La Prodigiosa Sindone della Madre di Dio

Un post che circola sui social e che attribuisce caratteristiche miracolose a una sindone messicana

Ci avete inviato un lungo testo che, come avrete capito dal titolo qui sopra, tratta materia religiosa. Su BUTAC raramente trattiamo segnalazionid uqetso tipo, ma non conoscevo la storia del Manto della Vergine di Guadalupe e ho pensato fosse interessante occuparsene.

Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=1436070

Il testo che sta circolando è questo:

L’Immagine di Nostra Signora di Guadalupe:La Prodigiosa Sindone della Madre di Dio

un oggetto che esiste dal 12 dicembre 1531, un mantello (per i messicani una “tilma”) e per le sue caratteristiche non dovrebbe esistere: è infatti un’immagine su una tela in fibra di maguey (agave americana) che dovrebbe normalmente decomporsi in meno di 50 anni.

L’immagine che vi appare NON è dipinta e i pigmenti che la colorano NON trovano riscontro in natura. Non vi sono segni di pittura sulla tela. Ad una distanza di soli dieci centimetri dall’immagine si vede soltanto la tela di maguey nella sua originalità: i colori scompaiono. Gli studi scientifici non hanno ottenuto dati sull’origine della colorazione che forma l’immagine, né il modo con cui la stessa fu dipinta. Non risultano tracce di tecniche di pittura note. Gli scienziati della NASA che hanno studiato la tilma affermano che i materiali che compongono i colori non appartengono agli elementi conosciuti sulla Terra.

Le stelle visibili sul Manto di Maria riflettono l’esatta configurazione e posizione del cielo del Messico nel solstizio d’inverno, la mattina in cui è avvenuto il miracolo…

La temperatura della fibra mantiene una temperatura costante di 36,6 °C, la stessa del corpo di una persona viva. Il ginocchio sinistro è leggermente sollevato e si protende in avanti in fase di movimento. La figura umana sulla tilma di ayate è di 143 centimetri e rappresenta una giovane la cui età approssimativa è di 15-16 anni. Le sue mani giunte: la destra è più bianca e stilizzata, la sinistra è bruna e più piena a simboleggiare l’unione di due razze distinte. Porta il capello sciolto, simbolo tra gli Aztechi di una donna glorificata da un figlio nel ventre. È incinta. La sua gravidanza si nota per la forma arrotondata dell’addome, sottolineata da una maggiore prominenza verticale piuttosto che trasversale che corrisponde ad una gravidanza quasi a termine.

Tre segni fondamentali appaiono sulla Tilma; il primo, ben visibile, è un nastro nero che cinge la Vergine alla vita, anch’esso segno di gravidanza;

Uno dei medici che ha analizzato la tilma, ha collocato uno stetoscopio sotto la cintura della veste della donna (portare una cintura sul ventre per la cultura india è essere incinta ) e ha sentito battiti che si ripetevano ritmicamente a 115 pulsazioni al minuto, gli stessi di un bambino nel ventre materno. Il 22 aprile 2007, durante una messa in suffragio dei bambini abortiti, il ventre si è illuminato, presenti migliaia di persone, mostrando la forma di un feto (ci sono le fotografie dei presenti!).

La fibra di maguey che costituisce il tessuto dell’immagine, non può durare più di 20 o 30 anni. Alcuni secoli fa, venne realizzata una copia dell’immagine in un tessuto di fibra di maguey simile e lo stesso si disintegrò dopo varie decadi. Nel frattempo, a quasi 500 anni dal miracolo, l’immagine di Maria è integra come il primo giorno. La scienza non sa spiegare la causa dell’incorruttibilità del tessuto: quando nel 1791 accidentalmente vi cadde sopra dell’acido nitrico concentrato, la zona lesionata è tornata integra da se stessa (mantenendo traccia dell’acido versato)! Agli inizi del XX secolo, un uomo collocò ai piedi della tilma una composizione floreale che celava una bomba ad elevato potenziale. L’esplosione provocò grande distruzione nelle prossime vicinanze della tilma che rimase intatta.

La prima cosa da dire è che, come in altri casi noti, non viene lasciato spazio di manovra agli scienziati per studiare questa tela, pertanto mancano evidenze scientifiche e controprove su quasi tutto quanto viene affermato. Ma alcuni punti fermi si possono stabilire.

Partiamo dal basso: secondo l’ultimo paragrafo, infatti, uno dei segni che dimostrano che questa sindone è speciale è il fatto che sia ancora intatta a distanza di quasi 500 anni.

La fibra

Il testo difatti sostiene che la fibra di Maguey (agave americana) non possa durare più di 20 o 30 anni (o in altri punti del testo 50, che è più del doppio di 20: tutta questa approssimazione dovrebbe già insospettirci). Ma non è vero. Esistono esempi ben più antichi conservati in musei, come quello che potete vedere qui che risale al 300-100 A.C. e che è esposto nel museo Cooper Hewitt dal 1947. In realtà le poche analisi scientifiche che si è riusciti a fare negano sia fatta in fibre di agave ma parlano di una trama grossolana in fili di palma.

I pigmenti

Nel testo si sostiene che i pigmenti non siano naturali, ma è falso, si tratta di pigmenti coerenti con quelli che si usavano in quel periodo. Quello che è sicuramente particolare è che abbiano mantenuto colori e lucentezza e il suo generale stato di conservazione. Ma nulla di inspiegabile o non esistente in natura.

La temperatura

La tela non ha temperatura umana, ma la normale temperatura che dovrebbe avere un tessuto realizzato partendo da fibre vegetali. Nulla di magico o speciale.

Non dipinta

Come detto poco sopra le poche analisi fatte hanno confermato la presenza di pigmenti naturali in uso nel periodo a cui si fa risalire l’oggetto (secolo più secolo meno). Quindi se ci sono pigmenti è evidente che qualcuno l’ha realizzata. Le osservazioni spiegano che è stato probabilmente usato un impregnante che ha in qualche maniera protetto il dipinto, ma visto che non è consentito analizzare l’oggetto non si possono avere informazioni più accurate.

Le stelle

L’interpretazione delle stelle sul manto come una mappa del cielo durante il solstizio d’inverno del 1531 è una questione di fede, non facilmente verificabile in termini scientifici.

L’acido

È confermato che in un angolo del dipinto vi sia una traccia di acido nitrico, acido che però, come è noto, non intacca l’oro, materiale con cui è probabile sia realizzata quella parte del dipinto.

La NASA

Non esiste traccia di questi fantomatici scienziati della NASA che avrebbero analizzato il dipinto, nulla di nulla. Si tratta della classica frase ad effetto buttata là per dare un’aura scientifica a un ammasso di informazioni prive di fonti.

maicolengel at butac punto it

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