Le foto notturne dalla stazione spaziale ISS

Vere o false? Come districarsi in un labirinto di ambiguità?

Precisiamo subito che l’articolo si fonda sulle regole base per ottenere una fotografia. Oggigiorno con le macchine digitali (e telefonini) chi fa una foto non si preoccupa di cosa ci sia “dietro”, e come tale non conosce le impostazioni necessarie per una corretta esposizione, che sono praticamente due: tempo di scatto e apertura del diaframma. In parole povere: quanta luce fai passare e per quanto tempo. Un po’ come se dovete riempire un contenitore con dell’acqua: dal rubinetto regolerete la sua apertura (per la quantità) e il tempo di durata.

Qualsiasi apparecchio fotografico manuale o automatico per tenere presente questa coppia di variabili si serve dall’esposimetro, cioè colui che valuta quanta luce c’è, adeguando i due parametri citati in maniera opportuna o dandovi le informazioni se vuoi operare in manuale.

Va da sé che se una ripresa è omogeneamente illuminata, diventa facile esporre il soggetto e ottenere un risultato bilanciato. Ma se abbiamo punti luci e zone d’ombra come fare? Se imposti sulle luci, le zone d’ombra perderanno dettaglio, ovvero risulteranno buie (sottoesposte), esponendo sulle zone d’ombra si “bruciano” le zone illuminate (sovraesposizione).

In qualsiasi caso comunque non potete salvare capra e cavolo.

Questo spiega tante cose: perché ad esempio nelle foto che fate di notte all’aperto col flash non si vedono le stelle (così come non si vedono nelle immagini degli astronauti sulla Luna). In maniera analoga, per fotografare le stelle serve molto buio attorno e ovviamente un cavalletto per una lunga esposizione.

Dopo queste piccole premesse tecniche, vi sarà forse più chiaro comprendere come alcune foto (tra l’altro molto d’effetto) che ritrarrebbero l’Italia (o altre terre) di notte con le luci delle città visibili, siano palesemente false, ovvero frutto di elaborazioni grafiche. Come la seguente:

Dove addirittura sono state aggiunte le stelle in modo scalcinato e dilettantesco. Inoltre la zona del terminatore non è certo come appare in questa foto.

Gli effetti dei concetti fotografici espressi prima sono anche visibili nella foto che segue dove una elaborazione grafica (in alto) è stata messa a confronto con l’originale dell’ESA (in basso).

Devo comunque precisare che anche la foto scaricata dal sito dell’ESA è stata ritoccata quantomeno nel contrasto, per enfatizzare i punti luce.

Fate un confronto con foto notturne originali pubblicate dalla Nasa. Guardate un po’ Roma:

E questa è una panoramica del golfo di Venezia e Istria.

Le potenti macchine fotografiche della ISS possono arrivare anche relativamente vicino: Bologna e Modena viste da nord (in basso, quindi BO a sinistra e MO a destra)

Infine guardate l’agglomerato urbano (quindi di luci) più grande d’Italia: Milano.

Scommetto che queste immagini più di tanto non vi entusiasmano, vero? Eh, le foto sono come le tette di una donna: quando sono troppo belle, spesso sono finte.

Tutte queste foto Nasa sono perfettamente coerenti con le regole base della fotografia viste prima. L’esatto contrario di ciò che si vede in foto come questa scaricata da meteoweb, uno dei siti, guarda caso, inseriti nella nostra black list. Non so se notate la differenza: la stessa che c’è tra le tette di vostra moglie e quelle della vostra porno attrice preferita.

Da dove il mare prende luce per apparire blu? Perché lo spazio (il “cielo”) è nero e il mare no?

Si potrebbe obiettare che una lunga esposizione crei “l’effetto diurno”. Vero, ma a certe regole.

La foto che segue l’ho fatta personalmente la notte del 25-26 giugno scorso alle 4 di mattina: ritrae l’Appennino tosco-emiliano e il Monte Cimone ripresi dal versante ovest del Corno alle Scale.

Il buio del cielo diventa azzurro (nella precedente foto è nero), certo, ma sono serviti 5 o 10 minuti di esposizione (non ricordo bene) per evidenziare la debolissima luce della luna in plenilunio, e le stelle “in movimento” lo dimostrano. I dati exif non sono disponibili in quanto ho aumentato un po’ il contrasto e aggiunto la didascalia a PC. La foto è rivolta verso ovest (da cui non sorge certo il sole) e le luci arancioni a destra, a nord, sono quelle dei paesi delle colline e  della Pianura Padana.

Ordunque si può far diventare azzurro il cielo notturno o illuminare (pur se debolmente) buie montagne, ma servono diversi minuti di esposizione. E la ISS si muove: in 5 minuti attraversa il Golfo del Messico: 2.200 km, ovvero la sua velocità orbitale è oltre 26.000 km/h. Per fare foto ferme a lunga esposizione serve la montatura equatoriale come quella che hanno gli astronomi.

In definitiva, tutto è teoricamente possibile, ma nella pratica si preferisce taroccare un’immagine di per sé non proprio sensazionale per spacciarla alla massa che si spera poi condivida sui social. E spesso i segnali di tali taroccamenti sono evidenti. Ci possiamo quindi anche godere una bella immagine spettacolare, ma per favore prendiamo atto che non è certo quello che vede un astronauta dall’ISS, o quello che voi potreste teoricamente fotografare anche con un buon apparecchio di ripresa e cavalletto.

I curiosi possono poi sbirciare anche tra le immagini in diretta dall’ISS, ma che non si creda di vedere i panorami spettacolari di cui abbiamo parlato. Infatti quando la stazione sorvola le zone notturne si vede… molto poco.

Per le foto sensazionali dovete affidarvi a siti più o meno fuffa del “condividi-e-getta”, che per avere click non badano a compromessi, pubblicando solo per farvi strabiliare gli occhi. Se poi è frutto di un’elaborazione a computer, chi se ne frega? Non è uno scrupolo loro.

Siate sempre diffidenti davanti ad un qualcosa di troppo spettacolare, che sia una foto, una notizia boom o le tette di una porno attrice.

Negli anni ’70 mio nonno, classe 1909, diceva sempre “il troppo stroppia!”.

E manco esistevano internet e le tette di silicone.

Lola Fox

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