La mamma tatuata in faccia

Le è stato proibito l'ingresso alla recita di Natale perché di aspetto anticonformista? Verifichiamo insieme

Ai giornalisti italiani la stampa britannica da tabloid piace un sacco, grazie anche al fatto che le nostre agenzie giornalistiche riprendono con regolarità articoli apparsi sull’equivalente inglese di Cronaca Vera.

Stavolta è il turno della mamma tatuata bandita dalla recita di Natale, ripresa da tantissime testate nazionali italiane:

Melissa Sloan

Guardate i titoli, tutti affermano che Melissa Sloan non può andare a vedere la recita di suo figlio, le maestre le avrebbero detto di “guardarla dalla finestra”. Vedete qualche dubbio nei titoli? Nessuno, è presentata come una notizia. Ma è davvero così? Melissa Sloan è apparsa, solo quest’anno, tre volte sui tabloid britannici, la prima risale a giugno 2022, quando è finita sui giornali per raccontare il suo punto di vista in merito ai crimini del fratellastro accusato di violenza sessuale su un bambino e condannato a 21 anni di galera. Questo pare essere l’inizio della sua presenza sui giornali: Melissa ha infatti acquisito notorietà sui tabloid proprio quando Gavin Sloan, suo fratellastro, è stato condannato, e lei ha scelto di chiamare i giornali, vendere le proprie foto e raccontare di come il fratellastro avesse tentato di abusare anche di lei, da quando aveva sei anni fino a quando ne ha avuti trenta.

Poi Melissa appare su tabloid come il Daily Star a settembre 2022, due volte in pochi giorni, anche qui è evidente che è lei stessa ad aver chiamato il giornalista per raccontare di come sia appassionata di tatuaggi, e di come questo si ripercuota sulla sua vita personale:

Mum ‘addicted’ to tattoos can’t find job after getting 3 ‘prison style’ inkings a week

Poche settimane dopo ritorna alla grande con un altro articolo, dove si lamenta del fatto che altri genitori l’abbiano definita freak di fronte ai suoi figli:

Tattoo ‘addict’ mum who gets three tattoos a week is called ‘freak’ in front of kids

Queste notizie sono ottimi clickbait, oltretutto – come già vi abbiamo spiegato in passatole testate che per prime le pubblicano pagano chi fornisce storia e foto alla redazione. Ovviamente qui a essere pagata è sempre Melissa.

Si arriva ad oggi, e alla storia di Melissa che non viene fatta entrare a scuola. Fonte della notizia? Melissa stessa, e difatti basta leggere gli articoli dei tabloid inglesi per trovare la parolina magica: allegedly (si dice che, presumibilmente), e ovviamente i virgolettati che raccontano la versione della fonte, nonché protagonista, nonché unica testimone. Il che ci fa capire che persino i tabloid inglesi, pur nel loro clickbait, dichiarano negli articoli che che la vicenda non è stata verificata e che la fonte di ogni affermazione (a parte la storia della condanna del fratellastro) è sempre solo e soltanto lei. Che viene ogni volta pagata dagli stessi tabloid per raccontare quelle storie.

Come è possibile che notizie del genere trovino spazio sui media italiani? Tra guerra in Ucraina, pandemia, leggi finanziarie e Qatargate direi che non ci sia bisogno di pubblicare anche storie che non hanno fonti certe e non hanno alcuna rilevanza per la popolazione italiana, eppure le troviamo sparse ovunque.

Perché? Ma è ovvio: è con questo genere di informazione che si aumentano le visite ai siti, guarda caso sia in italiano che in inglese le notizie con Melissa sono state tra le più virali nei giorni in cui sono state pubblicate.

Ma basterebbe notare che in nessuno dei numerosi articoli pubblicati su di lei si fanno altri nomi oltre al fratellastro, nemmeno la scuola viene citata; il giornalismo serio pretenderebbe almeno di sapere il nome della scuola per poter contattare il preside e chiedere spiegazioni. Lo spirito critico dovrebbe farvi capire che la notizia non sta in piedi: nessuna scuola può permettersi di discriminare un genitore a causa del suo aspetto fisico.

Non domandiamoci cosa può fare il giornalismo italiano per noi, ma cosa possiamo fare noi per lui, ad esempio smettiamo di cliccare sulle notizie “da colonnina destra”, smettiamo di premiare le non-notizie, esigiamo che si torni a fare vero giornalismo e mandiamo in pensione i tanti direttori che su questo modo di lavorare hanno costruito una carriera.

redazione at butac punto it

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