.

L’articolo del Berliner Zeitung rilancia solo una parte dell’intervista all’ex dirigente del Koch Institute Lothar Wieler da parte dell’agenzia tedesca Tagesschau. Meier, il giornalista del Berliner, si limita a cavalcare le critiche di Wieler su come sia stata gestita malamente l’emergenza pandemica. Wieler spiegava difatti che il piano pandemico nazionale non era stato seguito come previsto a causa di una cattiva gestione delle strutture e delle informazioni in possesso delle autorità tedesche.

Sia chiaro, le critiche di Wieler verso la gestione, che vengono a loro volta rilanciate dal Berliner Zietung, meritano considerazione, e anche da noi si potrebbe parlare a lungo di come le cose siano state gestite un tanto al chilo in tante occasioni durante la pandemia. Chi legge BUTAC da sempre sa bene quanto abbiamo anche noi criticato, ad esempio, i soggetti che invece che preoccuparsi dell’emergenza erano più interessati a sfruttarla per propria visibilità personale, soggetti che grazie alla pandemia hanno sperato di diventare Ministri della Salute, personaggi che, cavalcando la disinformazione, sono riusciti a guadagnare i favori dell’opinione pubblica erigendosi a difensori della patria.

Ma questo non significa affatto che il Berliner Zeitung o Wieler abbiano dimostrato che fossero falsi i dati della pandemia, affermare quanto scritto nel post che sta circolando su Telegram significa disinformare alla grande. Peccato vedere quei post firmati da un avvocato, uno dei tanti che hanno sfruttato la pandemia per cercare visibilità e probabilmente denari. Chi fa così scredita l’intera categoria, sarebbe bello che i suoi colleghi ne prendessero pubblicamente le distanze. Noi ovviamente non facciamo nomi per evitare l’ennesima querela per diffamazione, perché questa gente in un Paese come il nostro campa anche grazie a questa visibilità e queste denunce.

Imparate a leggere la fonte delle notizie, che in questo caso non è il Berliner Zeitung, o un post in italiano su Telegram, la fonte è l’articolo su Tagesschau che guarda caso su Telegram evitano attentamente di linkare, sia mai che vi accorgiate che non riporta gli stessi toni e le stesse informazioni su cui vorrebbero che vi concentraste.

maicolengel at butac punto it

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