La strumentalizzazione sul vino…

...la stanno facendo sulla vostra pelle!

Siamo stati taggati sotto a un post su X (Twitter) dell’agenzia di stampa Dire, questo:

Lollobrigida: “Basta bufale, il consumo moderato di vino fa bene”. L’articolo linkato è un comunicato riportato da un’agenzia di stampa così com’è arrivato – non a caso si trova praticamente uguale anche su Ansa – ma grazie al fatto che nessuno tiene in considerazione (o conosce) il fatto che la funzione delle agenzie di stampa dovrebbe essere quella di fornire informazioni alle testate giornalistiche, e non quella di essere utilizzate esse stesse come un giornale, qualsiasi comunicato stampa invato da chiunque può circolare in rete senza che alcuna delle informazioni che vi sono contenute sia stata verificata, approfondita, contestualizzata, rettificata, fosse anche un cumulo di sciocchezze o una palese marchetta. E le agenzie di stampa non aiutano, visto che praticamente mai nei contenuti aperti al pubblico viene riportato da dove arriva il comunicato stampa, ma ci si limita a riportarlo come se fosse una vera e propria notizia.

Di questo comunicato stampa proveniente da non si sa chi vi riportiamo il primo virgolettato:

“Lo studio presentato nel corso del congresso medico ‘Lifestyle, Diet, Wine & Health’ conferma quello che sosteniamo da sempre: un consumo moderato di vino fa bene. È evidente a tutti, oramai, che il prodotto principe delle nostre esportazioni sia sotto attacco da parte di chi, strumentalizzando la battaglia contro gli alti tassi di alcolismo registrato in alcuni Stati della Unione Europea, punta a condizionare il mercato. La conferma arriva dal fatto che l’approfondimento, presentato a Toledo, sia basato sugli stessi parametri usati dall’Oms e che in alcuni passaggi faccia riferimento a presunte ‘pressioni della politica’”.

Notate subito il primo problema? Il congresso dove sarebbe stato presentato questo “studio” è un congresso che come sponsor ha quasi esclusivamente produttori di vino, e degli studi che sono stati presentati uno è realizzato dall’Instituto de Ciencias de la Vid y del Vino, centro scientifico che si occupa di scienza della vite e del vino, nato poiché l’enologia e la viticultura in Spagna hanno grande importanza per l’economia. Altri studi ripetono cose già note, ma ne omettono altre che qui stiamo ripetendo da un po’ di tempo, cercando di diffondere il più possibile le conclusioni a cui è arrivata la comunità scientifica (ormai da anni) sulla teratogenicità e cancerogenicità dell’alcol. Nessuno nega che esistano studi che sostengono che il vino possa avere lievi effetti positivi sul nostro corpo, il problema è che quei lievi effetti positivi che ha sono superati dagli effetti negativi e dai rischi che presenta il consumo di alcol.

Lollobrigida non si limita al virgolettato di cui sopra, ma insiste:

Tutto questo dimostra che avevamo ragione nel lottare per lasciare il vino, come la carne rossa, all’interno del programma di lavoro della Commissione per il 2024 sulla politica di promozione dei prodotti agroalimentari dell’UE e è stato confermato dalla decisione di oggi presa a Bruxelles, grazie a quei paesi che in Consiglio Agrifish hanno sostenuto la nostra posizione.

Il parallelo con la carne rossa dimostra che non sa di cosa sta parlando, e questo per un ministro è grave, gravissimo. Sì perché vedete, la carne rossa non è classificata come l’alcol nelle categorie di sostanze cancerogene per l’uomo individuate dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, paragonarli senza spiegarlo è disinformare. La carne rossa, come spiegato anche dall’OMS, è classificata nel gruppo 2A, quello dei probabili cancerogeni per l’uomo, mentre l’alcol è nel gruppo 1A, quello dei sicuri carcinogeni, come il tabacco.

Questo ovviamente non significa che se bevi un bicchiere di vino o di birra o di whisky ti viene sicuramente un tumore, mentre se mangi una bistecca sicuramente no. Le cose sono più complesse di così. Ma insistere nel fare paragoni sbagliati è un sistema per disinformare e contribuire a quanto già è stato evidenziato: la confusione fa sì che il consumatore non capisca più nulla e prenda le proprie decisioni di pancia e non di testa. E a certi politici fa comodo che sia così.

Vi riporto – invitandovi a leggerlo tutto – un estratto da un articolo sul sito dell’AIRC:

Secondo il 10,3 per cento degli intervistati il vino riduce invece il rischio di sviluppare un cancro, una percentuale decisamente più alta di quella di chi ha attribuito proprietà protettive alla birra (2,2 per cento) o ai liquori (1,7 per cento). Più del 50 per cento dei partecipanti ha infine riferito di non sapere rispondere se le probabilità di ammalarsi cambiassero in qualche modo in seguito al consumo di alcol.

Sia chiaro, oltre il 30% degli intervistati era consapevole dei pericoli dell’alcol, ma il 30% non è una percentuale così alta. Il fatto che la maggioranza delle persone non conosca i rischi delle bevande alcoliche è anche colpa di dichiarazioni come quelle diffuse dalle agenzie di stampa nostrane.

Lollobrigida è tale e quale a questi medici qui:

Usare materiale prodotto all’interno di una rassegna dedicata agli stili di vita che prevedono e promuovono il consumo di alcol, parlando di “congresso medico”, è pura malinformazione. Sì, è vero che nell’ambito della rassegna c’è stato spazio per la divulgazione scientifica, ma basta vedere l’url del sito – ifestylewine2023.com – per rendersi conto che è una rassegna simile a Vinitaly: davvero credete che in questi eventi ci sia spazio per la corretta informazione scientifica?

Avete guardato gli sponsor principali?

  • Campo Yalma – azienda che produce, tra l’altro, vino
  • Castilla-La Mancha – una regione autonoma il cui prodotto tipico è il vino
  • Interprofesional del Vino de España – associazione dei professionisti che operano in settori legati all’enologia, dai produttori ai sommelier

Tra gli sponsor minori guarda caso troviamo Federvini e Unione Italiana Vini.

Insisto nell’invitarvi a leggere con attenzione cosa spiegava l’Organizzazione Mondiale della Salute in merito ai pericoli dell’alcol, nell’attesa che arrivi il giorno che chi ha contribuito alla cattiva informazione sul tema ne paghi le conseguenze.

Un politico dovrebbe sempre avere a cuore la salute dei suoi elettori, più che gli interessi economici di alcuni di loro. Invece in Italia, da un po’ a questa parte, la salute è passata in secondo piano, per favorire questa malinformazione a difesa di un settore ritenuto molto importante da politici e ministri, oltre che da alcuni giornalisti. È triste.

maicolengel at butac punto it

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