L’insetticida sul ricevimento

insetticida

Questa storia sta girando da qualche giorno, mi è stata segnalata prima timidamente e poi sempre con più insistenza:

“Il cameriere spruzza insetticida sul buffet del matrimonio”, in Salento allarme per la foto sul web

La notizia è vera, o meglio quanto riporta è esattamente quello che è la notizia. Ci sono delle foto che mostrano quello che si presume essere un cameriere che spruzza qualcosa che si presume essere pesticida, molto, troppo vicino ad un buffet. Dove? In Salento. Che ristorante? Boh. Chi è la fonte? Un fotografo anonimo che si è rivolto a un’associazione che difende i diritti dei suoi associati. Quindi si desume il fotografo sia un associato, almeno loro sanno chi è con certezza.

Ma che notizia è?

L’allarme, sia chiaro, è sicuramente corretto, se davvero siamo di fronte ad un cameriere (o ad un servizio catering) così demente. Chi abita in zona e si serve di ristoratori può esser giustamente preoccupato di dove succeda tutto ciò, o se succeda ovunque.

Ma le cose stanno veramente così?

Non è detto. Sia le foto che accompagnano gli articoli, sia la mancanza assoluta di riferimenti fanno sì che gli unici a sapere la verità siano colui che ha scattato le foto e chi le sta diffondendo. Il primo soggetto è la fonte, e gli unici a conoscerla sono quelli dell’associazione.

Purtroppo significa che non è verificabile da noi. Ma ci sono alcuni elementi che vorrei evidenziare.

La notizia a chi giova? Il consumatore a rischio pesticida (se quella bomboletta è davvero pesticida)  è quello che si serve di quel ristorante o servizio catering. Non è che, siccome Tizio ha visto Caio fare una cosa sbagliata e pericolosa, tutti i colleghi di Caio siano uguali. Giusto? La notizia è rilevante per i residenti della zona, o per chiunque voglia sfruttare quel servizio. O l’associazione ha le prove che la maggior parte dei ristoratori italiani si comporti così o deve limitarsi a segnalare la vicenda particolare alle forze dell’ordine se non vuole fare nomi e cognomi pubblici, la gogna anonima è sempre una brutta cosa. Una pubblicità negativa di questo genere fa male a tutti gli operatori del settore, colpevoli o innocenti, sono a loro volta consumatori, i loro diritti non mi sembrano affatto difesi.

Veniamo alle foto:

Le foto, appunto, non sono scattate dall’associazione stessa, ma, come ci racconta LecceNews24:

c’è un fotografo che, poco lontano, col suo potente obiettivo, immortala i gesti dell’inserviente e poco dopo invia le fotografie allo “Sportello dei Diritti” evidenziando che non è la prima volta che gli capita di vedere scene del genere nel corso di ricevimenti’.

Quindi abbiamo un cameriere che si lascia riprendere da un fotografo mentre fa qualcosa di assolutamente vietato dalla legge, ma anche di altamente idiota per qualsiasi persona dotata di buon senso. Strano che non si accorga del fotografo, in uno degli scatti sono proprio uno verso l’altro, e l’area ripresa non ha altri soggetti, se non alle spalle del cameriere stesso, sulla terrazza (con volti oscurati come col cameriere). Le foto oltretutto non sono proprio chiarissime, a che distanza è il cameriere da quei salumi?

Giocare con la prospettiva è facile.

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Potrebbero essere vicinissimi, ma anche ad alcuni metri. Basta un’immagine schiacciata per distorcere la percezione. Se c’è un servizio di ristorazione che si comporta in questa maniera va ritirata loro la licenza, e vanno sanzionati in maniera seria. Ma va sanzionato, non minacciato sui giornali. Non so se capite cosa intendo.

Il messaggio passato in questa maniera, senza che un colpevole venga indicato, getta ombre su tutta la categoria. Non credo che sia giusto che un’associazione che deve difendere i diritti sfrutti la cosa in questa maniera. Sarebbe, credo, diritto degli altri avere un colpevole (con vere prove che lo inchiodino), mentre invece abbiamo migliaia di persone indignate che puntano il dito contro la categoria intera o fanno la gara a chi lo indovina. Trovo tutto questo profondamente scorretto. Non so se il comunicato abbia girato solo ed unicamente perché apparso sui circuiti minori, o se la stessa associazione lo stia rilanciando in rete. Nel primo dei casi i colpevoli sono i giornalisti che senza pensare alle conseguenze (e alle verifiche) hanno rilanciato una notizia trovata in rete, nel secondo ci troveremmo di fronte ad un’associazione che si fa pubblicità sfruttando una notizia virale poco verificata. Non mi piace nessuna delle due ipotesi.

L’Italia è un paese pieno di buoni ristoranti e ottimi servizi catering, come in tutte le professioni ci sono quelli bravi, quelli meno bravi, gli incapaci e i disonesti. Mentre così il rischio è solo quello di danneggiare una categoria, senza indicare un colpevole.

Tanto ritenevo necessario precisare.

maicolengel at butac punto it

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