La CIA, Luttazzi e la disinformazione

Sul Fatto Quotidiano nella rubrica Non c’è di che a firma Daniele Luttazzi ultimamente sono apparsi articoli che parlano in maniera molto critica del fact-checking effettuato su vari social network. Uno di questi articoli è stato ripreso di sana pianta da L’Antidiplomatico. Ma i pezzi di Luttazzi in merito sono svariati, tutti dietro paywall:

  • Il controllo del discorso pubblico sui social dopo i propagandisti di guerra – 30 marzo 2023

  • Società di fact-checking: il ruolo della Cia e il maccartismo bellico – 31 marzo 2023

  • La miriade di ex-agenti Cia, Fbi e Nsa che si occupano di contenuti sui social – 1 aprile

  • Le “manone” della Cia controllano (e oscurano) le notizie su Facebook – 4 aprile

  • I “fact-checker” della Cia e l’infiltrazione nei media dei paesi di tutto il mondo – 5 aprile

  • Disinformazione: le porte girevoli fra 007, social, Nato e le industrie di armi – 6 aprile

  • L’America sta distorcendo il discorso pubblico col finto “fact-checking” – 11 aprile

  • Google, Highlands Forum e la Cia manipolano l’informazione globale – 18 aprile

  • La strategia Usa del XXI secolo è la “guerra incentrata sulla Rete” – 19 aprile

  • Usa, così l’intelligence finanziò e supervisionò la creazione di Google -21 aprile

  • Google e i finanziamenti da chi era contiguo all’intelligence militare – 22 aprile

Lo ammetto, non ho letto tutti questi articoli, mi sono limitato a quelli che ci erano stati segnalati, ma quando mi sono accorto che ormai è da un mese che Luttazzi parla dell’argomento la cosa mi ha lasciato un po’ sorpreso: ammetto che lo ricordavo un comico, che ha portato in Italia un modo di fare comicità che da noi ancora non esisteva. Non sapevo fosse un esperto di geopolitica internazionale. La prima cosa da dire è che è vero, alcuni dei personaggi assunti da aziende come Meta e Google hanno un passato all’interno di agenzie governative come la CIA e l’FBI, nulla però che dovrebbe sorprenderci più di tanto, sono persone assunte per compiti che richiedono conoscenze che loro hanno.

Il problema è che Luttazzi non ha fatto sue specifiche ricerche ma sta riportando sul Fatto Quotidiano informazioni che arrivano da fonti non sempre cristalline. Nel caso specifico la fonte principale di questi articoli è Alan MacLeod, autore su MintPress news, sito web dell’estrema sinistra americana.

MintPress è finito negli elenchi dei siti che spingono la disinformazione della sinistra antimperialista negli Stati Uniti, esattamente come altri di destra. Come ripetiamo da anni gli estremismi a un certo punto si toccano, anche quando sembrano partire da ideologie politiche all’opposto. Spiega il Los Angeles Times:

…Mint Press News, secondo i ricercatori del Rutgers University Network Contagion Research Institute promuove teorie del complotto antiebraiche e che pubblica anche copie da Russia Today e Sputnik, il giornale russo agenzia di stampa statale…

Su NewsLiner Magazine:

Mintpress è stata accusata di promuovere teorie del complotto antiebraiche e anche di promuovere regolarmente propaganda filo-russa, in particolare l’affermazione infondata secondo cui un attacco di armi chimiche del 2013 in Siria che ha ucciso più di 1.400 persone non è stato perpetrato dal regime siriano ma da gruppi ribelli con armi fornite dall’Arabia Saudita.

Mintpress News … ha continuato a pubblicare narrazioni sostenute dalla Russia secondo cui il regime siriano è stato incastrato per ulteriori attacchi con armi chimiche durante la lunga guerra nel paese. Le fonti di finanziamento di entrambi i siti Web sono sconosciute.

Ecco, AlanMcLeod le sue cose le scrive proprio su MintPress; nessuno vieta di leggerle e prenderle in considerazione, ma se si sceglie di riportarle ai propri lettori come fa Luttazzi sarebbe corretto precisare le accuse fatte alla testata da cui si è scelto di riportare informazioni. Onestamente una testata che riprende Sputnik e RT non riesco a vederla come una testata super partes di cui fidarmi. La fondatrice della testata è Mnar A. Muhawesh, figlia di palestinesi immigrati negli Stati Uniti. Ad oggi MintPress (in undici anni di attività) non ha mai reso disponibili informazioni su da dove arrivino finanziamenti che permettono alla testata di restare aperta.

Ripeto, non stiamo sostenendo che sia errata la notizia che vede ex dipendenti di CIA e FBI ora dipendenti di aziende come META, stiamo solo cercando di chiarire che la notizia viene raccontata da soggetti che non sono super partes, e le cui parole andrebbero valutate con molta attenzione. Luttazzi invece riprende ogni cosa in maniera acritica, senza premettere quanto sopra.

Peccato, perché così facendo casca in facili trabocchetti, come quando ci racconta di Scott Stern:

Nel 2013 Scott Stern era il capo del targeting in Asia occidentale per la Cia. In pratica decideva chi veniva colpito ogni giorno dai droni in Yemen, Afghanistan e Iraq.

Ma la posizione di Scott Stern come targeting officer non ha a che fare con il colpire la gente coi droni. Perlomeno non direttamente. Targeting difatti è inteso nel suo significato più ampio, senza avere a che fare con l’assassinare la gente. Si tratta di analisi di intelligence mirate a identificare risorse che possano essere utili per la difesa del Paese. Si va dall’analisi dei testi a quelli dei fatti. Un targeting officer ad esempio può studiare i dipendenti di un’ambasciata ostile e trovare l’anello debole all’interno della stessa, dando indicazioni su come potrebbe esser avvicinato e reclutato dall’agenzia governativa. Ma è vero che nel fare queste analisi potrebbe anche scoprire che quel luogo è in realtà una fabbrica di armi usate contro l’esercito americano, e dedurre che potrebbe essere il caso di neutralizzarla – e ovviamente in questo caso l’uso della forza da parte dell’agenzia sarebbe probabile.

Da sempre siamo molto critici nella gestione delle fake news su social come Meta, non crediamo che il lavoro svolto da Stern o Berman, primi due soggetti nominati da MacLeod nel suo articolo, abbia portato particolari benefici agli utenti, la disinformazione continua a regnare sovrana, magari meno filo putiniana, ma c’è sempre. Anche perché spesso è celata dietro i tanti post sponsorizzati che difficilmente Meta censura. Oltretutto vorrei evidenziare che nulla di quanto “scoperto” da MacLeod è giornalismo investigativo, tutto quanto riportato è assolutamente alla “luce del sole” visto che MacLeod si è limitato ad analizzare i curricula su LinkedIn degli ultimi assunti per contrastare le fake news da parte di Meta.

Ci sarebbe da parlare per ore dell’argomento, ma noi siamo solamente piccoli volontari non pagati, che non possono dedicarsi anima e core a fare considerazioni geopolitiche che sarebbero comunque di parte. Ci interessava solo evidenziare come sia importante precisare le proprie fonti.

redazione at butac punto it

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