Temu, l’e-commerce e la privacy

Dobbiamo preoccuparci dell'installazione di spyware e malware sui nostri dispositivi quando scarichiamo app di e-commerce?

Siete in tanti a chiederci se siano reali le preoccupazioni lanciate nei confronti di Temu, l’app cinese per lo shopping online a bassissimo costo. Ci siamo messi a studiare per capire meglio i fatti e poterli riportare nella maniera più completa qui su BUTAC. Quest’articolo è stato realizzato con l’aiuto di ChatGPT che grazie alle nuove funzionalità di navigazione con Bing ha permesso di analizzare e riassumere gli articoli più affidabili in circolazione sulla questione.

Cosa è Temu?

Partiamo dalle basi. Temu è un’applicazione di e-commerce cinese che consente agli utenti di acquistare una vasta gamma di prodotti online. È stata sviluppata e lanciata in Cina, e si è espansa a livello globale attirando utenti da molte parti del mondo. L’app appartiene a PDD Holdings, che possiede anche Pinduoduo, un altro popolare rivenditore online cinese. PDD Holdings e Pinduoduo sono state accusate in precedenza di uso di malware, tanto che prima del lancio Temu, per discostarsi dall’azienda madre, ha preso sede in Irlanda per il mercato europeo e a Boston per quello nordamericano. Ma ciò non significa che Temu e PDD siano scollegati.

Di cosa è accusata Temu?

Temu è accusata di raccogliere molte informazioni dagli utenti, inclusi dati bancari e dei social media, e potrebbe utilizzare queste informazioni senza il consenso esplicito degli utenti. Come dicevamo sia Temu che la sua app sorella Pinduoduo, entrambe di proprietà di PDD Holdings, sono state messe sotto accusa per problemi legati al malware. Inoltre, alcuni suggeriscono che Temu potrebbe comportarsi come uno spyware, accedendo a funzionalità come il microfono e inviando dati a server cinesi.

Cosa c’è di concreto in queste accuse?

La prima cosa da segnalare è che le pratiche di raccolta dati di Temu non sono fuori dall’ordinario rispetto ad altre piattaforme e-commerce. Tuttavia, le accuse di malware e spyware mosse alla casa madre, insieme alla totale mancanza di trasparenza su come vengano trattati i dati, giustificano le preoccupazioni riguardanti la privacy e la sicurezza. La preoccupazione principale deriva dalla potenziale capacità delle autorità cinesi di accedere ai dati degli utenti raccolti da Temu, a causa della legislazione sulla sicurezza cibernetica della Cina che richiede alle aziende di fornire supporto e assistenza nelle indagini governative.

C’è da preoccuparsi?

Temu fa lo stesso di tantissime altre piattaforme di e-commerce (e non solo), raccoglie dati degli utenti. Dati che dovrebbero essere trattati seguendo le leggi in vigore nei Paesi in cui operano (ad esempio, il GDPR in Europa). La differenza con altre piattaforme di e-commerce è data dal fatto che l’azienda dietro Temu è già stata accusata di installare malware e spyware. Ciò però non significa che Temu sia con certezza il male e che basti cambiare piattaforma di shopping per essere esenti da rischi.

Piccola guida ai pericoli sull’e-commerce via smartphone

  1. Raccolta di dati:
    • Le app di e-commerce tendono a raccogliere una grande quantità di dati personali, inclusi nome, indirizzo, numero di telefono, email, informazioni di pagamento, e spesso anche dati di localizzazione.
    • Possono anche raccogliere dati sul comportamento di acquisto, preferenze, e interazioni con l’app.
  2. Condivisione di dati:
    • Le informazioni raccolte potrebbero essere condivise con terze parti, inclusi advertiser, partner commerciali, o altre entità. Questo può esporre gli utenti a pubblicità indesiderate o, nel peggiore dei casi, a frodi.
  3. Sicurezza dei dati:
    • Se una app non ha adeguate misure di sicurezza, i dati degli utenti potrebbero essere a rischio di accesso non autorizzato, furto o abuso.
    • Le violazioni dei dati sono un rischio reale e possono portare a furto d’identità e altre forme di frode.
  4. Accesso a funzionalità dello smartphone:
    • Alcune app richiedono l’accesso a funzioni dello smartphone che non sono strettamente necessarie per il loro funzionamento, come la fotocamera, il microfono o la rubrica.
  5. Cookie e tracciamento:
    • Le app di e-commerce possono utilizzare cookie e altre tecnologie di tracciamento per monitorare l’attività online degli utenti, a volte senza il loro consenso esplicito.
  6. Legislazione e normative:
    • In alcuni Paesi, la legislazione sulla privacy potrebbe non offrire un’adeguata protezione ai consumatori contro l’uso improprio dei loro dati.
  7. Trasparenza:
    • Potrebbe esserci una mancanza di trasparenza su come vengono gestiti e utilizzati i dati, rendendo difficile per gli utenti comprendere pienamente i rischi associati.
  8. Conservazione dei Dati:
    • Le politiche di conservazione dei dati possono variare notevolmente, con alcune app che conservano i dati degli utenti per periodi prolungati.

Qualche suggerimento:

  1. Limitare il numero di app in modo da poter subito capire quale si sta comportando in maniera sospetta.
  2. Limitare l’accesso di quelle app a funzionalità non necessarie per le loro finalità.
  3. Utilizzare sempre l’autenticazione a due fattori.
  4. Mantenere sempre aggiornato il software dello smartphone.

Qualche fonte su cui approfondire:

redazione at butac punto it

Sostieni il crowdfunding per il decennale di BUTAC e Minerva – Associazione di divulgazione scientifica. Abbiamo realizzato magliette, spille e quant’altro per ringraziare tutti quelli che vorranno aiutarci a organizzare una due giorni di eventi gratuiti in autunno a Bologna!

Oppure, come sempre, sostienici su Patreon o su PayPal! Può bastare anche il costo di un caffè!
Un altro modo per sostenerci è acquistare uno dei libri consigliati sulla nostra pagina Amazon, la trovi qui.