Le mutazioni ossee e gli smartphone

Tanti giornali alla fine della settimana scorsa hanno ripreso la notizia lanciata in originale da Washington Post e BBC:

‘Horns’ are growing on young people’s skulls. Phone use is to blame, research suggests.

ANSA l’ha rilanciata così:

Studio, per colpa del cellulare ai giovani crescono le ‘corna’

Specificando nel sottotitolo che:

Ma la ricerca australiana non convince del tutto gli accademici

La maggior parte delle testate però quell’avvertimento l’ha totalmente ignorato, facendo il solito sensazionalismo poco verificato. Non sto a riportarvi le testate che ne hanno parlato, la maggior parte dei giornali italiani ha scelto la strada del copia e incolla senza approfondire alcunché. Nel frattempo però alcuni studiosi hanno analizzato lo studio, che risaliva al 2018. L’analisi fatta ha evidenziato le tante superficialità dello stesso.

Cerco di riportarvele nella maniera più semplice possibile.

ANSA riportava le parole di Walter Santilli, docente di Medicina fisica e riabilitativa alla Sapienza di Roma:

Sono un po’ perplesso sul fatto che questo osteofita, che accentua la parte posteriore del cranio, cioè l’osso occipite, si formi in una percentuale importante di persone per l’uso del cellulare. Mi sembra una forzatura questo legame, rispetto alle 2 o 3 ore al giorno che i ragazzi vivono a capo chino per studiare o a tutti gli impiegati che lavorano per anni alla scrivania. Senza voler criticare i colleghi, quotidianamente vedo radiografie per dolori alla colonna: spesso ci sono osteofiti, seppur non in quel punto dell’occipite, che sono legati al lavoro e alla sedentarietà.

Sono più o meno le stesse considerazioni che mi sarebbe venuto da fare a me, ignorante in campo medico. La posizione che si assume per studiare è simile, e un giovane passava ore in quella posizione anche prima degli smartphone. Volendo potremmo dire che la posizione era la stessa che assumevamo ai miei tempi per giocare al GameBoy, eppure non ricordo di studi che evidenziassero problematiche. Certo, si tratta di una modifica data da una postura errata, ma attribuirne la colpa agli smartphone è sciocco. E allora tutti quelli impiegati che lavorano costantemente con la testa china sulla scrivania?

Oltre al parere di Santilli, su Ars Technica è apparso un articolo che analizza tutti i punti deboli dello studio australiano. Ve ne riporto i più evidenti.

Lo studio australiano si basa sulle lastre di 300 persone tra i 18 e i 30 anni. Le lastre arrivano dagli studi dei chiropratici australiani. Il campione è basso, ma non solo, il fatto che le lastre arrivino da studi di chiropratici è sintomo del fatto che questi soggetti si siano rivolti a uno specialista per un problema. Quindi sono persone che presumibilmente presentano dolori di qualche genere. Possibile che siano persone che presentano a priori quel tipo di formazione ossea. Solo un’analisi di lastre di un campione di popolazione che non si è rivolto al chiropratico può permetterci di fare confronti sensati. Ma lo studio quell’analisi e quel confronto non li fa.

L’altra cosa che salta agli occhi dello studio è che i ricercatori non hanno minimamente provato a raccogliere dati sull’uso di tablet e smartphone dei 300 pazienti usati come riferimento nello studio. Quindi è impossibile parlare di formazione ossea causata dagli stessi. Non ci sono dati su cui appoggiarsi. Solo ipotesi.

Non credo sia necessario aggiungere altro.
maicolengel at butac punto it
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