Nuovo studio NON mostra che il 86% casi di COVID non erano reali

...ma, al contrario, che la conta dei contagi è stata probabilmente sottostimata

Mi avete segnalato un post condiviso da alcuni utenti social, un post che riporta lo screenshot di un articolo e un link a uno studio. Lo screenshot lo vedete qui sopra e riporta:

Germania, nuovo studio peer-review: “L’86% dei casi di “COVID” positivi al PCR non erano infezioni reali

Il link porta a uno studio su Frontiers in Epidemiology dal titolo:

A calibration of nucleic acid (PCR) by antibody (IgG) tests in Germany: the course of SARS-CoV-2 infections estimated

Cosa dice davvero lo studio?

Lo studio di Frontiers in Epidemiology fa una cosa molto tecnica e sicuramente interessante: prova a stimare quante infezioni fossero sfuggite alla registrazione ufficiale durante la pandemia in Germania, confrontando i test PCR (che rilevano la presenza del virus) e i test anticorpali IgG (che indicano un’infezione pregressa).

Ma gli autori in tutto lo studio non dicono mai che “l’86% dei positivi PCR erano falsi”, quello che evidenziano è altro: il numero totale di infezioni in Germania era probabilmente molto più alto di quanto registrato con i soli PCR, perché non tutti i contagi venivano testati o confermati. Quindi: non è una critica al PCR, ma un valido confronto statistico per capire quanto il PCR da solo sottostimasse il totale dei contagi.

Nei commenti, l’autore del post – musicista, non medico – prova a difendersi da chi, come noi, smonta quel titolone da lui condiviso, ripetendo uno dei classici mantra complottisti:

Non si può fare diagnostica con metodo PCR. Hanno fatto diagnostica e quindi hanno incasinato la realtà e basta. Per me non ci sono dubbi. Del resto se l’inventore lo ha sempre affermato non vedo per quale motivo hanno fatto il contrario delle indicazioni di chi il metodo lo ha inventato.

E come “prova”, condivide l’ennesimo frammento estrapolato di un video di Kary Mullis. Frammento che su BUTAC abbiamo già trattato anni fa, quando era diventato un cavallo di battaglia di RadioRadio.

Perché è malinformazione?

Il video citato è del 1997, e Mullis parla dell’HIV, non di SARS-CoV-2. Nel 1997 il genoma dell’HIV non era ancora completamente sequenziato (lo sarà nel 2008) e la conoscenza virologica era limitata. È ovvio che all’epoca Mullis sottolineasse dei limiti, perché quei limiti esistevano.

Kary Mullis, lui non ha mai realmente detto che il PCR (che non è propriamente il tampone, come alcuni incompetenti – nel senso letterale della parola – vogliono farvi credere) non possa rilevare virus contagiosi come SARS-COV-2, faceva infatti riferimento all’HIV, e il video sfruttato da Radio Radio e tutti gli altri presenta un discorso di Mullis fatto nel 1997. Perché è importante la data? Perché è abbastanza normale che Mullis dicesse all’epoca quelle cose. Il PCR è fatto per rilevare le sequenze genetiche dei virus, ma il genoma del virus HIV è stato sequenziato solo nel 2008; nel 1996 le conoscenze in merito erano così ridotte che quanto detto da Mullis non deve sorprenderci.

Purtroppo chi segue certi canali non va a leggere gli studi, non controlla i dati, e non clicca neppure i link alle fonti che lasciamo. Preferisce la narrazione del “ci hanno preso in giro”, perché è più semplice e identitaria. Peccato che così contribuisce attivamente all’information disorder, e alla deriva culturale che ci trascina verso un futuro sempre più buio.

maicolengel at butac punto it

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